Non si contano più le stime dei morti per inquinamento effettuate negli ultimi anni da vari enti ed organismi internazionali, oltre che studi scientifici di settore: ma quando a pronunciarsi in materia è l’Oms, l’Organizzazione mondiale della sanità, vuol dire trovarsi di fronte a dati inoppugnabili che rendono meglio di qualsiasi altra rilevazione l’entità del danno procurato dalla presenza di agenti patogeni nell’aria, nell’acqua e nel suolo: ben 12,6 milioni di decessi secondo l’ultimo report, un dato shock. Se tante volte abbiamo analizzato le possibili contromisure per arginare l’effetto serra, ridurre i rifiuti, o la necessità di effettuare bonifiche, vogliamo ora concentrarci sullo stretto connubio fra ambiente e salute, e su come i fattori ecologici incidano pesantemente sulle aspettative di vita degli esseri umani quando ci si trova davanti ad emergenze ambientali.
Secondo quanto si legge nel rapporto Oms presentato il 15 marzo 2016 a livello internazionale, sarebbero appunto 12,6 milioni i morti nel mondo attribuibili all’inquinamento ambientale, ed oltre 100 le malattie insorgenti a causa di fattori di rischio ambientale come ad esempio l’inquinamento dell’aria, dell’acqua e del suolo, i cambiamenti climatici, le esposizioni chimiche e le radiazioni ultraviolette. Vediamo in maniera più dettagliata l’incidenza di alcuni di questi fattori ambientali.
Inquinamento dell’aria
Uno studio del 2015 coordinato dall’Istituto Max Planck per la chimica, pubblicato sulla rivista Nature, afferma che l’inquinamento dell’aria causa tre milioni di morti ogni anno, un numero di decessi che potrebbe raddoppiare entro il 2050. Ma ad inquinare l’aria non vi sono solo i combustibili fossili degli scarichi di industrie e automobili: una delle più subdole forme di degrado atmosferico derivano dal cosiddetto inquinamento domestico, che produce 4 milioni di morti l’anno secondo l’Oms, a causa di patologie cardiovascolari e polmonari, oltre ai tumori. Particolarmente esposti risultano essere i bambini: ogni anno 1,7 milioni di persone al di sotto dei cinque anni muoiono per cause che potrebbero essere evitate grazie ad una migliore gestione dell’ambiente, ma per fortuna, ci dice ancora l’Oms nel suo rapporto, esistono strategie concrete che si possono attuare per migliorare la situazione nell’immediato e prevenire così le malattie correlate, come ad esempio adoperare tecnologie e combustibili puliti nelle attività quotidiane come cucinare, oppure per il riscaldamento e l’illuminazione delle case.
Riscaldamento globale
I cambiamenti climatici sono un altro dei fattori chiave per la tutela della salute, soprattutto in prospettiva futura, visto che provocheranno 250mila morti in più l’anno tra il 2030 e il 2050, secondo quanto dichiarato dalla stessa Oms durante la Cop21 tenutasi nel dicembre 2015 a Parigi. Gli effetti del riscaldamento globale sulla salute sono indiretti e misurabili nel lungo periodo: il surriscaldamento provoca ad esempio la scomparsa di molte colture agricole fondamentali, peggiorando la dieta di molte persone, soprattutto nei Paesi più poveri del pianeta. E il peggioramento del regime alimentare è direttamente proporzionale al numero di malattie mortali che funesteranno la popolazione di quei Paesi, senza contare la desertificazione, la scarsità di risorse idriche e l’impossibilità di restare esposti ai raggi ultravioletti nei mesi caldi in talune zone del pianeta, tra gli altri fattori correlati al mutamento climatico.
La geografia dei decessi
Il rapporto dell’OMS, che prende in considerazione l’anno 2012, rileva che le fasce di popolazione più povere dei Paesi del Sud-Est asiatico e delle regioni del Pacifico Occidentale hanno registrato il numero più alto di morti legate all’inquinamento ambientale, con un totale di 7,3 milioni di decessi, soprattutto per una cattiva qualità dell’aria: 2,2 milioni sono invece i morti ogni anno in Africa, 847mila in America; 854mila invece i decessi nella regione mediterranea dell’Est, mentre sono 1,4 milioni di morti ogni anno in Europa, il dato che forse ci interessa di più. Nonostante gli sforzi anche in sede legislativa di garantire politiche ambientali a livello europeo in grado di tutelare la salute dei cittadini, il numero di decessi ci pare spaventosamente alto, segno che ancora molta strada deve essere percorsa prima di raggiungere una qualità della vita dignitosa in tutto il Vecchio Continente, e soprattutto estesa a tutti i livelli senza disparità tra i Paesi più ricchi del Nord Europa e quelli situati nell’area del Mediterraneo.
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