Il Perù sta vivendo un momento molto intenso e nervoso, dove la popolazione ha deciso di riversarsi per le strade e raggiungere, poi, Lima per quella che ha chiamata, per l’appunto, la Presa di Lima. Una protesta simile correlata da sciopero nazionale è già stata vista quando la popolazione ha deciso di imporsi contro il governo Fujimori e rovesciare poi la situazione, negli anni 2000. I cittadini peruviani chiedono, dal momento in cui Dina Boluarte ha preso il posto del presidente destituito Pedro Castillo, le sue dimissioni. La modalità nella quale è stata attuata la scelta di Castillo rimane ancora un mistero e le domande del popolo sono ancora tantissimi.
Il 7 dicembre il presidente del Perù Pedro Castillo ha deciso, tramite discorso effettuato alla nazione in diretta ttv, di sciogliere le camere e avviare un governo d’emergenza. Decisione che ha scatenato il caos politico in Perù e che ha portato poi a ciò che sta accadendo in queste ore ovvero migliaia di persone sono arrivate, da ogni parte del Perù, comprese le zone più montuose e isolate riversarsi verso la capitale Lima e manifestare per chiedere le dimissioni dell’attuale presidente Boluarte.
Castillo è stato consegnato alle forze dell’ordine ed è attualmente in carcere, dopo la sentenza dell’Alta Corte peruviana che ha decretato una condanna a 18 mesi di reclusione per l’ex capo di Stato. Questo causato anche dal suo tentativo successivo al discorso tv e alla dimissione dei suoi stessi ministri de recarsi verso l’ambasciata messicana a Lima per chiedere asilo.
Già nei giorni scorsi sia parlato molto della manifestazione in atto e la stessa Dina Boluarte ha chiesto ai cittadini peruviani di manifestare in modo pacifico senza violenza e mantenendo il più possibile la democrazia, dato che le istituzioni hanno seguito alla lettera il principio democratico. Ma i pro Castillo non hanno accettato che la presidente abbia scelto di anticipare le elezioni dopo le numerose pressioni popolari ma sono previste per Aprile, mentre i cittadini chiedono che siano attuate immediatamente e che sia il popolo a scegliere il proprio futuro. Non va tralasciato che la crisi economica e sociale in Perù è qualcosa di molto profondo, che ha creato maggior malcontento durante la pandemia e, all’insorgere della nuova crisi globale, causata dalla guerra in Ucraina.
La situazione è delicatissima e si va a contrapporre al malcontento insorto dopo il tentato colpo di Stato di Castillo. Una grande percentuale della popolazione crede, ora e col senno di poi, che sia stata un’azione imposta a Castillo da terze parti e esigono di sentire una spiegazione direttamente da colui che era Dello stato.
Perù, dopo le proteste arriva la Presa di Lima dei manifestanti
Da oltre un mese i cittadini peruviani hanno messo a soqquadro il Paese e, non soltanto, con manifestazioni e proteste ma attuando numerosi blocchi stradali ed autostradali, che hanno recato disagio e soprattutto portato a contrasti e scontri che sono via via diventati sempre più accesi. I peruviani sostengono che debba essere eletto un capo di stato democraticamente e chiedono che Dina Boluarte rassegni le proprie dimissioni per poter avere elezioni immediate. La presidente ha più volte spiegato che, la sua carica è arrivata data la sua vice presidenza e sono azioni sono frutto di una violazione dei principi democratici e di un tentato Colpo di Stato che mirava a indebolire le istituzioni per prenderne il controllo punto
La popolazione, però, ha continuato a chiedere la liberazione di Castillo e, soprattutto, la possibilità di votare immediatamente la persona da porre al timone del Perù dato che non si sentono rappresentati e tutelati dalla leader.
Da giorni si parla della marcia verso Lima che ha coinvolto tantissimi sostenitori di Castillo e l’affluenza è arrivata da ogni parte del Perù compresa le zone più remote e selvagge. I manifestanti sì sono riversati nelle strade e incamminati verso la capitale per gridare a gran voce e il loro pensiero e portare le autorità statali all’ascolto all’ascolto delle problematiche Attuali.
La giornata di ieri ha mostrato la volontà del popolo di proseguire nelle richieste avanzate ovvero le dimissioni della presidente ma soprattutto vuole essere ascoltato.
Una marea di peruviani si sono incamminati dalle montagne e dalle zone boschive del Perù e si tratta d studenti, agricoltori, leader di comunità e lo scopo è quello di far sentire la loro loro voce e chiedono la chiusura del Congresso. Non si tratta però soltanto di questo ma, anche, di commemorare e rivendicare le vittime che hanno perso la vita durante gli scontri del 7 dicembre.
L’ ufficio del difensore civico a registrato 50 persone decedute e tra queste purtroppo sono presenti minorenni, civili e un agente del PNP. A causa di questo scenario preoccupante, la popolazione che vuole arrivare ad una soluzione a tutti i costi per ritrovare un equilibrio è stato deciso di organizzare una massiccia marcia nazionale in modo che le richieste vengano prese sul serio.
La giornata di ieri è stata complicata e piena di scontri e blocchi stradali che hanno causato incidenti, feriti e purtroppo morti. Situazione che nella giornata di ieri si è stata aggravata e si è appreso, inoltre, che la maggior parte delle compagnie di trasporto hanno sospeso la vendita dei biglietti per il nord del Perù, che sono stati causati dai blocchi stradali avvenuti, per l’appunto, nello scenario di questo sciopero nazionale che è confluito poi nella marcia su Lima.
Nonostante questo, gruppi di cittadini hanno organizzato una rete di trasporto per i passeggeri diretti al Nord ma il percorso percorribile, data la situazione instabile sulle strade, necessità di passare attraverso la zona agricola ed è un’azione ritenuta pericolosa. Tutte le regioni, già nella giornata di ieri, avevano rivelato di volersi unire alla mobilitazione di Lima in programma per oggi e diverse città e regioni hanno confermato, successivamente, la loro presenza come Cajamarca, Apurimac, Lambayeque, Cazzotto, Cusco e anche la Confederazione generale dei lavoratori di Lima. Man mano che la situazione evolveva, si è arrivati a sempre più partecipazione e volontà di cambiamento.
Si è vista una grandissima partecipazione da parte degli universitari che hanno a cuore la lotta per il proprio Paese e per la democrazia. Chiedono di essere ascoltati e nonostante diversi atenei universitari abbiano dichiarato oggi, 19 gennaio, la chiusura per preservare l’ambiente scolastico e evitare danneggiamenti, molti altri hanno in realtà lasciato spazio e accolto i cittadini peruviani in protesta e hanno fornito loro ciò di cui avevano bisogno e un posto dove riprendere le forze. Moltissime persone hanno incontrato, nel loro viaggio verso la capitale del Perù, molti posti di blocco e talvolta sono stati costretti a scendere e percorrere moltissimi chilometri a piedi in quanto anche la Panamericana è tappezzata di blocchi stradali.
Molti studenti hanno invaso Lima già nella giornata di ieri e creato cordoni e blocchi stradali tentando di non far oltrepassare i veicoli per fare spazio alla protesta. Il consiglio universitario UNI ha deciso di ospitare al proprio interno i cittadini peruviani che sono arrivati per manifestare.
I cittadini universitari si sono trovati da diverse città peruviane e stanno prendendo con serietà la situazione attuale in Perù.
Con il passare delle ore, sempre più sindacati si uniscono alle manifestazioni previste per questo giovedì 19. Ma non sono i soli dato che anche gli attivisti ambientalisti parteciperanno a questa marcia nazionale e anno rivelato: “Ci siamo chiamati a respingere la brutalità del governo”.
Il fronte dei laureati dell’Universidad Nacional Mayor de San Marcos ( UNMSM ) ha annunciato che si uniranno alle manifestazioni della marcia nazionale indetta questo giovedì 19 gennaio a Lima.
Due morti durante la marcia verso la capitale e l’ occupazione delle università
La marcia su Lima del 18 gennaio ha comportato molti disagi causati dai blocchi stradali,che hanno innalzato ulteriormente la tensione e il nervosismo che è poi sfociato in scontri armati e a causa dei divieti di oltrepassare alcune zone è stata causata la morte di due persone. Si tratta di una donna di 51 anni e di un bambino.
I decessi sono avvenuti a La Libertad. La donna di 51 anni era una passeggera di un autobus ed era rimasta bloccata sulla Panamericana Norte per due giorni quando ha avuto un arresto cardiorespiratorio e non ha potuto essere evacuata in tempo. Il secondo è un neonato di 28 settimane. Purtroppo, nonostante la necessità, non è stato permesso il passaggio al giovane madre è così non è stato possibile fare niente per salvare il piccolo.
La tensione è, ovviamente, salita e ora che i manifestanti, in gran parte, hanno raggiunto la capitale e si stanno organizzando per restare a tempo indefinito e le autorità cominciano a chiedere calma e buonsenso ma soprattutto si scusano per gli avvenimenti che purtroppo hanno portato alle due morti.
Il popolo del Perù ha chiesto chiaramente, tramite i portavoce delle associazioni coinvolte in questa protesta: “Chiediamo che la signora Dina Boluarte si dimetta dall’incarico e che si tengano nuove elezioni generali perché non ci sentiamo rappresentati da questa signora”.
Il Consiglio universitario dell’Università nazionale di ingegneria (UNI) ha deciso di ospitare all’interno dell’istituto i rappresentanti degli studenti di altre regioni del Paese giunti nella capitale per partecipare alle manifestazioni di giovedì 19 gennaio.
Nella provincia di Virú, regione La Libertad , decine di mezzi di trasporto pesante e interprovinciale sono bloccati sulla Panamericana Norte, perché i manifestanti hanno preso parte dell’autostrada per chiedere che la loro voce fosse ascoltata dalla presidente.
i manifestanti hanno bloccato nuovamente l’autostrada Panamericana Sur, sulla strada per la città di Pisco. Il blocco è avvenuto esattamente al km. 154 dell’autostrada, all’altezza del settore Santa Cruz, distretto di Paracas, nella regione di Ica. Nonostante i membri della polizia nazionale peruviana abbiano tentato di parlare con gli scioperanti per convincerli a rinunciare alle loro azioni, hanno negato la richiesta e hanno dichiarato che rimarranno con la misura della forza per il resto della giornata.