American Sniper, il libro di Chris Kyle – di cui vi offriamo la trama – racconta del ‘cecchino più letale della storia degli Stati Uniti‘. Uscito in versione originale nel 2012 il volume, da poco pubblicato in Italia per Mondadori, è tornato alla ribalta grazie all’omonimo film di Clint Eastwood, in lizza per gli Oscar 2015 ed arrivato nelle nostre sale il primo gennaio scorso.
Per anni in Iraq a servizio dell’esercito americano, Kyle è diventato ‘leggenda’ per la sua straordinaria precisione che gli valse, da parte delle truppe irachene, l’appellativo di ‘diavolo’. Tornato in patria ha raccontato la sua storia in questo libro che, scritto in collaborazione con Jim De Felice e Scott McEwan, ha ottenuto subito un discreto successo. Ora, grazie al film, è in cima alle classifiche di tutto il mondo.
Christopher Scott ‘Chris’ Kyle, membro della Navy SEAL, è stato lo ‘sniper‘ più famoso d’America: nell’arco di dieci anni, tra il 1999 e il 2009, ha fatto registrare il più alto numero di uccisioni, ad opera di un cecchino, di tutta la storia militare statunitense – 165 secondo il Pentagono, oltre 250 secondo lo stesso Kyle. I suoi compagni d’arme in Iraq lo avevano soprannominato ‘leggenda‘, mentre per i nemici, che sulla sua testa avevano messo una taglia di 20mila dollari, era semplicemente al-Shaitan, ‘il diavolo‘.
Nato ad Odessa nel 1974, Kyle impara a sparare fin da piccolo andando a caccia col padre. Dopo anni trascorsi facendo il cowboy, decide di arruolarsi tra le Forze Speciali della Marina Militare degli Stati Uniti, finendo direttamente in prima linea. Siamo in Iraq, all’indomani dell’11 settembre, quando l’amministrazione Bush lancia la cosiddetta ‘guerra del terrore’.
Dopo aver combattuto nel Golfo nel 2003, Kyle entra nelle avanguardie delle truppe americane che, con l’operazione Iraq Freedom, l’anno dopo invadono il Paese. Ora il suo talento di cecchino diventa indispensabile: non più coyote o cinghiali ma bersagli umani che l’ex cowboy colpisce anche fino a cinquecento metri di distanza. Ma ‘non ho mai ucciso per gioia‘, dirà una volta rientrato a casa, ‘l’ho fatto solo per servire il mio Paese‘. E soprattutto mai senza aver avuto un ordine dal suo superiore.
Dopo anni trascorsi con l’occhio nel mirino in attesa di colpire, nel 2009 ‘la leggenda’ torna a casa: di fronte all’ultimatum della moglie – ‘o me e i bambini o la guerra‘ – lascia i Navy Seals e rientra in Texas. Qui decide di scrivere la sua autobiografia diventando, così, il cecchino più famoso del mondo.
In American Sniper Kyle racconta quegli anni, il coraggio, la grinta, l’incoscienza mista ad altruismo nell’esporsi al pericolo per tirare qualcuno fuori dai guai. E’ un libro sul dramma della guerra, sulla disperazione di chi la vive e sugli interessi politici ed economici che vi ruotano attorno. Non solo. Accanto alle sue imprese – che gli valsero medaglie da parte dei Marine – Kyle racconta molte vicende private: il fidanzamento, il matrimonio, la paternità, il peso della sua attività su se stesso e sugli affetti che lo circondano. Fino alla decisione (sofferta) di congedarsi, per dedicare il suo tempo alla famiglia e ai reduci di guerra emarginati e in difficoltà.
Questo però non è ciò che la vita ha in serbo per lui: dopo aver combattuto per anni una guerra feroce, dopo aver ucciso un numero infinito di nemici ed essere sopravvissuto ad attacchi, imboscate e trappole di ogni genere, Chris Kyle muore nel 2013 ucciso da un veterano come lui, che non era riuscito però a superare il dramma psichichico dovuto all’esperienza bellica. Un ventottenne, Eddie Ray Rough, un reduce dall’Iraq che prima di sparare a Kyle era già stato ricoverato due volte per PTDS, Post-Traumatic Stress Disorder, la sindrome di chi torna a casa dopo aver combattuto una guerra. Chris era molto impegnato nel ‘recupero’ dei veterani e forse per questo, quel giorno, i due si trovavano insieme al poligono dove il corpo dell’ex cecchino è stato trovato crivellato di colpi.
Forse un libro non per tutti, American Sniper è tuttavia la storia di un uomo che, attraverso la sua esperienza, racconta l’atrocità della guerra, una guerra in cui il confine tra dovere e ‘soddisfazione’ nell’imbracciare il fucile è davvero sottile.
Eroe o crudele assassino, Kyle era comunque un uomo che credeva fermamente nella sua missione, fino alla fine. Era un soldato, uno dei più famosi della storia militare d’America che, neppure tornando a casa, è riuscito a rimanere lontano dalla follia della guerra.
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