Alex Schwazer ha parlato dopo qualche settimana di silenzio e ha confermato che non tornerà a correre e di essere vittima di un complotto dietro la positività al doping. Inoltre, ha dichiarato di star aspettando un figlio dalla fidanzata Kathrin Freund senza sapere ancora se si tratta di un maschio o di una femmina. Le sue parole: “Quattro anni fa ero colpevole, ma adesso no e mi hanno tolto tanto, per cui sono obbligato a staccare. Sono stato sicuramente vittima di un complotto e quello che adesso resta da capire è come e da chi. Questa soluzione del DNA è buona per noi perché riusciremo a capire altre cose. Ora ho 31 anni e penso che già adesso, dopo tre anni, ho fatto un mezzo miracolo a tornare, quindi sì, non penso che ci saranno speranze. E poi non saprei cosa potrei fare di più dei controlli a cui mi sono sottoposto in questo anno”
Alex Schwazer squalificato per otto anni dal TAS
10 agosto – Così come richiesto dalla IAAF, il TAS ha squalificato per otto anni Alex Schwazer che così torna a casa dopo aver tentato il tutto per tutto volando a Rio per cercare di partecipare in extremis alla gara olimpica di marcia dei 20km e quella dei 50km. Ricordiamo che la squalifica è arrivata in seguito alla discussa positività riscontrata a seguito di un controllo di gennaio scorso (testosterone), che però era arrivato agli onori della cronaca solo poco prima di Rio de Janeiro. Effettuato alla casa dell’atleta a Racines (Bolzano) era apparso in un primo momento negativa, ma era diventato positivo andando a incrociare i dati con quelli del passaporto biologico steroideo. Niente giochi a cinque cerchi, ai quali l’altoatesino si era qualificato vincendo la gara di rientro dallo stop, e probabilmente addio carriera.
Tutte le accuse rigettate
22 giugno – Sono passati quattro anni, dall’Olimpiade 2012 di Londra a quelle 2016 di Rio de Janeiro e si è visto un Alex Schwazer completamente diverso: l’immagine nella memoria era quella dell’altoatesino in lacrime, quasi non in grado di reggere lo sguardo dei giornalisti e pronto a confermare tutte le voci sulla positività all’EPO. Invece, quello che ha parlato davanti ai microfoni era un uomo agli antipodi: serio, tirato, sicuro di sé e fermo nel rigettare ogni accusa, affermando di essere vittima di quello che possiamo dunque definire come un complotto (anche se non viene mai citato e, anzi, ci si tiene alla larga nel pronunciare questa parola di peso). Il marciatore crede ancora alle Olimpiadi di Rio e farà di tutto per dimostrare la sua buona fede. Leggiamo le sue dichiarazioni.
Parole forti e perentorie quelle del debutto della conferenza: “Stavolta io non chiedo scusa come quattro anni fa perché non ho fatto niente, nessun grande errore, niente di niente”. E cosa è dunque successo? Alex parte dal principio e dalla sua condizione da 18 mesi a questa parte: “Da un anno e mezzo ho fatto tutto il contrario di quello che avevo fatto prima. Ho chiesto a Sandro Donati di fare tutto il possibile perché fossi controllato 24 ore su 24. Ora sto vivendo un incubo, ma credo ancora alle Olimpiadi, a Rio, anche se allenarsi in questa situazione è dura”
Tuttavia, Alex ha tutta l’intenzione di andare fino in fondo: “Vi posso assicurare che in questa storia si andrà fin in fondo, perché io ho investito troppo in questo ritorno, e con me chi mi sta vicino. Non mollo di fronte a questa ostilità, probabilmente qualcuno non vuole che io vada all’Olimpiade“. Cosa può essere successo? “La positività è datata 13 maggio, su analisi fatte il 1° gennaio e mi hanno informato il 21 giugno alle 18.50. I tempi sono stretti, ma ci provo, perché tutto questo è ingiusto. Quattro anni fa ho confessato tutto, inguaiando anche qualcuno, ma volevo chiudere nel modo migliore quel passato“. Una lotta che riguarda anche la sua reputazione: “So benissimo che un atleta già trovato positivo non è credibile. Aggiungo anche che questa sostanza di cui si dice ho fatto uso la provai quattro anni fa quando decisi di doparmi, ma non mi aiutò e quindi passai all’Epo“. Da qui la motivazione: “Quindi che senso avrebbe avuto riprendere questa sostanza se quando volevo sbagliare non aveva funzionato? Io adesso ho la nausea, un senso di vomito a sentire parlare di doping. Per l’impegno, per il sudore, per i soldi che ho messo non voglio fermarmi“.
Infine, le parole di Sandro Donati, che ha scommesso tutto su Alex e che lo ha seguito in questo suo momento di redenzione: “Alex Schwazer sarebbe l’identikit perfetto dell’atleta che disillude, che tradisce il suo allenatore. Quale miglior pretesto per chiamarsi fuori, per chiamarmi fuori? Questo non accadrà mai. Io l’ho aiutato a crescere tecnicamente, ma sono diventato un handicap, perché l’odio verso di me e verso la mia storia e diventato vendetta è una guerra psicologica giornaliera. La coppia formata da me e da Alex faceva paura per i risultati che stavamo ottenendo in maniera pulita. Non parliamo di complotti, ma per ora ci sono delle incongruenze che devono essere spiegate”.