Eccoci tornati al nostro appuntamento con l’analisi grammaticale. La nostra strada ci conduce ancora una volta all’interno dell’affascinante mondo dei verbi: dopo aver analizzata il presente e il passato prossimo, adesso tocca a un altro tempo dell’indicativo, l’imperfetto. Perdonateci il gioco di parole, ma l’imperfetto viene considerato un tempo imperfettivo, il quale ha lo scopo di evidenziare lo svolgimento, il ripetersi o il perdurare nel tempo di un’azione. Ovviamente fa parte dei tempi che coniugano le voci verbali al passato, esprimendo però concetti o azioni non totalmente conclusi.
Sta proprio qui la differenza fra l’imperfetto e il passato prossimo: entrambi si dedicano al passato, ma mentre quest’ultimo indica un’azione conclusa in un lasso di tempo ben determinato, l’imperfetto invece non ci dà indicazioni sul momento di inizio e di fine, in quanto queste vengono considerate incompiute. Si usa dunque per indicare un’azione vista durante il suo svolgersi (‘Mentre Alice mangiava, entrò un gatto’) o un evento abituale (‘Mangiava ogni giorno alla stessa ora’).
L’imperfetto normalmente viene utilizzato per esprimere l’aspetto descrittivo della frase, in quanto si tratta di un tempo verbale perfetto per concentrare l’attenzione sull’oggetto descritto (‘Era una giornata tempestosa, i vicoli erano deserti, il vento ululava fra gli alberi’), ma anche per sottolineare il ripetersi nel tempo di un’azione, sia esso un evento ricorrente o meno (‘Alice correva su e giù nel salone’).
L’imperfetto risulta anche essere il tempo verbale ideale per indicare situazioni irreali, di sogno, di gioco, sempre temporalmente non ben definite (‘Ho sognato che andavamo sull’Isola che non c’è’) e viene anche utilizzato per rendere più gentilmente una richiesta: al posto di ‘Cosa vuoi mangiare?’ suona meglio ‘Cosa volevi mangiare?’. Se invece ci dedichiamo a un punto di vista più squisitamente narrativo, l’imperfetto è il tempo ideale per manipolare le descrizioni degli eventi, per renderli sia informali che enfatizzati. Un ultimo dettaglio: l’imperfetto si può anche usare per tradurre al passato eventi in fase di progettazione.
Ma quando è corretto utilizzare l’imperfetto in italiano? E’ difficile dirlo, anche perché nel parlato comune il tempo imperfetto tende a sostituire gli altri tempi verbali riferiti ad azioni remote, anche se questo è formalmente un errore. Diamo adesso uno sguardo alla coniugazione del tempo imperfetto, modo indicativo:
Io mangiavo
Tu mangiavi
Egli mangiava
Noi mangiavamo
Voi mangiavate
Essi mangiavano
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