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Genova cerca di tornare alla normalità dopo l’incubo alluvione che ha colpito la città nella notte di venerdì 10 ottobre, a tre anni di distanza dall’altra tragedia che costò la vita a sei persone. Un uomo di 57 anni è morto travolto dalla piena del Bisagno mentre percorreva un passaggio pedonale, strade allagate, interi quartieri sommersi dal fango, attività commerciali in ginocchio, il lungomare trasformato in un deposito rottami: nel capoluogo ligure le ferite del maltempo sono ancora visibili, mentre infuriano le polemiche per il mancato preavviso. Sotto accusa il sindaco, Marco Doria, l’Arpal, dirigenti comunali e della Protezione Civile e anche la politica nazionale: Beppe Grillo, recatosi nella sua città natale, è stato contestato da alcuni giovani che per giorni hanno aiutati commercianti e cittadini a liberare strade, case e negozi dal fango. Non sono mancate le stoccate anche dure da parte del presidente Giorgio Napolitano che ha additato le incurie a cui il territorio è sottoposto da anni. Ancora polemiche infine per la notizia sulle cartelle esattoriali, rimandate di sole 24 ore.
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L’allarme meteo è rientrato a Genova e in Liguria. Nella notte di lunedì l’allerta si era estesa anche alle zone vicine. Parma si è svegliata sott’acqua, così come buona parte dell’alessandrino, in Piemonte, dove si sono avuti allagamenti ed esondazioni tra Novi Ligure, Tortona, Gavi e Serrravalle Scrivia, nella zona appenninica a ridosso della costa ligure.
Il M5S sfiducia Renzi
L’alluvione di Genova si sposta in Parlamento con la mozione di sfiducia presentata al Senato dal M5S nei confronti di Matteo Renzi. Ad annunciarla è il senatore Andrea Cioffi, che cita la lettera datata 5 agosto con cui i legali delle ditte che dovevano fare i lavori sul Bisagno, chiedevano l’intervento del governo per sbloccare i lavori e impedire un’altra tragedia.
L’accusa che arriva dal M5S al Senato è di “responsabilità omissiva, stante l’assenza di tempestivi provvedimenti governativi di carattere sostitutivo volti a risolvere e superare efficacemente le inerzie amministrative locali o degli stessi commissari di Governo, tenuto conto del notorio e consolidato pericolo all’incolumità pubblica concernente il bacino idrogeologico della città di Genova“. Contestualmente è stata richiesta la calendarizzazione urgente per il prossimo martedì.
“Renzi sapeva e non ha fatto nulla”
Sui media era già arrivata la lettera che i legali delle ditte incaricate della messa in sicurezza del Bisagno hanno mandato lo scorso 5 agosto al premier Matteo Renzi, in cui chiedevano di intervenire per sbloccare i lavori dalla burocrazia. La lettera, mandata in onda dal Tg di La7 e pubblicata online sul Fatto Quotidiano, è profetica: si chiede di intervenire subito per evitare un’altra tragedia. “Tutti i ricorsi sono stati respinti. Nulla osta ad un avvio effettivo dell’incarico. Gli ultimi eventi alluvionali hanno evidenziato le criticità idrogeologiche del territorio di Genova e della Regione e – con l’avvicinarsi della stagione autunnale – rimandare e temporeggiare ancora espone la collettività al concreto rischio di riaccendere la tragedia del novembre 2011”, si legge nella missiva.
Renzi però non ne ha fatto cenno: in merito all’alluvione ha invece sottolineato l’opera dei tanti ragazzi giunti in città per spalare fango. “Userò la stessa determinazione per spazzare via il fango della mala burocrazia, dei ritardi, dei cavilli”, ha scritto su Facebook. Nella legge di stabilità, ha ricordato, sono previsti due miliardi per il dissesto idrogeologico in Italia. A sbloccare i lavori potrebbe essere Claudio Burlando, governatore della Liguria. “Domani firmo il decreto per incaricare Regione e Comune che chiameranno l’impresa e stipuleranno il contratto“, ha dichiarato alla stampa, riferendosi alle opere di messa in sicurezza per il Bisagno. “La ditta avrà massimo cento giorni per fare il progetto esecutivo anche se ci auguriamo serva meno tempo poi potremo consegnare i lavori tra gennaio e marzo. Il cantiere dovrà chiudere in due anni e mezzo“.
Le bufale sul web su immigrati e cartelle esattoriali
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Il dramma di Genova ha colpito una città e un Paese che è già allo stremo. La tensione è stata palpabile fin dal primo giorno dell’alluvione per il mancato preavviso ed è continuata ad aumentare nei giorni successivi. Ci sono state diverse notizie che hanno fatto il giro del web per poi rivelarsi false. Una delle prime ha riguardato gli immigrati che non avrebbero partecipato alle operazioni di pulizia delle strade: una notizia fatta girare sui social network da profili legati a Forza Nuova e altri gruppi di estrema destra. “Non sono italiani per cui non spalano“, è il messaggio lanciato sul web. Dagli stessi social però è arrivata la smentita con foto, video e testimonianze di chi era a Genova e ha visto italiani, africani, egiziani, marocchini e sudamericani fianco a fianco a spalare il fango. La solidarietà non ha colore, la stupidità sì.
L’altra bufala che ha scatenato il web riguarda il pagamento delle cartelle esattoriali rimandate di un solo giorno. Il comunicato è stato emesso dalla Prefettura di Genova (qui il PDF) e recita che “il pagamento delle cartelle esattoriali in scadenza il 13 ottobre 2014 viene rimandato al 14, salvo ulteriore allerta 2”. L’indignazione ha travolto il web e i social, in particolare Facebook, che si è riempito di insulti verso le istituzioni. La rabbia può anche essere giustificata per l’ennesima tragedia dovuta al dissesto, ma arrivare a dire di “bruciare le cartelle di Equitalia” non è mai corretto, specie se si tratta di una bufala.
La Prefettura si occupa della sicurezza e incolumità dei cittadini, non della riscossione delle tasse. Il comunicato è stato emesso perché gli uffici postali erano chiusi per lo stato di allerta 2: i cittadini che avevano multe in scadenza, gli unici pagamenti che ricadono sotto la Prefettura, li avrebbero trovati chiusi. Da qui la decisione di far slittare il pagamento delle multe, non delle tasse. L’equivoco nasce dal termine “cartella esattoriale”, termine con cui si indicanno tutte le “cartelle di pagamento”, tutti i documenti usati dalla pubblica amministrazione (come lo sono le prefetture) per riscuotere un credito (cioè la multa).
In più, c’è anche la data del 16 ottobre, termine del pagamento della TASI, molto vicina alla data di pubblicazione da parte dei media e dei siti: da qui l’errore in cui in molti sono caduti.
Il comunicato è datato 12 ottobre, pubblicato sul web il 14, due giorni dopo, nel pieno della polemica post alluvione. In pochi però hanno ricordato che il 13, la Giunta del sindaco Doria, contestato a lungo e attaccato sui social con tanto di richieste di dimissioni, ha deliberato la sospensione di IMU, TASI, TARI e COSAP per chi è stato colpito dall’alluvione fino al 31 dicembre 2014, oltre a promettere altre agevolazioni.
La polemica per i premi ai dirigenti
Vera è invece la notizia dei premi ai dirigenti comunali per la sicurezza che è scoppiata come un’altra bomba che rischia di destabilizzare il consiglio comunale, con il sindaco Marco Doria già sul banco degli imputati. Tra coloro che riceveranno un premio per i risultati raggiunti c’è anche un dirigente imputato per l’alluvione del 2010 e che oggi potrebbe avere tasca dei soldi che non sembrano meritati.
La notizia delle gratifiche ai dirigenti comunali per la sicurezza è arrivata sui media dopo la denuncia del consigliere comunale ed ex candidato sindaco Enrico Musso. A ricevere dei soldi premi per il raggiungimento dei risultati, come si legge dalle delibere, ci sono tra gli altri Stefano Pinasco, ingegnere imputato per inondazione colposa per l’alluvione del 2010 a cui vanno 9.405 euro, la responsabile della Protezione civile Monica Bocchiardo (7.117 euro), l’ingegnere Enrico Vincenzi (6.131 euro) e il capo dell’area tecnica del Comune, l’architetto Laura Petacchi (17.614 euro). Il totale è di 40mila euro: una cifra di tutto rispetto che stride con l’immagine di Genova coperta dal fango.
In loro difesa si è alzata l’assessore al Personale del Comune di Genova Isabella Lanzone: sono soldi che si sono guadagnati con il lavoro di prevenzione, dice, relativi a quanto fatto l’anno passato e non al presente. La macchina comunale si regge su di loro, hanno raggiunto il 100 percento degli obiettivi prefisso e per questo avevano diritto ai premi.
Di certo avranno fatto il loro lavoro, ma rimane da capire come sia possibile che opere di prevenzione non durino neanche un anno. Il caso della Bocchiardo, oggi alla Protezione Civile dalla Polizia, è esplicativo: la dirigente ha raggiunto tutti gli obiettivi rispetto alla “mitigazione del rischio per gli edifici ubicati nelle aree di maggiore rischio idrogeologico” e alle “misure per la previsione, prevenzione, gestione e superamento delle emergenze“. Ha tenuto durante l’anno 49 incontri presso le scuole, 12 assemblee presso i municipi e 348 ore di corsi di formazione per la Protezione civile.
Nel momento dell’emergenza, però, il numero verde della Protezione Civile per l’allarme era disattivato dalle sette di sera e i genovesi, che hanno chiamato alle 9 per segnalare lo stato del Bisagno, lo hanno trovato staccato. Qualcosa non ha funzionato nella macchina delle emergenze: l’Arpal non ha dato l’allerta meteo e, in ogni caso, dal Comune ricordano che la Bocchiardo non ha i poteri per poter intervenire sul Bisagno, anche se i premi per aver “migliorato la sicurezza” spettano anche a lei.
C’è poi l’ingegnere Pinasco che è sì riuscito a far demolire un palazzo in via Giotto da anni considerato un tappo per lo scorrere delle acque, ma che è stato rinviato a giudizio lo scorso 29 novembre in merito all’alluvione del 2010 perché per anni ha pagato multe alla Provincia piuttosto che fare i lavori per la messa in sicurezza della città.
Il tutto si aggiunge alle polemiche sui ritardi con cui è stata comunicata l’allerta, e sui problemi burocratici che hanno impedito di spendere i fondi già stanziati per interventi urgenti di messa in sicurezza. A chi ha chiesto le dimissioni del sindaco, Doria ha risposto: ‘Posso anche pensarci e se fossi sicuro che le mie dimissioni accelerassero le procedure per gli interventi lo farei anche subito‘. Il Comune sospenderà comunque i termini per il pagamento di Tasi, Imu e Tari per ‘tutti coloro che certificheranno di essere stati danneggiati dall’alluvione.
Tensione tra la polizia e gli angeli del fango
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Nel frattempo, si registra anche un episodio che ha coinvolto un poliziotto e un angelo del fango, come vengono chiamati i ragazzi arrivati in città per aiutare. Come si vede dalle immagini raccolte da Liguria Tv, si è quasi arrivati a sfiorare la rissa. Tutto è avvenuto in Corso Buenos Aires, una delle zone più colpite con negozi che hanno perso quasi tutto a causa dell’alluvione: il ragazzo, secondo i testimoni, avrebbe fatto una battuta chiedendo ai poliziotti di “sporcarsi la divisa” e aiutandoli a spalare.
Uno degli agenti ha però reagito male, indicando più volte la scritta Polizia sulla divisa: i toni sono diventati sempre più accesi, ai ragazzi sono stati chiesti i documenti d’identità. Nel video si sente in polizioto dire a un ragazzo una frase inequivocabile: “Mantieni le distanze o ti arresto”. La lite si è allargata, sul posto sono arrivati gli agenti del reparto mobile, poi la situazione è rientrata nella normalità.
Renzi su Facebook: ‘Due miliardi non spesi per i ritardi. Spazzerò via il fango della burocrazia’
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Matteo Renzi è intervenuto domenica 12, dopo tre giorni dal disastro accaduto a Genova, e dopo tante polemiche, annunciando che il governo utilizzerà 2 miliardi fino ad ora non spesi a causa di ritardi della burocrazia.
I volontari all’opera
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Come dopo l’alluvione del 2011, per strada, a ripulire la città dal fango, sono scesi in gran parte ragazzi. Vicoli, negozi, strade, cantine, persino intercapedini e garage: come tre anni fa, sono accorsi per cercare di contrastare i danni dell’alluvione. Sono centinaia a San Fruttuoso, in via Giacometti, corso Sardegna, corso Gastaldi, nelle centrali via XX Settembre, via San Vincenzo. Poi a Quezzi, nella zona dove il Fereggiano ha nuovamente superato gli argini e devastato negozi e scantinati, e a Marassi, dove fango e detriti si sono accumulati dopo le piene dei torrenti. Purtroppo una di loro, una 27enne impegnata a spalare la melma, è stata colpita da un malore, arresto cardiaco, si è saputo dopo. È stata ricoverata in prognosi riservata in rianimazione.
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Prima stima dei danni
La prima stima dei danni pubblici dell’alluvione parla di 200 milioni di euro. La fa il governatore della Liguria Claudio Burlando in visita a Montoggio, il paese dell’entroterra più colpito dall’alluvione. Un primo bilancio che si aggiunge a quello di oltre 100 milioni di danni ai privati delle associazioni di categoria di commercianti e imprese. La Regione Liguria ha chiesto lo stato di emergenza per affrontare i danni provocati dall’alluvione. Lo conferma l’assessore alla Protezione civile, Raffaella Paita.
Il sindaco contestato
Il sindaco di Genova ha chiesto lo stato di calamità per la città. Ai cittadini ha ricordato come Genova sia una città fragile, perché molte opere pubbliche che sono state richieste sono bloccate dalla burocrazia. Ma il primo cittadino è stato contestato dai commercianti del centro storico quando, domenica 12, è sceso in strada per constatare la situazione: ‘Prendi la pala e pulisci‘, gli è stato detto, e poi: ‘Non pulite neppure i tombini‘, ‘Pagliacci, ancora parlate, dimezzatevi gli stipendi‘, ‘Hai paura? Verrà anche il momento che prenderete gli schiaffi‘, ‘Vai a casa‘.
Comitato di Coordinamento Soccorsi: errore di valutazione
Il prefetto Franco Gabrielli, capo della Protezione Civile, ha parteciato a una riunione del Comitato di Coordinamento Soccorsi, al quale ha preso paretparte anche il governatore Claudio Burlando e il sindaco di Genova Marco Doria. Nella riunione sono stati discussi sia gli interventi già adottati dopo l’alluvione che le decisioni da prendere. Presente anche il ministro della Difesa Roberta Pinotti. ‘Genova è una città delicata. Siamo ancora in piena emergenza. Le previsioni non sono confortanti. Tutte le strutture di protezioni civile devono essere finalizzate a gestire questa situazione‘ ha detto il capo della protezione civile Franco Gabrielli, che ha poi proseguito: ‘Le previsioni sono frutto di valutazione e molto spesso scontano eventi che non necessariamente sono prevedibili. Sicuramente ci sono stati errori, lo dico senza giri di parole. Si è sbagliata valutazione. Da qui a dire che bisogna crocifiggere i previsori ne corre‘. ‘L’alluvione ha causato danni alle strutture pubbliche per 200 milioni di euro‘ ha spiegato successivamente il presidente della Regione Liguria, Claudio Burlando. Intanto si segnala la presenza di una nuova frana sui binari che ha interrotto la linea ferroviaria Genova-Ovada all’altezza di Borzoli. Non ci sono convogli coinvolti. Ma il traffico nella zona è rallentato.
Città paralizzata
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Chiuse tutte le scuole, evacuati alcuni quartieri, esondati tutti i torrenti dal Bisagno al Fereggiano, lo Sturla e lo Scrivia, mentre il sindaco, Marco Doria, si chiede come mai la Protezione Civile o l’Agenzia regionale non avesse diramato nessun segnale d’allerta. A tre anni dalla precedente alluvione che costò sei vittime, causando danni e sfollati, Genova si ritrova sommersa da acqua e fango, colpita da un violento temporale che ha causato la rottura degli argini dei torrenti. Solo nella tarda mattina di venerdì è stato diramato l’allerta 2, il massimo grado, da parte della Protezione Civile, attiva fino alla mezzanotte: l’allerta copre non solo Genova ma anche Savona e La Spezia, sia per la parte costiera che per le aree interne. Il sindaco di Genova, Marco Doria, ha disposto la chiusura di tutte le scuole di ogni ordine e grado e dell’Università anche per la giornata di lunedì prossimo, 13 ottobre.
L’onda di piena ha letteralmente travolto tutta la città, fino al centro cittadino. Sono state chiuse tutte le strade nei pressi del Bisagno, mentre le autorità e la Protezione Civile invitano a non uscire e a recarsi ai piani alti degli edifici. Il quartiere di Borgo Incrociati è stato evacuato, tutti i mercati cittadini all’aperto sono stati sospesi, mentre dal Comune è arrivato il divieto di circolazione dei mezzi privati per i quartieri Foce, Marassi, San Fruttuoso e Quezzi. Scuole chiuse anche a Bogliasco, Torriglia, Ronco Scrivia, Montoggio, mentre tra Chiavari e Lavagna si registra l’esondazione anche dell’Entella. Molte zone sono senza energia elettrica. Le forze dell’ordine hanno lavorato per tutta la notte, contro possibili azioni di sciacallaggio, dal momento che quasi tutta la città è stata colpita da un blackout.
La vittima
Una città paralizzata dalle forti piogge che registra anche una vittima, Antonio Campanella, di 57 anni, sorpreso dall’onda di piena del fiume mentre attraversava il sottopasso pedonale della stazione di Genova Brignole che collega Marassi al centro città. L’uomo è stato trovato privo di vita a Borgo Incrociati, dietro la stazione di Brignole, una delle aree della città maggiormente colpite dalla violenza dell’acqua. Molto probabilmente l’uomo è stato travolto dalla piena del torrente Bisagno mentre stava tornando a casa. Era un infermiere e abitava proprio nella zona di Brignole. La Procura di Genova ha deciso di aprire un fascicolo con l’ipotesi di omicidio colposo per la morte dell’uomo.
Polemiche per la mancata allerta
Subito si sono scatenate le polemiche per la mancata allerta. Il sindaco di Genova, Marco Doria, ha precisato che non c’è stato nessun avvertimento: ‘Noi ci muoviamo sulla base delle previsioni dell’Arpal, che non ci davano nessun picco di allerta. Quello che l’amministrazione può fare è chiudere le scuole‘. Secondo il sindaco, la prima segnalazione è arrivata da via Adamoli alle 21:25. Il primo cittadino ha precisato: ‘Dopo le 22 le segnalazioni erano insistenti e abbiamo capito che dovevamo internvenire. Alle 23.02 sui social media della Protezione Civile abbiamo mandato i primi messaggi per massima attenzione nella valle del Bisagno. Poco dopo mezzanotte abbiamo deciso di chiudere scuole e mercati‘.
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Le alluvioni in passato
Un evento catastrofico di questo genere è successo il 4 novembre del 2011. Dopo forti precipitazioni a Genova e nelle città della provincia, sono esondati i torrenti Bisagno e Fereggiano e si è verificata una piena dei torrenti Scrivia, Entella e Sturla. In quell’occasione sono morte 6 persone, una donna con le sue due bambine, una vicina di casa della donna, una 19enne schiacciata da un’automobile e un’altra donna arrivata priva di forze in ospedale. Un altro caso precedente di disastro di questo tipo è avvenuto il 7 e l’8 ottobre del 1970, nelle stesse aree del 2011. In 24 ore sono caduti 900 mm di acqua e le vittime furono 44.