Allarme zanzare: la febbre del Nilo arriva a Lodi e contagia due anziani di 81 e 87 anni. Che questa infezione potesse diffondersi anche in Italia era già noto nei mesi scorsi, quando alcune province del Nord Est avevano predisposto misure cautelative per le donazioni di sangue. In particolare, l’Avis aveva richiesto per le zone del Po l’effettuazione del “Nat Test” e la sospensione delle donazioni per 28 giorni per chi aveva soggiornato in zone ritenute a rischio contagio. Eppure, i due anziani ricoverati al Sant’Angelo Lodigiano (Lodi) già dallo scorso 10 agosto, non avevano soggiornato in alcun Paese ritenuto a rischio. Per questo, sono stati effettuati diversi accertamenti dall’Asl lodigiana su alcune zanzare catturate lungo la zona del Po, che sono risultate portatrici del virus “West Nile Virus” o “febbre del Nilo”.
Questa malattia infettiva si trasmette proprio attraverso le punture di una particolare zanzara alquanto diffusa nella zona del Po, la Culex pipiens. Particolarmente difficile anche riconoscerne i sintomi. Difatti, nell’80% dei casi la patologia è del tutto asintomatica e nel restante 20% le manifestazioni sono quelle di una sindrome pseudo-influenzale con una durata di 3-5 giorni (febbre leggera, cefalea, mal di gola, mialgia, congiuntivite e dolori gastrointestinali). Infine, solo nell’ 0,1% di tutti i casi (comprensivi dei sintomatici ed asintomatici), l’infezione virale può provocare sintomatologia neurologica del tipo meningite o meningo-encefalite.
E sono proprio queste le condizioni in cui sono arrivati i due anziani ottantenni al pronto soccorso di Sant’Angelo Lodigiano. Come racconta Marco Tinelli, primario dell’Unità operativa Infettiva all’ospedale di Sant’Angelo Lodigiano oltre che consigliere nazionale della Società italiana di malattie infettive: “Quando li abbiamo visitati, al momento, in prima battuta, abbiamo pensato che si trattasse di meningite data la gravità dei sintomi. Immediata è scattata l’urgenza di effettuare un test di biologia molecolare. Il risultato non ci ha lasciato dubbi: in entrambi i liquidi analizzati abbiamo riscontrato chiara la presenza del virus del Nilo, subito segnalata a Asl, Regione e Ministero”.
Insomma, una vera e propria allerta rispetto a questo virus che, si ricorda, è diffuso in Africa, Europa, Asia e (dalla sua prima comparsa nel 1999 a New York) anche nel Nordamerica. I casi registrati quest’anno, invece, dal primo gennaio al 20 agosto, in tutta Europa, sono stati in tutto 15,6 dei quali, però, lungo la zona del Po: 2 casi a Reggio Emilia, 1 a Parma, 1 a Cremona e 2 a Lodi. Del resto, come risulta dal monitoraggio costante dell’European Centre for Disease and Control di Stoccolma, la via del Po è tra le zone dell’Italia in cui le zanzare sono più numerose e quindi quella più a rischio “febbre del Nilo”.
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