[didascalia fornitore=”altro”]Foto di Angela Bragato/Shutterstock.com[/didascalia]
La scadenza Imu e Tasi si avvicina. Conoscere le aliquote è essenziale per procedere al calcolo di Imu e Tasi. Il 18 giugno è l’ultimo giorno utile per pagare la prima rata di Imu e Tasi per il 2018 (il 16 quest’anno cade di sabato). Per pagare il saldo ci sarà invece tempo fino al 17 dicembre di quest’anno.
Le delibere comunali pubblicate nei mesi scorsi nella maggioranza dei casi hanno confermato le aliquote Imu e Tasi previste negli anni passati – sul sito del ministero dell’economia e delle finanze è possibile ricercare la delibera per il singolo comune grazie a questo motore di ricerca.
Dopo i rincari del periodo 2012-2015, la legge di Stabilità 2016 ha bloccato gli aumenti – e questo principio è stato confermato dalle successive leggi di Bilancio. E d’altra parte quasi tutti i comuni non hanno trovato risorse per ridurre l’imposta.
Ci sono solo le eccezioni, come quella di Milano, che ha stabilito di esentare dalla Tasi – e ridurre l’Imu al 7,6 per mille – per gli immobili in categoria catastale D e destinati al servizio di mercato all’ingrosso. A Genova invece, gli immobili del centro storico – quelli situati nella zona 1A – soggetti a recupero edilizio pagheranno un’aliquota Imu dell’8,4 per mille. La stessa aliquota verrà applicata anche alle unità immobiliari usate dalle start-up e dalle Pmi innovative. Il comune ligure ha ridotto l’aliquota Imu – ora è al 9,1 per mille – relativa agli immobili di categoria D/1 e D/7 delle imprese, se si tratta di nuovi insediamenti o ampliamento di strutture già esistenti, con l’obiettivo “di incrementare i livelli occupazionali”.
Imu e Tasi 2018 dovrebbero garantire un gettito che si dovrebbe attestare intorno ai 10 miliardi – ed il 70% dovrebbe arrivare dall’Imu sugli altri fabbricati – e quindi le seconde case, i negozi, gli uffici, i box auto…
I fabbricati produttivi hanno un’aliquota media a livello nazionale del 9,96 per mille – che considera sia l’Imu che la Tasi, quando è prevista. Il prelievo per questa categoria resta elevato anche nei comuni con meno di 5000 abitanti.
L’aliquota Imu/Tasi più elevata è quella delle seconde case in città con più di 50.000 abitanti, perché in questo caso il valore medio raggiunge il 10,5 per mille. All’uscita per queste imposte, bisogna poi aggiungere che se il proprietario dell’immobile ha l’abitazione principale nello stesso comune della casa a disposizione, si ritrova a dover versare anche l’Irpef sul 50% del reddito fondiario – bisogna prevedere una maggiore spesa di un centinaio di euro.
Ricordatevi che i fabbricati dichiarati inagibili, inabitabili e non utilizzati, non sono esentati dal pagamento delle imposte sugli immobili, ma è prevista un riduzione del 50%.
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