Da diversi anni a questa parte, in coincidenza con la stagione estiva, si torna a parlare ciclicamente sui media dell’alga tossica, causa di malesseri anche gravi per gli sfortunati bagnanti che vi entrano a contatto. Le cause che vedono la fioritura di questa microalga possono essere molteplici, quel che è certo è che finora non sono stati posti rimedi efficaci per debellare il problema, e i casi si moltiplicano anno dopo anno: l’ultimo in ordine di tempo è avvenuto nel 2016 a Massa Carrara, dove sono stati accertati almeno 65 casi di contaminazione e un’allerta per i bagnini che rischiano di entrare a contatto con quest’alga.
Proviamo ad analizzare maggiormente in dettaglio tutto ciò che concerne l’alga tossica, che cos’è, quali sintomi comporta e i casi più eclatanti finora riscontrati.
Ostreopsis ovata
Sui giornali viene definita semplicemente alga tossica, ma il suo nome scientifico è Ostreopsis ovata: si tratta come abbiamo accennato ad una microalga, dunque invisibile a occhio nudo, e che è possibile individuare solo al microscopio. Quest’alga vive al di sopra delle comuni alghe degli scogli, e diviene tossica quando fiorisce, ossia quando il mare è piuttosto caldo, contaminando tutta l’area circostante, dunque per entrarvi a contatto può bastare anche un semplice spruzzo d’acqua, perché l’alga si può diffondere in migliaia di particelle delle gocce del mare.
Cause e sintomi
Una vera e propria origine alla base della fioritura dell’alga tossica non è ancora stata trovata: i maggiori indiziati sono il riscaldamento globale e l’inquinamento. Poiché il mare deve essere caldo per consentire la fioritura dell’alga, è evidente che la tropicalizzazione del Mediterraneo dovuta ai cambiamenti climatici risulta essere fortemente indiziata per questo moltiplicarsi della presenza dell’Ostreopsis ovata nei nostri mari. Tuttavia vi è anche chi ritiene che gli scarichi fognari gettati in mare a causa delle mancata o carente depurazione possa essere un ulteriore motivo della recrudescenza del fenomeno, ma da questo punto di vista non vi sono certezze scientifiche.
Le certezze invece abitano sul fronte dei sintomi correlati alla presenza del’alga in mare: i bagnanti che purtroppo vi entrano a contatto registrano febbre, dolori muscolari, mal di gola, vomito, in alcuni casi congiuntivite, mentre si è meno sicuri della correlazione riguardante dermatiti ed altre patologie della pelle.
Casi alga tossica
Gli allarmi lanciati in Toscana e in Puglia nell’estate 2016 sono solo gli ultimi in ordine di tempo: risalendo più indietro nelle cronache, ricordiamo i casi accertati in Sicilia, nel 2011 e l’anno successivo. Da Palermo fino a Catania, la contaminazione non ha risparmiato qualsivoglia tratto di mare dell’isola, con decine e decine di persone finite in ospedale per i malanni prima indicati. Sempre nel 2011 l’alga tossica invase il Golfo di Napoli, portando addirittura ad un divieto di pesca per evitare conseguenze più gravi per la popolazione. E così via, anno dopo anno, dal Salento alle coste adriatiche, un problema che si ripropone puntualmente a causa dei danni ambientali, poco importa se a livello micro (lo scarico fognario) oppure macro (i mutamenti globali del clima): a furia di uccidere il mare e l’ambiente in generale, sta diventando pericoloso anche fare semplicemente un tuffo per rinfrancarsi dalla calura estiva.
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