Amara, all’anagrafe Erika Mineo, classe 1984, è in gara al Festival di Sanremo 2015 con la canzone ‘Credo’. Voce graffiante, timbro riconoscibile e un turbante in testa: Amara si presenta all’Ariston dopo un percorso di scoperta e consapevolezza di sé. L’abbiamo intervistata a pochi giorni dall’inizio della kermesse e ci ha raccontato cosa rappresenta per lei poter calcare il palco dell’Ariston e cosa l’ha portata a scrivere ‘Credo’.
Hai definito ‘Credo’ una preghiera d’amore ‘in un momento in cui ho temuto di non credere più a niente‘. Da cosa è dipesa questa mancanza di fiducia?
Ci sono momenti in cui senti uno sconforto forte rispetto a tutto quello che ti circonda, sotto ogni aspetto, e parti dalle cose primarie della vita quotidiana: pensi al lavoro che vivi, della passione che si trasforma in una cosa vitale, come ad esempio la musica, ma non riesci a vivere della tua passione, quindi devi cercare lavori alternativi, cercare sempre nuovi stimoli per creare e per andare avanti. Sei giovane, vivi un momento personale, ogni cambiamento interiore è una cosa che comunque destabilizza perché vai a conoscere una parte di te stessa che non conoscevi.
Però a un certo punto dici ‘Oggi sono orgogliosamente questa’, quindi c’è anche la risalita?
Infatti, il fatto che in un momento io abbia temuto non vuole dire che abbia creduto di non credere: ho temuto di non credere. Il conflitto con te stessa che ti fa vedere tutto con altri occhi, ma non è vero: tu credi nei sogni, nei bambini, nei colori, nella tua libertà e credi anche in quello che è stato, che non è andato perduto perché oggi sei esattamente quello che hai fatto, quindi il tempo che hai pensato di aver perso, non l’hai perso, l’hai investito su te stessa. Per questo ‘sono orgogliosamente questa’: nel momento in cui sei consapevole di quello che diventi, sei orgogliosa.
Hai anche firmato la canzone che porti in gara. Che effetto fa andare sul palco nel doppio ruolo di interprete e autrice?
Non faccio mai una dualità né nella mia vita personale né in quella artistica: porto semplicemente la mia persona, non sono interprete, non sono neanche una cantautrice, sono una comunicatrice, comunico quelle cose che quando vengono scritte a me fanno stare tanto bene: nei miei pezzi ci trovo la forza, quella rivincita quel riscatto, quell’immagine; sto portando un messaggio, un messaggio che a me ha fatto tanto, tanto bene.
Cosa ti aspetti dal Festival?
Ho imparato a non crearmi aspettative perché le aspettative deludono sempre, la fantasia va sempre oltre la realtà, per cui bisogna sempre guardare tutto con gli occhi del momento e quando arrivano le cose belle sai vivertele ancora meglio.
Non ti aspetti nulla perché ci provavi da tanti anni?
Ho imparato a non crearmi aspettative: spero di vivermi questa cosa con la massima serenità. Spero di riuscire a lavorare poi dopo e sono consapevole del fatto che sto facendo una cosa bellissima e quindi voglio godermi appieno questa esperienza.
Avete già dato il via alle prove. Che aria si respira all’Ariston?
Un’aria proprio accogliente. Sarà che io la sto vivendo proprio in un modo così, da bimba, quindi per me è tutto stupore, quello che vedo è meraviglia, c’è una bella armonia.
Mi incuriosisce la tua immagine: nel video indossi un turbante, ti vedremo così anche sul palco?
Assolutamente sì.
Da cosa scaturisce questa scelta?
Non è una scelta: porto quello che sono. Nella vita di tutti i giorni è una cosa talmente pratica perché fa freddo, c’è umidità, la piastra, non li sopporto, io mi turbo…e via, non ho problemi di alcun genere, sto benissimo!
Il nome Amara: raccontami.
Amara è pura, senza aggiunte. Ogni cosa nasce con un sapore naturale: la vera essenza del caffè va bevuta amara, quando c’è da digerire qualcosa hai bisogno di un amaro, il cioccolato amaro fa bene. Una cosa amara è una cosa pura.
Hai una voce graffiante dal timbro riconoscibile, mi viene in mente quella di Noemi.
E’ un complimento, quando mi fanno un complimento del genere, son contenta.
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