Tre palestinesi sono stati uccisi dall’esercito israeliano vicino a Nablus, città al nord della Cisgiordania. Erano vicino una postazione militare.
Le vittime erano armate e hanno aperto il fuoco verso i militari che si trovavano al checkpoint di Surra-Jit.
Tre persone sono state uccise in Cisgiordania, nella zona nord, vicino a Nablus. Le vittime, palestinesi, si erano avvicinate armate ad una postazione militare che si trova in un’area controllata appunto dalle forze di sicurezza israeliane.
Ed è stato proprio l’esercito a dare notizia di quanto avvenuto poche ore fa, precisamente intorno alle 3.30 ora locale, quando il gruppo si è avvicinato con armi in vista e così è stato neutralizzato durante uno scontro a fuoco. Un quarto uomo si è poi consegnato spontaneamente ed è stato tratto in arresto.
Secondo le fonti mediche palestinesi, nessun cadavere è stato portato all’obitorio della città.
I soldati che hanno sparato appartengono all’unità d’élite Golan e dopo i fatti hanno sequestrato dei fucili d’assalto M-16, una pistola e diversi caricatori.
Molti civili hanno riferito di aver sentito il rumore di colpi di arma da fuoco nel cuore della notte, nonostante i media palestinesi dicono di non sapere i dettagli di quanto avvenuto, non si hanno notizie nemmeno dell’uomo arrestato.
Secondo la ricostruzione lo scontro a fuoco è avvenuto in un’area che divide la città di Nablus, zona dove probabilmente ancora si trovano i corpi dal momento che nell’obitorio cittadino non sono arrivati.
Le tensioni in Cisgiordania sono aumentate da quando il nuovo governo Netanyahu si è insediato a Gerusalemme, considerato il più a destra della storia israeliana. Dopo il recente blitz delle forse dell’ordine a Jenin, dove hanno perso la vita 6 palestinesi, continuano gli episodi di assalto come quello che vi stiamo raccontando oggi e ormai sono sempre più frequenti, così come i crescenti appelli alla vendetta.
Vediamo gli scontri analoghi avvenuti di recente.
Era il 10 marzo quando si è verificato un altro attacco terroristico, nel cuore di Tel Aviv. Il bilancio è di 3 feriti e una vittima, ovvero l’attentatore che ha aperto il fuoco verso i civili, prima di essere raggiunto e neutralizzato dagli agenti di sicurezza sul posto.
La giornata era già caratterizzata dalle proteste contro il nuovo governo che ha emanato da poco una riforma giudiziaria. Così le autorità erano già in allerta sia a terra che con elicotteri che sorvolavano la città, per sedare manifestazioni e sit-in.
È stato quindi facile intervenire rapidamente per fermare l’attentatore che all’improvviso ha cominciato a sparare verso alcune persone ferme davanti a un bar. Si tratta di un 23enne palestinese affiliato ad Hamas. Per fortuna ci sono stati solo alcuni feriti che sono stati subito stabilizzati in ospedale.
Ancora prima, a fine febbraio due terroristi palestinesi hanno aperto il fuoco verso un mezzo israeliano. In questo caso ci troviamo ad Aqaba, una zona poco distante in realtà di quella di Nablus che oggi è stata teatro dell’ennesimo atto violento.
I responsabili erano due fratelli che studiavano in un collegio rabbinico del luogo ed erano molto giovani. Poco più che ventenni, uno aveva da poco terminato il servizio di leva, l’altro stava per iniziarlo.
Questo è un periodo come dicevamo di crescenti tensioni e oltre a questi fatti molto gravi in cui purtroppo giovani ragazzi vengono sterminati dai militari, per ovvie ragioni, ma ci sono anche tante proteste da parte dei coloni che attaccano le proprietà dei palestinesi. Si cerca di arginare la violenza senza uccidere nessuno ma chiaramente se i gruppi sono armati inevitabilmente nascerà uno scontro a fuoco dove ci saranno feriti e morti.
Fra questi episodi impossibile non riportare quello più grave, avvenuto a Jenin il 17 marzo, quando un raid israeliano ha ucciso sei palestinesi. Nella stessa città ne erano stati eliminati dieci sempre nell’ambito delle proteste, il 26 gennaio scorso.
I reparti speciali sono intervenuti nel campo profughi di Jenin per catturare un uomo, accusato di precedenti agguati, tuttavia il raid ha innescato scontri a fuoco dove hanno perso la vita sei persone e 16 sono rimaste ferite.
Anche i militari in realtà non sono favorevoli alle novità introdotte dal nuovo governo, che impone loro addestramenti appositi, tuttavia quando si tratta di agire rispondono prontamente sedando le violenze al meglio che possono, nella tutela della sicurezza dei residenti.
Di certo gli episodi violenti non mancheranno e a seguito di quello di oggi ce ne saranno molti altri. Il clima di disordini in Cisgiordania è destinato ad andare avanti ma forse arriverà all’attenzione del nuovo primo ministro Netanyahu, dal quale si attendono le prime dichiarazioni in merito.
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