NanoPress intervista Amara, autrice di ‘Che sia benedetta’, la canzone portata al Festival di Sanremo 2017 da Fiorella Mannoia, la quale ha conquistato il secondo posto. Amara è stata anche ospite, insieme a Paolo Vallesi, dell’ultima serata della kermesse: in quella occasione si è esibita sul palco dell’Ariston con il brano ‘Pace’. Inoltre, è una vecchia conoscenza del Festival: nel 2015, infatti, è stata in gara tra le Nuove Proposte con la canzone ‘Credo’. A metà febbraio è uscito il suo nuovo album dal titolo, appunto, ‘Pace’.
Amara, quest’anno sei salita sul palco del Festival di Sanremo 2017 in qualità sia di ospite sia di autrice. Com’è andata?
Ho provato sensazioni bellissime perché, in entrambi i casi, era la prima volta. La prima volta da autrice, ma per un’artista che seguo e che stimo da sempre. Per me Fiorella è sempre stata un esempio di qualità, ho sempre seguito le sue battaglie ed è stato un regalo grandissimo. Non posso che esserle grata, sia alla musica sia a lei. Nell’altra veste, invece, ho cantato ‘Pace’ con Paolo Vallesi ed è stato bello poiché faccio musica perché sento di dover mandare dei messaggi. Nella mia musica racconto semplicemente come vedono la vita i miei occhi, quello che percepisco della vita. Quando ho qualcosa da raccontare, sapere che ti chiamano proprio per quel motivo, è molto, molto bello.
L’album si intitola Pace. Ascoltando le canzoni e leggendo i testi, i concetti ricorrenti sono molteplici: il senso del rispetto, il concetto di dignità, la vita come dono. Qual è il messaggio che vuoi mandare?
A un certo momento ho cominciato a percepire la vita in un modo diverso da come la percepivo prima. Tutti respiriamo la stessa frequenza, quella della paura: tutti i giorni ci dicono è morto quello, è successo quello, la crisi; siamo in relazione, siamo spugne, assorbiamo, ci assorbiamo. Nel momento in cui ti distacchi e riesci a respirare la vita in un’altra forma e a non subirla, cominci a percepirla diversamente. La vita è uno scambio reale: impara e insegna, insegna e impara; siccome siamo in viaggio e la grande prova è proprio superare la paura, se capisco alcune cose le voglio condividere perché mi fanno stare bene e mi aiutano a guardare la vita con altri occhi, a sentire un altro odore, a vedere i colori in un modo diverso, a percepire ogni cosa come dono e non come qualcosa di scontato.
Com’è nata ‘Che sia benedetta’?
Sono ispirata da quello che vivo e da quello che sento. Ogni volta che si conclude un ciclo dentro di me c’è una crescita: le crisi esistenziali ti portano a scoprire una parte nuova di te con cui devi entrare in contratto e vivi le tue difficoltà da essere umano. Quando capisci che quella parte che non conosci e che ti mette in crisi è una parte nuova, devi imparare a conoscerla, a farla esprimere in un altro modo, a togliere quella parte di te che magari ti bloccava: è la crescita di per sé. ‘Che sia benedetta’ è la riflessione di una notte: il cambiamento, capire quante volte ho sbagliato e quanto volte sbaglierò, quante volte ho ricominciato. Faccio l’esempio della clessidra: l’elemento che fluisce non è sabbia, ma è la vita che passa. E siccome la grande, vera esperienza è ‘essere vita’, io non posso che benedirla. La vita sono io, è questa essenza che porto addosso, è un dono di cui devo essere grata, e devo difenderlo. Non dagli altri, ma da me stessa, perché siamo noi i veri nemici di noi stessi.
Sei felice?
Tantissimo.
Quando è nata la collaborazione con Fiorella Mannoia?
Sono molto legata a Che sia benedetta. In maniera molto ironica, dicevo al mio produttore: ‘Questa no, questa solamente se arrivasse la Mannoia’, perché è un concetto in cui devi credere. La vedevo perfetta per questa canzone. Alla fine è arrivata veramente. Un giorno mi ha chiamato e mi ha detto: ‘Ciao Amara, ho sentito la canzone, è bella. Sarei molto felice di provinarla, di entrarci in contatto’. Ero felicissima. Sono contenta che Che sia benedetta abbia fatto questa strada perché è un grande messaggio raccontato da una grande entità. Ha una forza incredibile.
Sei salita sul palco dell’Ariston anche come ospite, insieme a Paolo Vallesi. Come vi siete incontrati?
Credo che gli incontri non siano mai casuali, soprattutto se si tratta di incontri artistici. Paolo l’ho incontrato a Prato, ad una manifestazione di beneficenza. Ci siamo incontrati prima di tutto negli occhi: porto avanti i principi della vita, i valori in cui credo e Vallesi è stato una parte importante della musica, ci ha lasciato una testimonianza importante con La forza della vita, Le persone inutili. Abbiamo deciso di provare quest’avventura insieme e così nasce Pace.
Nel 2015 fa eri in gara tra le Nuove Proposte. Nel 2017 arrivi sul podio con una tua canzone e, in più, sei ospite nell’ultima serata. Il cambiamento è tangibile?
Ho la grande fortuna di vivere le cose con semplicità, non riesco ad esaltarmi, proprio perché non mi creo aspettative. Quando accadono le vivo in maniera semplice, normale, e me ne rendo conto dopo. Vivere le cose con la semplicità di una bambina credo sia il segreto per vivere bene tutto.
Nell’album c’è anche un omaggio a Ivano Fossati, C’è tempo, cantata insieme a Simona Molinari.
Sono felice che Simona abbia accettato di collaborare in questo progetto perché C’è tempo è un’opera. La sua partecipazione, con la sua frequenza, ha reso epico quel momento per la sua eleganza, la sua professionalità: ha quella dimensione che è l’eccellenza; la sua persona, la sua voce, quell’emissione quasi eterea… Inarrivabile Molinari. Siamo anche amiche nella vita ed è una sorella in musica, sapere che finalmente abbiamo potuto realizzare questo sogno che avevamo da tempo in un progetto mio, mi rende felice.
Perché hai scelto proprio un testo di Fossati?
C’è tempo è una canzone che mi ha aiutato tantissimo. Fossati mi ha insegnato ad avere il senso di responsabilità nel momento in cui scrivo una canzone perché di quelle parole, di quella verità messa in musica ci sono persone che ne fanno motivo di vita, come per me è stata C’è tempo. Mi ha insegnato a credere sempre in quello che scrivi perché è una verità che si trasmette: se la senti, la saprai raccontare e chi la ascolta la recepisce come vera.
Dopo l’uscita dell’album cosa ti aspetta?
Non so cosa mi aspetta. Spero di portare in giro la mia musica, semplicemente.
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