Israele sta vivendo un momento molto particolare e, anche, altamente preoccupante a causa della crisi interna, dovuta alle riforme proposte dal governo Netanyahu e in particolar modo causata dalla riforma giudiziaria avanzata dal ministro Levin. Il malcontento ha generato un movimento di protesta popolare che è cresciuto con il trascorrere dei giorni e ha mostrato migliaia di israeliani per le strade di Israele che hanno manifestato il loro dissenso verso le riforme che andrebbero a generare un precedente inaccettabile.
Durante questa tesa situazione che è esplosa e sta preoccupando anche le autorità internazionali, i militari riservisti hanno deciso di protestare insieme alle altre categorie di cittadini allarmando i vertici governativi israeliani.
La popolazione ha deciso di lottare contro il passaggio del potere giudiziario nelle mani della classe politica, andando a privare così di imparzialità la Corte Suprema e limitando le possibilità di ricusazione nei confronti di un primo ministro.
Va sottolineato che il premier Netanyahu è sotto pressione internazionale a causa degli attacchi effettuati nei confronti della Palestina, che hanno riacutizzato una faida pericolosissima che sta destando preoccupazione tra la comunità globale ma anche attanagliato dalla crisi interna anche se apparentemente sembra non preoccuparsene più di tanto.
La riforma giudiziaria proposta dal governo Netanyahu ha gettato Israele nel caos e non è l’unica problematica che deve affrontare il Paese, che si trova attualmente in balia di una profonda crisi interna ma anche pericolosamente in conflitto con i gruppi ribelli palestinesi, dopo aver contribuito ad alzare la tensione tra palestinesi e israeliani in maniera continuativa e provocatoria.
Netanyahu ha deciso, nonostante il momento delicatissimo che sta attraversando la Nazione, di procedere con le riforme e in primis con quella giudiziaria che ha sollevato il malcontento popolare, dell’opposizione politica ma ha visto scendere in piazza per la seconda giornata di sciopero nazionale centinaia di migliaia di categorie di lavoratori differenti, dai sanitari agli insegnanti, per unirsi alla protesta contro il governo e i disegni di legge proposti.
La riforma giudiziaria proposta da Levin priva la Corte Suprema israeliana dell’imparzialità, che l’organismo ha sempre vantato, e cede il potere giudiziario nelle mani della classe politica, permettendo di annullare con una votazione una decisione emessa e fino ad ora non contestabile.
Il quadro in realtà non è completo in quanto, nei pochi mesi in cui il governo israeliano ha esercitato il mandato ovvero dall’inzio dell’anno, si è verificata una concomitanza di eventi che ha gettato Israele nel caos e in una profonda crisi interna e internazionale.
Il ministro della Difesa Ben Gvir ha provocato ripetutamente gli islamici e alzato tensione e nervosismo che sono sfociato nella violenza delle ultime settimane, dove a causa del conflitto tra palestinesi e israeliani hanno perso la vita numerosi cittadini innocenti.
Il ministro Smotrich invece ha rilasciato dichiarazioni molto pesanti omofobe e razziste, che sono poi state rincarate dopo la guerriglia emersa nella città di Huwara, dove a seguito di un attacco palestinese che ha ricordato due morti gli israeliani più estremisti hanno dato fuoco ad abitazioni e auto provocando ingenti danni e feriti.
Netanyahu sembra non smuoversi dalla posizione presa e l’opposizione ha cercato in ogni modo di fermare il procedimento e la discussione finale in presenza del presidente di Israele Hergoz.
I negoziati inerenti la riforma giudiziaria dovrebbero iniziare martedì presso la residenza del capo di Stato e il ministro della Giustizia Levin ha precisato che verrà discussa senza precondizioni.
Il ministro della Giustizia Levin, il parlamentare sionista religioso Simcha Rothman e il ministro delle finanze Smotrich hanno spiegato in una nota congiunta che arriva in risposta della lettera arrivata nella giornata del 5 marzo, e pervenuta ai vertici governativi da parte delle associazioni sindacali.
La richiesta sostanzialmente è quella di poter effettuare dei colloqui in merito alla riforma giudiziaria. La dichiarazione riporta: “Fin dal primo giorno ci siamo detti favorevoli al dialogo nel tentativo di raggiungere un’intesa sulla riforma, e almeno per ridurre le polemiche. Crediamo che la riforma sia essenziale per la democrazia, i diritti umani e l’economia. Rispondiamo alla richiesta di colloqui senza precondizioni e invitiamo altri membri dell’opposizione a rispondere all’iniziativa e partecipare ai colloqui con il presidente martedì”.
Le organizzazioni che hanno scelto di chiedere i colloqui sono l’associazione Produttori della Federazione Israeliana della Camera di commercio israeliana, l’associazione israeliana dei Costruttori e l’associazione israeliana dell’Alta tecnologia hanno chiesto di poter effettuare colloqui con i leader della coalizione e dell’opposizione.
Le associazioni hanno affermato: “Capi del sistema politico israeliano, è vostro dovere mostrare coraggio, sedervi insieme attorno a un tavolo e avanzare verso una soluzione che ci faccia uscire dalla spirale economica e sociale in cui siamo caduti e che potrebbe peggiorare senza un soluzione concordata. Ferma la crisi!“.
La risposta arrivata da Levin, Rothman e Smotrich non è stata ben recepita dai membri dell’opposizione, facendo di gran lunga precipitare la possibilità che martedì possano effettuarsi i colloqui.
Yesh Atid ha precisato che a suo avviso la dichiarazione dei vertici governativi è fuorviante e ha sottolineato che, per poter discutere seriamente, è necessario fermare il processo legislativo prima che la riforma venga discussa insieme al presidente Hergoz.
Emerge anche che sono state condivise dichiarazioni poi contestate duramente in merito ai negoziati come per esempio le affermazioni di Atid.
Ha affermato: “Nello stesso giorno in cui i membri della fallita coalizione al posto dello Stato rilasciano un falso annuncio sui negoziati, portano alla Knesset la clausola di deroga, la legge sull’invalidità e la promozione di una legge per nominare un criminale seriale a ministro” riferendosi alla riforma che aveva superato il voto di regione del Comitato costituzionale.
L’ex primo ministro e leader dell’opposizione Lapid ha affermato che se il premier volesse davvero andare incontro a una discussione e ascoltare, dovrebbe prima porre fine all’azione legislativa che sta portando avanti nonostante le parole dichiarate.
Lapid ha dichiarato anche che: “Invece di votare andremo a casa del presidente, annunceremo che resteremo lì fino a quando lo Stato di Israele non avrà una costituzione”.
Anche l’esponente laburista MK Merav Michaeli ha dichiarato che, a suo avviso, il primo ministro Netanyahu ha subito una sorta di pressione da parte dei manifestanti e dal caos scaturito dalle proteste e ha precisato che i colloqui si terranno come stabilito.
Dall’opposizione si legge invece: “Ripeto e invito i miei amici dell’opposizione a non negoziare con Netanyahu sulla nostra democrazia”.
Gilad Kariv, membro del comitato legale e deputato laburista, ha sottolineato che la dichiarazione dei vertici riformisti ha semplicemente lo scopo di calmare i manifestanti e continuare il processo legislativo fino alla conclusione stimata poco prima della Pasqua.
Kariv ha anche aggiunto che: “Levin e Rothman continuano a chiudere gli occhi, Invitano a negiziati accelerando la legislazione, rifiutano di prendere sul serio le decine di proposte presentate in commissione negli ultimi due mesi e si astengono dal presentare alla Knesset i prossimi passi della giustizia piano del ministro”.
Anche il deputato di New Hope Gideon Sa’ar si è chiaramente opposto ai negoziati se non viene fermato il processo legislativo. Ha definito il comunicato dei leader governativi come un chiaro tentativo di distogliere l’attenzione e dare finti segnali positivi per distrarre.
Il movimento Black Flag, uno dei gruppi principali delle proteste, ha affermato che nessuno potrà mai confrontarsi con Rothman e Levin senza che sia interrotta la manovra legislativa in atto.
Il portavoce della Knesset Amir Ohana ha riferito di aver accolto con stupore e con favore la reattività della colazione ma anche l’intera iniziatica.
Ohana ha dichiarato in merito: “Spero che anche i funzionari eletti di tutte le parti della Knesset rispondano all’iniziativa, e anche coloro che hanno risposto negativamente ci penseranno due volte. Non abbiamo nessun altro paese”.
Diversi movimenti di protesta si sono uniti in varie iniziative tra cui anche l’allestimento di una tenda dell’accordo davanti all’Alta Corte di giustizia per chiedere un confronto tra i vertici governativi e l’opposizione.
L’iniziativa è stata promossa dalla Ein Prat Academy for Leadership che ha collaborato con molti altri gruppi e organizzazioni come il movimento religioso dei kibbutz, il Congresso israeliano e Gesher.
Su una nota rilasciata da Ein Prat è riportato: “L’accampamento è costituito in nome della maggioranza israeliana che crede nella necessità esistenziale nazionale di stringere accordi sulla riforma del sistema giudiziario“.
Un membro di Ein Prat ha parlato al Jerusalem Post e ha riferito che si sono formati gruppi a favore e contro le riforme ma non è stato possibile incastrare le idee in maniera da creare un minimo equilibrio.
Un movimento composto da numerosi giovani sia religiosi che laici hanno discusso della cosa in maniera copiosa sul web.
Oltre al popolo e al mondo dei lavoratori si è unito al movimento di protesta il gruppo di riservisti militari che hanno deciso di appoggiare le proteste contro le riforme governative.
Un numero sempre maggiore di riservisti hanno annunciato la loro posizione e il dissenso in merito alla riforma giudiziaria. Anche il 69esimo squadrone di caccia dell’aeronautica ha dichiarato che non prenderanno parte all’addestramento in programma per il prossimo mercoledì.
I riservisti si occupano anche di pilotare l’F-15i velivolo strategico che è in grado di raggiungere obbiettivi distanti con la massima precisione.
Hanno chiesto comandanti di alto grado dell’IAF di comprendere La situazione in quanto è delicata e non si tratta di una presa di posizione ma di salvare un Paese. Viene chiesta partecipazione per cercare comunque di mantenere un equilibrio nonostante le divergenze in atto.
Il ministro della Difesa Gallant ha risposto alle richieste numerosissime, pervenute da parte dei riservisti che continuano a crescere in maniera esponenziale, il cui scopo è quello di sospendere il servizio, ma ciò crea un forte disagio. Per far sì che la popolazione e le classi lavoratrici di Israele non si mettano ulteriormente di traverso vanno ora aiutate e per questo vienel chiesto alla classe politica di parlare rapidamente in quanto la situazione può degenerare da un momento all’altro.
Gallant ha anche aggiunto che: “Gli appelli all’insubordinazione danneggiano la capacità dell’esercito israeliano di funzionare e portare a termine le sue missioni”.
Halevi ha avuto modo di parlare con con il primo ministro Netanyahu e lo ha avvisato delle conseguenze che i corpi armati statali potrebbero subire a causa dello stop dei riservisti.
Stando ai rapporti Halevi ha parlato direttamente con Netanyahu riferendo meticolosamente tutto ciò che potrebbe scaturire nel caso in cui i militari proseguissero nella riluttanza di prestare servizio, la preoccupazione reale nasce per le Guardie di Sicurezza israeliane o anche chiamata IDF che vedrebbe calare sensibilmente la propria capacità di attacco ma anche di difesa in un momento veramente particolare per Israele.
Il parlamentare Gantz ha voluto prendere le distanze rispetto a chi chiedeva di servire e proseguire nel loro difendere Israele soltanto dopo la protesta.
Il politico ha affermato: “[Devi] difendere questo paese, nelle proteste e nel servizio. Non dare una mano all’insubordinazione“.
Il suo successore come capo dello staff E compagno ripartito Gadi Eisenkotha ha ripetuto le stesse parole detto dall’amico, invitando il sessantanovesimo rapporto di combattimento per l’addestramento di questa settimana.
Eisenkot ha scritto sui social che: “L’IDF è l’unico organismo la cui unica missione è garantire l’esistenza dello Stato di Israele”, ha scritto Eisenkot. Non c’è Israele senza l’IDF. Dobbiamo tenerlo fuori da questa battaglia importante e giusta”.
Ovviamente anche il leader dell’opposizione l’ex primo ministro Lapid si è unito alla richiesta dei colleghi deputati che non hanno sottolineato l’importanza delle forze militari israeliane e per questo viene chiesto di fermare l’insubordinazione.
Successivamente anche il riservista di Lapid Roei Konkol ha sollecitato i colleghi a non presentarsi al servizio di leva di riserva e lapid ha poi scritto in merito: “i colleghi riservisti a rifiutarsi di presentarsi per il servizio di riserva. l’IDF è l’esercito popolare e mi oppongo a qualsiasi rifiuto di servire. Continueremo a discutere su questo, ma so che anche se ha torto [nella sua chiamata], lo sta facendo per patriottismo e paura per il destino del Paese”.
Il riservisti hanno specificato che si tratta soltanto di un giorno di addestramento non frequentato e non di tutti i giorni in programma per l’addestramento settimanale ma, soprattutto, hanno voluto sottolineare che in caso di necessità e di chiamata urgente non si rifiuteranno certo di prestare le loro capacità e il loro servizio di Israele.
L’aeronautica israeliana è considerata la fascia militare con l’addestramento più potente in quanto costante e regolare che è necessario per la portata della missione dei piloti. Al contrario delle altre forze militari e aeree che vedono piloti pronti sulla carta questa fascia di piloti israeliani e competente, per restante è preparata quotidianamente ad eventi di Certo apportate per questo è importante che è importante che prestino servizio per la difesa della popolazione e del paese.
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