Un adolescente di 13 anni è stato ucciso in pochi giorni da una ameba mangia cervello, un parassita che vive in acqua dolce e che può entrare nel tessuto cerebrale, attaccando il sistema nervoso.
Il giovane americano Tanner Lake Wall ha contratto il
parassita della Naegleria Fowleri durante una vacanza
in Florida con genitori e amici. Il decesso del 13enne è avvenuto lo
scorso 2 agosto, ma la notizia è stata svelata solo di recente dai
genitori.
Il giovane ha iniziato ad accusare i primi sintomi a distanza di circa 48
ore da una giornata trascorsa in Florida durante la quale il ragazzo è stato a lungo a nuoto nell’acqua di un lago. “Tutto è partito con un senso di
nausea per poi sfociare in vomito e in un mal di testa insopportabile –
ha dichiarato Travis Wall, il padre del ragazzino -.
Inoltre, accusava anche un terribile torcicollo”.
I genitori hanno cosi deciso di portare il giovane al Putnam
Community Medical Center dove gli è stata diagnosticata una meningite
da streptococco. I genitori, preoccupati dall’aggravarsi delle
condizioni del figlio, hanno poi optato per trasferirlo all’UF
Health a Gainesville. Il bollettino emesso dall’ospedale ha rivelato,
invece, come il ragazzino avesse contratto la Naegleria fowler,
che gli aveva trasmesso la meningoiencefalite amebica primaria, malattia
per la quale non esiste alcuna cura.
Per la giovane vittima, nonostante l’assistenza medica, non c’è stato nulla da fare.
Nella maggior parte dei casi il parassita attacca il cervello senza lasciare
tempo di intervento. Dopo qualche giorno, i genitori hanno deciso di staccare i respiratori che ancora tenevano in vita Tanner.
La Naegleria fowleri è un’ameba che vive in acqua dolce e che può entrare nel nostro corpo in caso di ingestione. Viene chiamata ‘mangia-cervello‘ poichè scatena nell’essere umano un’infezione, la meningoencefalite amebica primaria, che colpisce il sistema nervoso centrale.
I primi sintomi includono mal di testa, nausea e vomito. La malattia progredisce rapidamente rendendo anche difficile la diagnosi e la maggior parte delle persone infette muore nel giro di una o massimo due settimane.
In Italia nel corso degli anni è stato rilevato un solo caso, scoperto post mortem, molti anni fa. Nel nostro paese non ci sono comunque le condizioni ambientali per la sua diffusione.
Al momento la maggior parte dei casi si registrano negli Stati Uniti e l’unica sopravvissuta a tale infezione è una ragazzina americana: Kali Hardig.
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