Le elezioni amministrative si avvicinano. Il prossimo 12 giugno, parte dei cittadini italiani è chiamata alle urne. I dubbi e le perplessità sono ancora tanti, in particolare da chi vigila sul buon andamento delle stesse elezioni. A parlare è il procuratore Gratteri.
La forza dei clan che ancora si fa sentire in alcuni territori. Il pensiero di Gratteri alla vigilia del prossimo voto ammnistrativo.
È uno dei principali protagonisti della lotta contro le mafie. Lui è il procuratore di Catanzaro, Nicola Gratteri, che da anni lotta affinché la mafia, la ‘ndrangheta, la camorra vengano sconfitte, in ogni campo ed in ogni settore, dall’economia, alla politica, al sociale, ma la strada è ancora molto lunga.
Quest’anno ricorrono i 30 anni dalla strage di Capaci, dove trovarono la morte il giudice Giovanni falcone, sua moglie Francesca Morvillo e i loro uomini della scorta.
Loro combattevano contro la mafia ed hanno lasciato un’eredità, non solo di lavoro ma anche e soprattutto di legalità, che in molti stanno continuando a portare avanti. Fra questi anche lo stesso Gratteri.
E, concomitanza ha voluto che, in questo mese di giugno (il mese dopo il trentennale della strage), parte dell’Italia vada al voto per le elezioni amministrative. La politica, le candidature sono sempre stati fra gli interessi della malavita organizzata e, non sempre, si è riusciti a fare molto per evitare questo velenoso connubio.
In un’intervista rilasciata al quotidiano La Repubblica, il procuratore Gratteri specifica come il cammino per combattere e sconfiggere le mafie sia ancora molto lungo. Essi sono radicate in modo profondo in certe zone e, in altre ancora, si stanno insinuando piano piano.
Ma non ci sono leggi ad hoc per aiutare questo cammino? O magari per evitare che, persone in odore di mafia, possano inquinare la politica o le elezioni stesse? “La legge consente a chi ha scontato la pena di tornare a fare politica” – spiega Gratteri.
Nello specificare, il procuratore afferma che alcune di queste leggi andrebbero cambiate perché non soddisfano, ma “non faccio il legislatore, non è compito mio” – continua.
In effetti, dall’analisi precisa e puntuale fatta da Gratteri, la malavita è presente e condiziona quasi sempre le scelte politico amministrative, specie a livello locale. Quanti, ancora oggi, in Italia, sono i comuni sciolti per mafia o camorra, ai quali viene affidato il commissario prefettizio, che hanno poi l’arduo compito di accompagnare, nel corso di qualche anno, i cittadini a nuove elezioni.
Ma nel frattempo, cosa si fa per “pulire” il marcio dalla politica locale? “Più che i politici, a colludere con le mafie sono proprio alcuni burocrati”, spiega e sostiene da tempo Gratteri, specie quelli che sono lì da molto più tempo.
Una semplice soluzione, come suggerisce il procuratore di Catanzaro, sarebbe quella di sedersi ad un tavolo, tutti, e trovare la quadra definitiva a questo costante problema.
Se da un lato lo Stato fa davvero tanto nella lotta alla mafia, attraverso sequestri di beni, arresti di personaggi di spicco e di affiliati, dall’altro in Europa non è ancora abbastanza. Anche la mafia sta diventando qualcosa di globale e il contrasto ad essa non è ancora abbastanza da impedirle di insinuarsi ovunque.
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