Alessia Pifferi aveva abbandonato sua figlia Diana, di 18 mesi, lasciandola da sola in casa mentre lei era andata altrove per qualche giorno. La piccola Diana morì di stenti. Ad oggi, si scopre che la piccina era una sorta di peso per sua madre.
Si aggravano sempre di più le accuse per Alessia Pifferi, la mamma di Diana morta qualche mese fa.
Una donna in uno stato di salute non normale, con un’evidente instabilità affettiva. Questo è quello che, dopo i primi mesi di indagini, emerge su Alessia Pifferi, la mamma della piccola Diana, di 18 mesi, lasciata morire di stenti proprio dalla sua stessa mamma, che l’aveva lasciata da sola in casa mentre lei era andava va per qualche giorno.
Una bambina che, non essendo stata accudita, non poteva di certo provvedere da sola a se stessa e, per questo, è morta, piano e lentamente, senza che nessuno se ne accorgesse, ne tantomeno la sua mamma che lì non c’era.
Alessia aveva lasciato da sola sua figlia a casa, a Ponte Lambro in provincia di Milano, per un’intera settimana. Voleva sentirsi libera dal suo esser ragazza madre per qualche giorno e vivere la sua normale vita, senza il peso di sua figlia. E fu lei stessa a raccontarlo agli investigatori dopo che, grazie ad una segnalazione, il corpo della piccina fu ritrovato senza vita proprio in quella casa.
Questa brutta e triste realtà viene anche confermata dalla Polizia che sta analizzando le chat del cellulare di Alessia, nella speranza di dare un quadro ancora più chiaro e logico a questa vicenda. Ciò che ne emerge, anche sulla base delle dichiarazioni fornite dal Gip, Filice, che sta seguendo e coordinando le indagini, la donna soffrirebbe di “evidente instabilità affettiva”.
Psicologicamente dipendente dal suo compagno che ha cercato in tutti i modi, riuscendoci alla fine, visto il tragico epilogo, a mettere in primo piano il loro di amore, anche a discapito della piccola Diana, che poteva anche (e lo sapevano) soffrire enormemente per l’assenza della sua mamma.
È stata anche rigettata dal giudice la richiesta dell’avvocato difensore di Alessia Pifferi dell’arrivo in carcere, dove lei è detenuta, del professor Pietrini, per una consulenza psichiatrica proprio sulla donna.
Il giudice, infatti, non ha ritenuto opportuno ulteriori consulenze sulla salute mentale della donna, poiché non ci sono elementi che fanno pensare che Alessia soffrisse di malattie o patologie psicofisiche.
Una bambina che diventa un peso per la sua mamma: questa è una delle conclusione alle quali le indagini, che sono ancora in corso, sono arrivate.
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