Un giornalista britannico e un antropologo brasiliano erano scomparsi circa una decina di giorni fa in Amazzonia. Ora sono stati ritrovati i corpi. Subito dopo poi, la confessione dei killer.
Dunque 11 giorni fa, precisamente il 5 giugno, il giornalista inglese Dom Phillips e l’antropologo brasiliano Bruno Araujo, erano completamente scomparsi nel nulla. Non si avevano notizie dei due uomini e nessuno aveva idea di dove potessero essere. Fin quando nella giornata di ieri, dopo il ritrovamento dei corpi, i due fratelli Oseney da Costa de Oliveira e Amarildo da Costa de Olivera, hanno confessato di averli uccisi.
I due uomini deceduti erano stati avvistati per l’ultima volta il 5 giugno nei pressi di Valle del Javari, precisamente nel comune di Sao Rafael, mentre erano impegnati in una delle loro spedizioni. Poi il nulla.
Dopo attente ricerche sono stati ritrovati i corpi dei due uomini nella foresta e qualche ora dopo la confessione degli assassini. A comunicarlo il ministro di Giustizia brasiliano Anderson Torres.
A quanto pare i due fratelli da Costa de Olivera, avrebbero prima ucciso gli uomini, per poi squartarli, bruciarli e infine gettarli in un fosso nella Valle do Javari. Il movente? La pesca illegale. Infatti a quanto pare i due fratelli, detti “Dos santos” e “Pelado“, stavano compiendo illegalmente la pesca di piracucu, una specie di pesci protetta, originaria proprio dell’Amazzonia.
Il giornalista e l’antropologo li avrebbero presi in flagrante, fotografando l’azione e a quel punto i due fratelli non ci hanno visto più, compiendo quindi il brutale assassinio.
Il giornalista inglese di 57 anni, Dom Philips era un collaboratore del prestigioso giornale inglese The Guardian, mentre l’antropologo Bruno Araujo, 41 anni, era un ex dipendente della Fondazione nazionale dell’indio (FUNAI), la quale è una fondazione del governo brasiliano che si occupa di proteggere e tutelare i popoli e le terre indigene.
Araujo si trovava in Amazzonia per condurre delle ricerche su alcune tribù in pericolo.
Dunque i due erano lì per svolgere normalmente il loro lavoro, l’unica loro colpa è quella di essersi trovati nel luogo sbagliato al momento sbagliato.
Infatti la pesca illegale è una piaga persistente i quei territori. Molto spesso è seguita da altre azioni illecite, come circolazione di droga da parte di narcotrafficanti o anche lavaggio illegale dell’oro.
Il fenomeno è particolarmente pericoloso in quelle zone, proprio perché confinante con Perù e Colombia. Paesi conosciuti proprio per l’enorme quantità di criminalità e attività criminali.
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