Lo studio condotto dai ricercatori del Cnr-Isac ha sollevato preoccupazioni riguardo ai tornado anche nel contesto italiano. Secondo le loro ricerche, l’Italia è inclusa tra le nazioni che potrebbero essere esposte a tale fenomeno meteorologico.
I risultati di questa indagine sono stati resi noti tramite un articolo pubblicato sulla rivista scientifica Atmospheric Research. Quali dettagli emergono da questa ricerca e quali regioni sono identificate come particolarmente a rischio?
La preoccupazione legata a questa tipologia di evento non è limitata solamente agli Stati Uniti, ma coinvolge anche l’Italia. I ricercatori dell’Istituto di Scienze dell’Atmosfera e del Clima del Consiglio Nazionale delle Ricerche hanno sollevato un segnale di allarme. Questo avvertimento è stato emesso in seguito a uno studio scientifico pubblicato sulla rivista Atmospheric Research, in cui si mette in luce come i fenomeni tornadici stiano diventando sempre più frequenti a causa dei cambiamenti climatici.
Stiamo assistendo a un mutamento climatico in atto, il quale sta influenzando anche l’intera regione del Mar Mediterraneo. In questo contesto, si sta manifestando un potente vortice di dimensioni locali che si origina alla base di un cumulonembo e raggiunge il suolo.
Recentemente, il 1° agosto scorso, a Cavallino, un comune italiano con una popolazione di 13 277 abitanti situato nella città metropolitana di Venezia, in Veneto, è stato documentato l’ultimo episodio di un tornado. Spesso si associano questi eventi estremi con quelli degli Stati Uniti; certo, provocare grandi danni ma, almeno fino ad oggi, non paragonabili a quelli Usa. Sono vortici d’aria che si sviluppano verticalmente fino a toccare il suolo. Una volta formati, possono percorrere distanze considerevoli e generare venti che possono superare i 500 km/h.
La genesi di è strettamente legata alla presenza di cumulonembi, delle nubi associate ai temporali, che si caratterizzano per la loro base oscura e le cortine di precipitazione. Questi cumulonembi si sviluppano in condizioni di instabilità climatica, con venti variabili e una massa d’aria calda e umida.
Quando l’aria fredda si solleva e si condensa, si creano le condizioni per la formazione di forti temporali.
Le regioni italiane soggette al rischio di tornado sono state individuate dall’Istituto di Scienze dell’Atmosfera e del Clima (ISAC) del Consiglio Nazionale delle Ricerche (CNR). Nel corso degli anni, tali fenomeni meteorologici si sono verificati con crescente frequenza, il che può essere attribuito sia ai cambiamenti climatici che all’innalzamento delle temperature superficiali del mare. Benché non sia ancora possibile predire con certezza l’arrivo di una siffatta tipologia di evento, le indagini e gli studi condotti dal CNR hanno rivelato una maggiore propensione in alcune specifiche regioni.
In particolare, le zone più esposte al rischio di tornado in Italia sono quelle centrali che si affacciano sul Mar Tirreno, come ad esempio il Lazio. Tuttavia, anche le regioni del sud-est come la Puglia e la Calabria sono a rischio. Oltre a ciò, va segnalato che anche l’intera area della Pianura Padana presenta un elevato rischio di tornado.
I tornado sono più frequenti negli Stati Uniti, in particolare nella regione conosciuta come “Tornado Alley” che si estende principalmente attraverso le Grandi Pianure del centro degli Stati Uniti, comprendendo parti degli stati del Texas, Oklahoma, Kansas, Nebraska e South Dakota. Quest’area è nota per essere una delle regioni con la più alta concentrazione di tornado al mondo, a causa della combinazione di fattori climatici e geografici.
Tuttavia, i tornado possono verificarsi in molte altre parti del mondo, anche se in misura meno frequente e intensa rispetto alla Tornado Alley negli Stati Uniti. Alcuni paesi dell’Europa occidentale, come il Regno Unito e i Paesi Bassi, hanno una modesta frequenza di tornado. Anche l’Australia, soprattutto nelle regioni settentrionali, e alcune parti del Canada possono sperimentare fenomeni vorticosi, sebbene in numero inferiore rispetto agli Stati Uniti.
In generale, questi si formano in regioni in cui si incontrano masse d’aria calda e umida provenienti da diverse direzioni, creando instabilità atmosferica e generando vortici d’aria rotanti che possono portare alla formazione di tornado.
Tra i gli eventi più intensi mai registrati nel mondo ne emergono alcuni davvero rilevanti. È importante notare che la scala usata per misurare l’intensità dei tornado è la Scala Fujita migliorata (EF-Scale) negli Stati Uniti, ma altre nazioni possono impiegare differenti sistemi di classificazione. Ecco alcuni esempi noti:
Il Tri-State Tornado (1925) rappresenta un esempio impressionante. Questo tornado devastante, che ha attraversato Illinois, Indiana e Missouri negli Stati Uniti, si è dimostrato tra i più letali e distruttivi nella storia. Ha causato gravi danni e provocato la morte di oltre 600 persone.
Tornado di Daultipur-Salturia (1989) colpì il Bangladesh, con conseguenze tragiche. La sua forza è stata tale da causare il decesso di almeno 1.300 persone, rendendolo uno dei tornado più mortali mai registrati.
Il Tornado di Jarrell (1997), classificato come EF5, ha colpito Jarrell, in Texas. Questo evento ha causato la morte di 27 persone e distrutto numerose abitazioni. Si tratta di uno dei casi più recenti di un tornado estremamente potente.
Nel 1999, il Tornado di Bridge Creek-Moore, classificato anch’esso come EF5, ha colpito l’Oklahoma, causando gravi danni e numerose vittime in località come Bridge Creek e Moore.
Nel 2013, il Tornado di El Reno, ancora una volta in Oklahoma, è stato notevolmente ampio. La sua vastità ha contribuito a rinnovare l’interesse scientifico per eventi affascinanti quanto particolarmente rischiosi.
Un altro esempio è il Tornado di Hallam (2004), classificato come EF4, che ha colpito Hallam, nel Nebraska, causando gravi danni e lasciando un segno indelebile nella zona.
La scala Fujita è stata introdotta da Theodore Fujita nel 1971, un ricercatore giapponese-americano. Questa scala è stata poi migliorata e aggiornata, diventando la Scala Fujita migliorata (EF-Scale), che rappresenta lo standard negli Stati Uniti per valutarne forza e intensità. Essa misura la velocità del vento all’interno e i danni causati. Ecco una panoramica dei livelli di intensità della scala EF:
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