Entro 25 anni le persone affette da demenza potrebbero più che raddoppiare, secondo i dati del World Alzheimer Report 2023 realizzato da Alzheimer’s Disease International.
La ricerca nel dossier, arrivata in occasione del mese e della giornata mondiale dell’Alzheimer, mostra uno scenario che spinge a riflettere sul tema fondamentale della prevenzione. Che, a detta degli esperti, potrebbe anche fare abbassare il dato atteso del 40%. Il Senato della Repubblica ha aderito negli scorsi giorni alla Giornata Mondiale dell’Alzheimer. La facciata di Palazzo Madama è stata illuminata con il colore viola simbolo dell’iniziativa, colore del “non ti scordar di me”. Secondo l’Oms l’Alzheimer è diventata insieme alle altre demenze la settima causa di morte al mondo.
Lo scenario emerso dai dati rilasciati da Alzheimer’s Disease International spinge a riflettere. Entro il 2050 le persone affette da demenza potrebbero passare da 55 milioni a 139 milioni. E nel 2019 i costi legati alla malattia hanno raggiunto 1,3 miliardi di dollari, mentre nel 2030 potrebbero arrivare a 2,8 miliardi. Il World Alzheimer Report 2023, pubblicato nelle scorse ore in occasione della giornata mondiale dell’Alzheimer, nata nel 1994, mira proprio a creare consapevolezza e a sensibilizzare anche in termini di strategie di prevenzione. Una manovra che passa dall’individuare i fattori di rischio, ridurre questi fattori e intervenire con le diagnosi in maniera precoce, oltre alle prese in carico della sanità.
In effetti il trend sembra travolgente. L’organizzazione mondiale della Sanità come si legge nel report ha stimato nel 2020 1 miliardo di persone sopra i 60 anni, ma entro il 2050 gli over 60 raddoppieranno fino a 2,1 miliardi. Due terzi di queste persone faranno parte di una fascia di popolazione di medio basso reddito; le persone invece over 80 potrebbero triplicare e arrivare a 426mila. Ecco perché, anche alla luce di queste previsioni, sarà fondamentale si legge nel dossier intervenire adesso per provare ad assicurare a questa gente di vivere in maniera sana il più a lungo possibile.
Quest’anno lo slogan della giornata mondiale dell’Alzheimer è stata infatti: “Non è mai troppo presto, non è mai troppo tardi“. L’attenzione è stata sulla riduzione del rischio in base a determinati criteri che potrebbe incidere fino a un 40% in termini di sviluppo di demenza nelle persone anziane. Demenza che potrebbe essere prevenuta o anche ritardata; ad essere individuati in totale 12 fattori di rischio.
Ecco i 12 fattori individuati dai ricercatori: inattività fisica, fumo, eccessivo abuso di alcol, lesioni alla testa, contatti sociali poco frequenti, obesità, ipertensione, diabete, depressione, disturbi dell’udito, scarsi livelli di istruzione ed esposizione all’inquinamento atmosferico. Nello stile di vita dei singoli individui dei cambiamenti possono fare la differenza, si legge ancora nel testo, e anche i giovani avranno la responsabilità di portare avanti la riduzione dei rischi.
Nel documento si fa cenno anche al rallentamento della progressione dopo le eventuali diagnosi. Altro obiettivo è quello di ritardare l’insorgenza della demenza, gestire insomma la malattia sia a livello sanitario individuale che sociale. Importante anche la qualità della vita e la salute delle persone care, che affrontano spesso da sole e senza il supporto degli enti statali delicatissime situazioni.
L’Oms ha fatto sapere che oltre 55 milioni di persone al momento convivono con la demenza. Si tratta di una delle principali cause infatti di disabilità tra le persone anziane, che in diversi casi perdono l’autosufficienza. I dati mostrano però una crescita giornaliera delle persone affette a tale patologia. Entro il 2030 infatti le previsioni parlando di 78 milioni di casi, mentre l’Oms afferma che l’Alzheimer sia diventata insieme alle altre demenze la settima causa di morte al mondo.
Per quanto riguarda il nostro Paese, l’Osservatorio demenze dell’Istituto Superiore di Sanità ha precisato che sono 1milione e centomila le persone con demenza, di cui circa il 60% malate di Alzheimer ossia 600mila; 900mila quelle con disturbi neurocognitivi minori, Mild Cognitive Impairment, e 3 milioni quelle direttamente coinvolte o indirettamente coinvolte nella cura, nel trattamento e nel sostegno.
Durante il 12esimo Mese Mondiale dedicato all’Alzheimer la Federazione Alzheimer Italia si è fatta portavoce dell’appello alla prevenzione tramite il parterre ADI-Alzheimer’s Disease International, sollecitando i governi del mondo per i finanziamenti urgenti che questo campo delle malattie neurodegenerative necessita. Si dovrà lavorare sul contrasto alla diffusione e sui rischi principali, mettendo a disposizione della società una forte campagna di supporto e sensibilizzazione.
Una cura efficace per tutti non è ancora alle porte e per contrastare gli effetti rimane, secondo la Federazione, la prevenzione a fare la differenza.
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