Da una parte, a Milano, c’è il terzo polo, con Carlo Calenda e, addirittura, Letizia Moratti, ormai chiaramente uscita allo scoperto. Dall’altra, a Roma, il Partito democratico e il MoVimento 5 stelle. Perché? Il motivo è lo stesso: scendere in piazza per una manifestazione della pace. Diventata il teatro per dichiarazioni dei politici, tra i primi a parlare è Giuseppe Conte, il presidente dei pentastellati, che ha subito lanciato un ultimatum al ministro della Difesa, Guido Crosetto.
Il leit motiv è sempre lo stesso: la contrarietà all’invio di armi in Ucraina, per cui il nuovo governo, ha detto, deve passare per il Parlamento se vuole ancora aiutare Kiev. Di visioni un po’ diverse, invece, l’ex segretario dem Nicola Zingaretti, contrario sicuramente alla guerra, ma che non esclude l’aiuto a Volodymyr Zelensky, anche se, ha precisato, che adesso servono altri modi per arrivare alla pace. Ma anche Enrico Letta, il leader del Pd, ha spiegato che dal suo partito si continuerà ad agire in linea di continuità rispetto a prima, ed è stato anche brevemente contestato.
Dalla manifestazione per la pace di Roma, Conte attacca Crosetto (che gli risponde) e Letta si dice pronto al dialogo con il governo
Un lungo corteo, partito da piazza della Repubblica, a Roma, e che arriverà fino a piazza di Porta di San Giovanni. Un tour della Capitale per ricordare l’importanza della pace, messa in secondo piano dal 24 febbraio quando Vladimir Putin ha deciso di attaccare l’Ucraina con le sue forze armate. Un conflitto, quello voluto dalla Russia, che sta mietendo tantissime vittime innocenti e che non sembra sul punto di smettere.
La manifestazione, pacifica ovviamente, ha visto la partecipazione di 30mila persone, a rappresentare sindacati, associazioni, organizzazione, sé stessi, ma anche la politica, scesa anche lei in piazza per chiedere a gran voce lo stop alla guerra. E quindi, dopo lo striscione “Europe for Peace” portato dagli scout, e la comunità di Sant’Egidio, a sfilare in via Terme di Diocleziano, via Cavour, piazza Esquilino, via Merulana e via Manzoni, il MoVimento 5 stelle, il Partito democratico, ma anche Unione popolare, ognuno a portare istanze diverse sotto lo stesso denominatore della pace, appunto.
Accolto dalla folla festante di piazza Esedra, il primo a intervenire è stato il presidente dei pentastellati ed ex premier, Giuseppe Conte. Selfie, saluti, fotografie e autografi, per il fu Avvocato del popolo di Volturara Appula, persino un siparietto con una giovane di 25 anni, che è riuscita a sfuggire alla massa di gente per dirgli di essere intransigente, che i giovani sono con loro. Un buffetto sulla guancia e la rassicurazione che “non vi deluderò“.
D’altronde, anche dal corteo, il numero uno dei Cinque stelle non ha mancato di portare avanti le sue istanze, con un messaggio inviato direttamente al ministro della Difesa, Guido Crosetto. Proprio qualche giorno fa, il co-fondatore di Fratelli d’Italia assieme a Giorgia Meloni e Ignazio La Russa, infatti, aveva dichiarato che aderire alla manifestazione era squallida propaganda, la risposta era poi arrivata da Conte ieri, e la controreplica è stata un annuncio in cui ha dichiarato che il governo sta varando un decreto per il sesto invio di armi all’Ucraina.
Al di là dei problemi che si potrebbero incontrare, la scelta non è affatto piaciuta a uno dei leader dell’opposizione, che ha iniziato il suo discorso proprio sulla questione: “Il governo non si azzardi a procedere senza aver interpellato il Parlamento – ha avvertito l’ex presidente del Consiglio -, tanto più trattandosi di un governo che non è più di unità nazionale“. Volodymyr Zelensky e Kiev, ha detto ancora, sono armate di tutto punto e “i cittadini sono arrivati oggi in piazza per far sentire la loro voce , stanchi di una strategia che sta portando a un’escalation militare“, mentre è arrivato il momento “di promuovere un negoziato di pace“, all’insegna di una “svolta dell’Unione europea” e che veda “i Paesi belligeranti protagonisti ma in una cornice internazionale“.
E a margine della manifestazione, sempre per la pace, ma a Milano organizzata dal terzo polo di Carlo Calenda e Matteo Renzi, hanno subito risposto all’ex presidente del Consiglio sia Ettore Rosato, sia il frontman e fondatore di Azione. Il presidente del partito del fiorentino ha dichiarato che “a Roma qualcuno fa molta confusione, come Giuseppe Conte, che pensa che gli ucraini si debbano arrendere, mi sembra dica le stesse cose di Putin. Avremmo voluto tutti qui con noi, compatti rispetto a un’aggressione ingiustificata. Il Pd deve correre sempre dove sta Conte“.
Calenda, invece, ha ribadito che a definire il leader pentastellato è il “qualunquismo, e nella cultura italiana il qualunquismo è di destra, non c’entra niente con la sinistra“. “Conte – ha spiegato ancora – è stato con Salvini quando era putinista, è filo trumpiano, ha firmato la via della seta con i cinesi e poi ha deciso che è progressista. Adesso ha deciso che è pacifista, domani deciderà che è comunista e tra quattro giorni diventerà nazionalista“.
Nel pomeriggio, anche il diretto interessato ha risposto al leader pugliese, attraverso una nota. “Giuseppe Conte dice che ‘non mi devo azzardare’ a un nuovo invio di armi senza passare dal Parlamento. Conte può stare sereno, il ministero, non il ministro (che non dispone delle istituzioni né delle organizzazioni, ma le rappresenta e le serve) seguirà le leggi come ha sempre fatto dalla sua istituzione in età Repubblicana“.
Nel merito, Crosetto ha spiegato che dal ministero della Difesa si sta “dando attuazione e darà attuazione a quanto previsto dai 5 decreti già approvati in base all’autorizzazione data dal governo precedente, il governo Draghi, sostenuto da una maggioranza di cui Conte e il suo partito, i 5Stelle, erano il principale gruppo e sostegno in Parlamento”. Dopo tutto, ha rivoltato il coltello nella piaga, già altri cinque volte il gruppo pentastellato ha votato per l’invio delle armi, cambiando idea solo oggi, “giusto in tempo, questo cambio ‘radicale’, per strumentalizzare le ragioni e il corteo delle associazioni pacifiste”.
Il ministro si è detto disponibile a collaborare con tutti, “con chi, come Conte, invece, – ha aggiunto – cerca solo di lucrare sul pacifismo e sugli ideali dei pacifisti, dimenticandosi che le armi di cui critica l’invio oggi sono state autorizzate dal suo partito e dal governo che sosteneva, ogni dialogo è francamente complesso“.
“Segnalo infine che la frase minacciosa e intimidatoria del presidente Conte (‘Crosetto non si azzardi’) ha evidentemente come presupposto culturale un approccio alle istituzioni privatistico e autoritario: non mi azzardo a fare nulla, ma agisco in nome e per conto dello Stato, ottemperandone tutte le leggi. Ma forse chi ha vissuto la ‘compressione democratica’ creatasi a seguito della dichiarazione dello stato di emergenza e dell’utilizzo dei Dpcm, durante la pandemia, ha maturato un’idea sbagliata sulle istituzioni ed il loro potere“, ha concluso con una stoccata Crosetto.
E poi i dem, stretti tra gli aprifila e l’Acli, sono stati in tanti a scendere in piazza. Da Matteo Orfini a Stefano Bonaccini, da Laura Boldrini a Debora Serracchiani, passando per Piero Fassino, Francesco Boccia, tanti i big del partito a partecipare al corteo, a cui dovrebbe si è aggiunto in un secondo momento anche il segretario Enrico Letta, che però è stato già anticipato dal suo predecessore, Nicola Zingaretti.
Il governatore (ancora per poco) della regione Lazio ha spiegato come “quello presente oggi è un bel popolo“. Poi l’apertura a nuove soluzione perché è vero che “l’Ucraina sta resistendo anche grazie alle armi mandate“, ma è altrettanto vero che “ora, avendo chiaro chi è il Paese aggredito, dobbiamo iniziare un percorso con altri strumenti per arrivare alla pace. Anche attraverso la diplomazia“.
Quanto a Letta, appena è arrivato ha chiarito subito il motivo per cui dal Pd abbiano scelto di partecipare alla manifestazione ed è stato anche protagonista di uno spiacevole momento, perché accolto da qualche contestazione. I pacifisti, infatti, hanno urlato contro il segretario dem per il sostegno all’invio delle armi in Ucraina. “Siete allo sbando!“, “Basta inviare armi“, i cori tra cui è volato anche qualche “vaffa“.
Il leader, tra l’altro, è stato accusato anche di essere un guerrafondaio, e ancora ha ricevuto la solidarietà del numero uno di Azione che, sempre a margine dell’evento organizzato dal terzo polo, si è detto dispiaciuto che l’ex premier non sia andato a Milano: “Non sarebbe stato contestato, perché se c’è una cosa che gli va riconosciuta è la totale linearità sulla questione ucraina. E quindi qui sarebbe stato solo applaudito“.
Intanto Letta, ha spiegato che, anche, “in silenzio, marciando, come credo sia giusto fare in questo momento. Per la pace, per l’Ucraina, perché finisca questa guerra, perché finisca l’invasione della Russia“. Sulle posizioni del suo (forse ) futuro e vecchio alleato Conte, ha sì aperto al dialogo con il governo per un nuovo invio di armi a Kiev: “Abbiamo sempre detto che lavoreremo in continuità con quello che si è fatto, in linea con le alleanze europee e internazionali di cui facciamo parte“. Sull’alleanza, in senso stretto, con il movimento, il leader dem ha preferito non rispondere alle domande. Si vedrà, insomma.
Manifestazione per la pace, De Magistris: “Contro la guerra e l’invio delle armi”
In una Roma piena di voci e di bandiere, è spuntata anche quella di Tor Bella Monaca, un quartiere popolare della Capitale in cui si spaccia la pace, hanno scritto alcuni abitanti in uno striscione. Ma ci sono anche quelli della Cgil a rendere il corteo una festa colorata, e arcobaleno, dell’Anpi, dell’Acli. Dalle Associazioni Cristiane dei Lavoratori Italiani, una scritta sopra le altre: “Fermiamo le armi, liberiamo i popoli, viva la pace“.
Stesso messaggio lanciato anche dall’ex sindaco di Napoli e portavoce di Unione popolare, Luigi de Magistris, anche lui presente alla manifestazione: “A Roma, per la Pace, con la coerenza di sempre, contro ogni guerra, contro l’invio delle armi e l’aumento delle spese militari. Solo i popoli possono fermare la furia bellicista dei governi della guerra. No alla guerra inaccettabile di Putin, no alle guerre della Nato e degli Usa. Solidarietà ai popoli vittime delle guerre. Vogliamo l’Europa dei popoli“, ha detto il politico.