Alluvione, è l’ora della conta dei danni: ingenti e straordinari. Non si ricorda a memoria d’uomo in quest’area un accadimento del genere. A distanza di poche ora, iniziano come di consueto, le analisi su quanto accaduto, le ipotesi più fantasiose di come l’emergenza potesse essere gestita meglio.
Ma mai, come questa volta, non solo era presente un’allerta rossa della Protezione civile da tempo, ma tutti gli output dei modelli fisico-matematici ponevano l’attenzione proprio in Emilia-Romagna e nord delle Marche per fenomenologia straordinaria. Una situazione, per altro, ancora più grave considerando anche quanto accaduto solo pochi giorni fa.
L’evento straordinario in questione è stato causato da un ciclone mediterraneo. Un ciclone eccezionalmente intenso per il mese di maggio. Questo ciclone si è formato nelle vicinanze delle coste del Nord Africa e ha poi attraversato l’Italia a partire dalla Sicilia, generando nubifragi e allagamenti ad inizio della settimana. La potenza di questo ciclone è stata evidente inizialmente in Sicilia, dove sono caduti fino a 100mm di pioggia, quattro volte la media per l’intero mese di maggio.
Nel corso del martedì, il ciclone ha interessato in modo più diretto anche il Centro-Nord Italia, con particolare impatto sulla regione dell’Emilia orientale e la Romagna.
La perturbazione, già di per sé violenta con piogge intense (superiori a 80mm in alcune aree delle Marche settentrionali), ha accentuato la propria intensità sui settori esposti a causa dello “stau”. L'”effetto stau” si verifica quando le correnti di grecale, cariche di umidità, si scontrano con il versante appenninico, causando precipitazioni abbondanti e costanti nelle stesse zone.
A questa situazione si sono aggiunti diversi fattori aggravanti: il ciclone ha praticamente rallentato una volta raggiunto il Centro Italia, prolungando quindi il maltempo; i forti venti di bora lungo la costa e il mare agitato hanno ostacolato il deflusso delle acque dall’Appennino verso l’Adriatico; inoltre, i terreni erano già saturi d’acqua a causa di un’alluvione avvenuta solo due settimane fa nella stessa zona, con cause simili a quelle dell’evento attuale.
La situazione attuale in Emilia-Romagna rappresenta un evento disastroso di dimensioni eccezionali, purtroppo prevedibile. Questa catastrofe naturale segue di pochi giorni un’altra calamità simile che ha colpito duramente la regione.
I fenomeni meteorologici estremi stanno mettendo a dura prova un territorio già colpito da intense precipitazioni e dall’esondazione dei fiumi. Le ferite che avevano appena iniziato a guarire sono state ulteriormente amplificate in modo sconcertante. La situazione, come riportato dai mezzi di comunicazione e sui canali social, è estremamente grave. Si tratta di un vero e proprio disastro.
Alluvione di Firenze del 1966: questa alluvione è stata una delle più devastanti nella storia d’Italia. Si è verificata il 4 novembre 1966 a causa delle forti piogge che colpirono la Toscana e altre parti dell’Italia centrale. L’alluvione causò danni ingenti al patrimonio artistico e culturale di Firenze, inclusi numerosi capolavori d’arte.
La grande alluvione del Po del 1951. Nel gennaio del 1951, le forti precipitazioni fecero esondare il fiume Po e i suoi affluenti nel nord Italia, causando gravi danni e inondazioni in molte aree della pianura padana. Le città di Piacenza, Cremona, Ferrara e Mantova furono particolarmente colpite.
Alluvione del Piemonte del 1994. Tra l’11 e il 12 novembre 1994, le piogge torrenziali colpirono il Piemonte, causando inondazioni e frane in diverse zone. La città di Alessandria fu particolarmente colpita, con gravi danni alle infrastrutture e alle abitazioni.
La grande alluvione dell’Emilia-Romagna nella storia è comunemente nota come l’Alluvione del Polesine del 1951. Anche se il Polesine si trova nella regione Veneto, l’alluvione ha avuto un impatto significativo anche sull’Emilia-Romagna, in particolare nelle province di Ferrara e Ravenna.
L’evento si verificò tra il 13 e il 14 ottobre 1951 a seguito di una serie di intense piogge che interessarono l’Italia settentrionale. I fiumi Po e Adige, insieme ai loro affluenti, esondarono causando gravi inondazioni e devastazione in molte aree circostanti.
Le province di Ferrara e Ravenna furono particolarmente colpite. Numerosi centri abitati furono sommersi dalle acque. Si registrarono perdita di vite umane e danni ingenti alle infrastrutture, alle abitazioni, all’agricoltura e all’economia della regione. Le città di Comacchio, Argenta, e Codigoro furono gravemente danneggiate.
L’Alluvione del Polesine del 1951 è considerata una delle peggiori calamità naturali della storia italiana, con un alto bilancio di vittime e enormi danni materiali. L’evento portò a un’ampia opera di ricostruzione e riforma idrogeologica nella regione per prevenire future inondazioni.
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