Continua l’allarme sulla centrale nucleare di Zaporizhzhia, situata in una zona caldissima della guerra, oggi di nuovo attaccata da missili.
La città è sotto assedio da mesi e l’evento che di più ricordiamo è sicuramente proprio la presa di controllo da parte dei russi all’interno dell’impianto che da solo rifornisce elettricamente circa un quinto dell’Ucraina. Si tratta di una centrale composta de 6 reattori, uno dei quali ieri ha avuto dei problemi relativi alla perdita di vapore, infatti è stato modificato di funzione. Oggi parliamo ancora della città nel settore sud-orientale dell’Ucraina, dove i russi hanno bombardato diverse aree colpendo un albergo che viene usato dai funzionari Onu. Il bilancio provvisorio è di almeno un morto e 16 feriti.
Da ieri ci stiamo occupando della delicata situazione di Zaporizhzhia, che nell’ambito della guerra ha un ruolo strategico, anche per la presenza della centrale nucleare più importante dell’Ucraina. In realtà da mesi parliamo della regione proprio per le vicende intorno a questo impianto, che ora si trova sotto il controllo delle forze armate russe ma comunque all’interno continuano a lavorare operai ucraini.
Ieri il personale ha rilevato perdite di vapore in uno dei reattori e così questo è stato convertito da arresto “a caldo” ad arresto “a freddo”. La situazione è delicata ma l’area ha continuato ad essere un obiettivo di guerra e in queste ore l’esercito del Cremlino l’ha bombardata con alcuni missili che hanno causato per ora, una vittima e 16 feriti, fra cui 4 minori.
Fra i punti colpiti c’è l’edificio del Reikartz Hotel, che viene usato dallo staff delle Nazioni Unite. A riportare la notizia sono state le autorità ucraine.
“Sono sconvolta per questa notizia” ha detto Denise Brown che coordina gli aiuti umanitari per l’Ucraina. “Sono vicina al personale Onu che si trovava nell’albergo e a quello delle ong impegnato sul posto per sostenere le persone colpite dal conflitto. È inammissibile, io stessa ho usato quella struttura ogni volta che mi sono recata nella città e anche il mio team utilizza l’hotel come punto di appoggio. Nel maggio dell’anno scorso è stato la base Onu per l’operazione di evacuazione dei civili dall’impianto Azovstal di Mariupol“. Sono parole ricche di sconcerto quelle dichiarate dalla donna, che si sta battendo in prima linea per soccorrere e stare vicino a chi ne ha bisogno in questi momenti molto duri.
La Brown ha denunciato come il numero di attacchi di questo tipo abbia raggiunto livelli inimmaginabili. Possiamo dire che l’obiettivo dell’albergo potrebbe essere stato scelto proprio perché la struttura è molto utilizzata dai funzionari dell’Onu e da chi è attivo sul campo per prestare aiuto, però non sono comunque rari attacchi verso strutture civili come case e scuole.
“Questi attacchi violano il diritto internazionale. In nome dell’umanità chiedo alla Russia di rispettare gli obblighi previsti dal diritto umanitario internazionale e fermare gli attacchi indiscriminati come quello che c’è stato questa notte”. Proprio di diritto umanitario abbiamo parlato anche nell’articolo di ieri, riportando le parole del consigliere presidenziale ucraino Podolyak, che ha mosso più o meno le stesse accuse verso Putin.
In questo quadro molto grave è intervenuto Joe Biden, che ha chiesto al Congresso più di 24 miliardi di dollari per aiutare l’Ucraina. Questa richiesta include dei fondi in aiuti militari e altri che invece andranno alla popolazione come sostegno economico e umanitario.
A queste cifre si aggiungono altri 12 miliardi di aiuti per i disastri di tipo ambientale e più di 3 miliardi per le infrastrutture distrutte nei territori più colpiti dall’invasione russa. Ancora, ci saranno 4 miliardi da investire per rafforzare la sicurezza dei confini.
Insomma un pacchetto di aiuti finanziari molto ampio di circa 40 miliardi, con cui il presidente americano punta a intervenire su ogni aspetto del conflitto. Nonostante le sanzioni internazionali Putin non ha intenzione di fermare l’attacco e Biden, da sempre in prima linea per fermare questo massacro, non è rimasto con le mani in mano.
Però la sua richiesta rischia di creare degli attriti con i repubblicani o almeno con una parte di essi, ovvero quella che contesta l’aiuto a Kiev.
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