Con i numeri attuali, avvertono gli oncologi, la prossima pandemia sarà il cancro: “Non è vero che stiamo garantendo i percorsi oncologici“, ha denunciato Oscar Bertetto, direttore del Dipartimento Rete Oncologica Piemonte-Valle d’Aosta.
Carenza di servizi diagnostici e sospensione dei controlli periodici, in molte strutture le aree Covid-19 rendono impossibile lo svolgimento di altre prestazioni sanitarie: questi i problemi emersi dalla prima sessione di lavoro del Cracking Cancer Forum 2020.
Non esiste il “modello Italia, abbiamo la stessa mortalità del Messico”
“I tumori purtroppo sopravviveranno al Covid e nonostante decreti e documenti non è vero che l’oncologia viene preservata perché si appoggia a radiologia, endoscopia e altri servizi che sono pesantemente influenzati“, ha chiarito Pierfranco Conte, ordinario di Oncologia Medica dell’Università degli Studi di Padova e coordinatore della Rete oncologica del Veneto.
Il medico si è poi concentrato sulla gestione dell’emergenza Coronavirus e sui protocolli applicati dal nostro Paese: “Si parla di modello Italia per il Covid, ma il nostro Paese ha la stessa mortalità del Messico, quattro volte quella della Germania, il doppio di Francia e Inghilterra. Bisogna spiegare il perché. Io sono d’accordo sulla deospedalizzazione ma ora abbiamo un numero di posti letto per abitante inferiore del 60% rispetto a quello della Germania e la metà di quello della Francia. Per anni il sistema sanitario è stato scheletrizzato, al di là dei colori politici dei governi“.
“La prossima pandemia sarà il cancro”
Attilio Bianchi, direttore generale dell’Istituto Nazionale Tumori IRCCS Fondazione “G. Pascale” di Napoli, lancia quindi una provocazione: “Con questi numeri la prossima pandemia sarà il cancro“, e aggiunge: “Ogni anno i tumori fanno da 13 a 15 milioni di vittime, se fosse una guerra sarebbe ogni giorno sui giornali e invece in qualche modo quasi non fa massa“.
Nella lotta contro il cancro mancherà la prevenzione
Gianni Amunni, direttore generale dell’Istituto per lo studio e la prevenzione oncologica (Ispro), sottolinea invece come la mancanza di controlli periodici potrà avere un impatto catastrofico sulla nostra salute negli anni a venire: “La sospensione degli screening per 2-3 mesi ha dato un fermo a una delle azioni più forti contro il tumore, cioè l’anticipazione diagnostica e in generale c’è stata una riduzione più in generale delle attività. Abbiamo avuto un danno per la salute che può ripetersi ma che non deve ripetersi e che produrrà esiti che vedremo nei prossimi mesi e anni”. Da questa situazione, però, spiega Amunni c’è anche da imparare: “La spinta emergenziale ci ha insegnato però alcune cose e ad arrangiarsi anche sul piano organizzativo, ci sono state esperienze di delocalizzazione di alcune funzioni e credo che queste esperienze emergenziali siano una grande occasione per tornare alla normalità con un profondo cambiamento del paradigma dell’assistenza oncologica“.