Alexei Navalny, l’oppositore russo che sarebbe stato avvelenato lo scorso 20 agosto, è stato dimesso dall’Ospedale Charitè di Berlino, dove era ricoverato da 32 giorni, di cui 24 in terapia intensiva. La notizia è stata diffusa dall’ospedale con un comunicato stampa.
I medici hanno spiegato che “una completa guarigione è possibile. Lo stato di salute del paziente è migliorato a tal punto che le cure mediche sono state interrotte“. Sempre nel comunicato, l’ospedale ha sottolineato che le possibili conseguenze a lungo termine dell’avvelenamento non possono però ancora essere valutate. “La decisione di rendere pubblici i dettagli delle condizioni del signor Navalny è stata presa dopo aver consultato il paziente e sua moglie“. Prosegue la nota firmata dalla portavoce dell’ospedale tedesco, Manuela Zingl.
La presunta telefonata di Putin
Una volta dimesso dall’ospedale, Navalny ha commentato quanto avrebbe dichiarato il presidente della Russia, Vladimir Putin, nel corso di un colloquio telefonico, avvenuto il 14 settembre scorso, con il suo omologo francese, Emmanuel Macron. Il leader russo avrebbe sollevato l’ipotesi che l’oppositore possa aver ingerito il veleno da solo e che il Novichok sia una sostanza meno complessa di quanto si creda. “Preparare in cucina il Novichok, berne un sorso in aereo, cadere in coma, finire all’obitorio di Tomsk, dove la causa della morte sarebbe stata ‘ha vissuto abbastanza‘. Questo era il mio furbissimo piano“, ha scritto Navalny su Instagram.
La Russia, oltre a respingere le accuse di avvelenamento, ha dichiarato che non avvierà nessuna indagine per accertare quanto sia accaduto. Il portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov, ha dichiarato oggi che se Navalny volesse tornare in Russia sarebbe libero di farlo, come ogni cittadino russo, aggiungendo di essere felice della notizia che il dissidente si stia riprendendo.
Alexei Navalny vittima di un avvelenamento
Simbolo dell’opposizione russa e noto per le sue inchieste contro la corruzione, Alexei Navalny è stato più volte arrestato e incarcerato, spesso con pretesti e per ragioni politiche. Già nel luglio 2019 avrebbe subito un tentativo di avvelenamento mentre si trovava in carcere per scontare una pena a 30 giorni di reclusione, per aver organizzato una manifestazione non autorizzata.
Questa volta, invece, non sarebbe stato solo un tentativo. Navalny si è sentito male il 20 agosto scorso, su un volo di ritorno verso Mosca da Tomsk. Fin dall’inizio il suo staff ha sostenuto che si sia trattato di avvelenamento: i medici russi, che inizialmente avevano negato questa ipotesi, si erano detti contrari al suo trasferimento in Germania, a causa delle sue condizioni, ma dopo 24 ore l’oppositore è stato trasportato a Berlino.
Come successivamente accertato dai medici tedeschi, nell’organismo di Navalny sono state rinvenute tracce di Novichok, per le quali ha trascorso 24 giorni ricoverato in terapia intensiva, in coma farmacologico e in condizioni gravi, con l’iniziale ipotesi di danni permanenti al sistema nervoso.