Questa settimana il nostro appuntamento amatoriale dedicato all’analisi grammaticale si affaccia sull’affascinante mondo degli aggettivi. Andiamo a scoprire quanti tipi esistono, le regole e gli esempi. In linea generale la classe degli aggettivi è flessibile sia per genere che per numero e hanno la precisa funzione di modifica dei nomi, con cui sono in accordo. L’aggettivo è quindi una parte variabile del discorso che determina in modo preciso o relativo le caratteristiche di un nome. Diciamo subito che esistono due macro classi di aggettivi, gli aggettivi qualificativi e gli aggettivi determinativi, andiamo a vederli.
Gli aggettivi qualificativi hanno una certa mobilità di base, anche perché al contrario degli altri, che devono essere sempre preposti al nome di riferimento, possono essere messi sia prima che dopo. A seconda della loro funzione si distinguono in:
– attributivi: nei confronti del nome che modificano o descrivono (la barca è spaziosa)
– predicativi: quando si servono di un verbo per esprimersi (il giocattolo sembra introvabile)
– referenziali: quando definiscono la qualità un fenomeno autonomo (il freddo è finito), assumendo anche alcune proprietà caratteristiche del nome (si parla in questo caso di aggettivo sostantivato)
– avverbiali: quando modificano il significato di verbi o addirittura intere frasi (la macchina corre rapida)
Gli aggettivi determinativi danno alle parti del discorso cui fanno riferimento delle caratteristiche indicative precise, indefinite, di appartenenza oppure ancora ne indicano la posizione spazio-temporale, la quantità dal punto di vista numerico e introducono anche espressioni di domanda o esclamazione. Possiamo distinguere aggettivi determinativi:
– possessivi: indicano ovviamente l’appartenenza o il possessore del nome a cui si riferiscono: mio, tuo, suo, nostro, vostro, loro. Questi variano in base a genere e numero del nome che accompagnano, il mio cane, il tuo gatto, il suo coniglio, la nostra tartaruga, il vostro pitone, la loro iguana
– dimostrativi: questi collocano il soggetto/oggetto del discorso nel tempo o nello spazio, rispetto alla posizione dell’interlocutore e sono questo, codesto, quello (concordanti in genere e numero con il nome cui si riferiscono), come per esempio questa gazza, quel cavallo, a quei tempi e stesso, medesimo, tale, usati in senso identificativo (di uguaglianza soprattutto) nei confronti di animali o cose, come per esempio legge sempre lo stesso fumetto
– numerali: danno al nome che accompagnano una quantità numerica precisa e, relativamente al tipo di informazione data, distinguiamo due gruppi importanti, quello dei numeri cardinali (uno, due, dieci, cento, mille, … – due furetti, una locusta, dieci tortore) e dei numeri ordinali (primo, secondo, terzo, … – il quinto posto, il primo piatto)
– indefiniti: sono usati per indicare unità o quantità indefinite, singolarità o pluralità imprecisate, di forma variabile e non. Sono qualcuno, qualche, alcuno, ciascuno, taluno, molto, troppo, poco, vario, altrettanto… Esempi: Viene a trovarci ogni giorno, portando qualcosa da mangiare
– esclamativi e interrogativi: possono essere usati in forma diretta e indiretta e hanno forma identica. Si differenziano soltanto in base alla loro funzione, ovvero quella di introdurre una domanda o un’esclamazione relativamente alla quantità, qualità e identità dei nomi a cui si riferiscono, e sono: che, quale, quanto. Esempi: Quanto pensate di restare?, Dimmi quale vuoi, Che sorpresa!
Ricordiamo poi come l’aggettivo ‘quale’, anche sostituibile con ‘come’, si può usare in funzione relativa, indicando una relazione fra i due nomi in mezzo ai quali si trova, come per esempio: Ho vinto una promozione come ricompensa del lavoro svolto.
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