Continua il nostro viaggio nell’affascinante mondo dell’analisi grammaticale: oggi ci dedichiamo anima e corpo ai pronomi personali. Dopo gli aggettivi, parte variabile sia come genere che come numero, ecco che arriviamo ai pronomi. Da definizione dei manuali, qui ci troviamo di fronte a un elemento linguistico che ha la funzione di sostituente anaforico e deittico, relativamente al contesto dell’espressione linguistica che va a sostituire. Detto in termini più semplicistici, il pronome si usa per sostituire diverse parti del discorso, come nomi, aggettivi, sintagmi o addirittura intere proposizioni in alcuni casi.
Definiamo come pronomi deittici quelli che si riferiscono direttamente alla situazione del discorso nella quale si inseriscono, come nel caso di ‘E’ lui il promesso sposo’, mentre parliamo di pronomi anaforici quelli che ci portano ad elementi singoli del contesto in cui si trovano, come per esempio in ‘Ecco la sorella di Pino. Lei ha studiato alla Bocconi’.
E ancora. I pronomi personali hanno la funzione base di indicare i partecipanti al discorso. Inoltre possono anche fare riferimento a sintagmi aggettivali o preposizionali, ma non possono mai e poi mai essere accomunati ad aggettivi o sintagmi con funzione attributiva.
I pronomi personali sono flessi per persona, genere, numero o funzione, la quale può essere di soggetto o di oggetto. Se i pronomi vengono usati come complemento, li possiamo distinguere in tonici (hanno un accento proprio e si trovano quasi sempre dove ci sono dei sintagmi, come per esempio ‘Lei è entrata’) e atoni (senza accento, si appoggiano al verbo, sono o anteposti o postposti, come in ‘Lo mangio adesso’).
Vi proponiamo adesso un facile schema di consultazione per memorizzare le regole dei pronomi personali:
– in funzione di soggetto: 1a, 2a, 3a persona singolare abbiamo io, tu, egli/ella/esso – plurale abbiamo noi, voi, essi/esse
– in funzione di complemento/forma tonica: 1a, 2a, 3a persona singolare abbiamo me, te, lui/lei/sé – plurale abbiamo noi, voi, loro/sé
– in funzione di complemento/forma atona: 1a, 2a, 3a persona singolare abbiamo mi, ti, lo (gli, ne)/la (le, ne)/si – plurale abbiamo ci, vi, li (ne)/le (ne)/si
Occhio poi agli errori: uno fra i più comuni nella grammatica italiana è la tendenza a ripetere il pronome personale, originando così delle espressioni che suonano assai male. L’esempio classico è quello di ‘A me mi piace’: ‘a me mi’ non si dice mai, si può indifferentemente dire ‘a me piace’ o ‘mi piace’. O ancora, un altro errore comune, è quello di usarlo in funzione di un nome che è già presente nella frase: non si dice mai ‘Alla figlia la madre deve dirle…’, ma si dice ‘Alla figlia la madre deve dire…’, o lo usiamo in sostituzione o non lo mettiamo del tutto.