L’anarchico Alfredo Cospito ha scelto di interrompere il suo sciopero della fame. Lo ha comunicato lui stesso oggi con un modulo a disposizione dei carcerati. Si interrompe così la protesta dell’uomo, iniziata nell’ottobre scorso. Una decisione arrivata dopo l’apertura della Consulta a uno sconto di pena per lui.
Oggi Alfredo Cospito ha deciso di interrompere lo sciopero della fame che portava avanti dall’ottobre scorso. L’anarchico ha manifestato la sua decisione compilando un modulo prestampato disponibile per i carcerati e informando così della sua scelta il carcere di Opera dove è rinchiuso, il Tribunale di Sorveglianza di Milano e la Dap. Un’interruzione dovuta, con tutta probabilità, all’apertura per lui da parte della Consulta a uno sconto di pena.
L’uomo condannato per l’attentato alla scuola allievi Carabinieri a Fossano nel 2006 ha scelto oggi di interrompere il digiuno a cui si era sottoposto dall’ottobre scorso in segno di protesta per il regime 41-bis. Alfredo Cospito lo ha comunicato compilando un modulo prestampato che hanno in dotazione i carcerati.
Così facendo ne ha dato comunicazione non solo ai vertici della Dap, ma anche al carcere di Opera dove è detenuto e al Tribunale di Sorveglianza. Decisiva l’apertura della Consulta a uno sconto di pena.
La Corte costituzionale ha ritenuto “costituzionalmente illegittimo” il 4° comma dell’articolo 69 del codice di procedura penale. “Il carattere fisso della pena dell’ergastolo esige che il giudice possa operare l’ordinario bilanciamento tra circostanze aggravanti e attenuanti previsto dai primi tre commi dello stesso art. 69. Conseguentemente, il giudice dovrà valutare, caso per caso, se applicare la pena dell’ergastolo oppure, laddove reputi prevalenti le attenuanti, una diversa pena detentiva” si legge nella nota rilasciata dalla Consulta dopo la camera di consiglio.
Cospito, che stava scontando una pena a 20 anni di prigione, aveva visto ridimensionata la sua condanna dalla Cassazione, riconoscendo il reato di strage politica, punibile con l’ergastolo. Ora, per lui, si apre invece la possibilità di una pena meno severa, tra i 20 e i 24 anni.
Soddisfazione e speranza da parte del suo legale, l’avvocato Flavio Rossi Albertini: “La decisione di quest’oggi della Corte costituzionale restituisce finalmente dignità alle questioni giuridiche sottese alle vicende umane, non ultima quella di Alfredo Cospito”.
Nato a Pescara nel 1967, Cospito si è sempre definito un anarchico individualista. Tra i redattori del giornale Kno3, ha dato vita con la fidanzata Anna Beniamino, oggi anch’essa in carcere a Rebibbia, a un gruppo omonimo.
Per gli inquirenti sarebbe uno dei leader della Fai-Fri, da essi ritenuta un’associazione criminale organizzata e in seguito terroristica. L’uomo finisce in carcere in seguito alla gambizzazione dell’ad di Ansaldo Nucleare Roberto Adinolfi, nel maggio del 2012, per la quale è condannato a 10 anni e 8 mesi di reclusione.
Mentre si trova dietro le sbarre, tuttavia, anche l’attentato con due ordigni alla scuola allievi Carabinieri di Fossano gli viene attribuito, e riceve pertanto una pena a 20 anni nel 2015 per strage comune, misura che prevede stretta sorveglianza ma anche dei diritti tra i quali poter pubblicare scritti.
Nel 2022 l’anarchico passa al regime 41-bis, scelta dovuta, per il ministro della Giustizia Marta Cartabia a causa “dei “numerosi messaggi che, durante lo stato di detenzione, ha inviato a destinatari all’esterno del sistema carcerario; si tratta di documenti destinati ai propri compagni anarchici, invitati esplicitamente a continuare la lotta contro il dominio, particolarmente con mezzi violenti ritenuti più efficaci”.
A questo punto la Cassazione, su richiesta della Procura, riesamina il reato di strage comune, ritenendolo invece strage contro la sicurezza dello Stato, reato per il quale è previsto l’ergastolo ostativo, ovvero quello da scontare anche senza la presenza di vittime.
La Corte d’Assise d’Appello di Torino è a questo punto chiamata a decidere sulla nuova pena, ma decide di mandare gli atti alla Consulta, per valutare la misura dell’ergastolo ostativo. Ieri, la decisione della Corte costituzionale.
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