Attraverso un emendamento, la manovra ha ancora modificato il meccanismo di perequazione riguardo agli assegni pensionistici, il quale dal primo gennaio del 2023 andrà a sostituire l’attuale meccanismo che si basa su tre fasce.
Il governo decide così di portare dall’80 al 85% la rivalutazione per tutti quegli assegni compresi tra 4 e 5 volte il minimo. Per le pensioni più alte gli scaglioni invece verranno modificati ancora una volta, vedendo una riduzione della percentuale in questione.
I tempi sono sempre più stretti e il Parlamento continua a lavorare per approvare la manovra definitiva prima che finisca il 2022.
Numerosi sono i temi che ancora sono al centro dell’attenzione tra cui anche la rivalutazione automatica delle pensioni.
Facendo riferimento ad uno degli emendamenti del Governo è possibile affermare che la rivalutazione per gli assegni tra 4 e 5 volte il minimo verrà portata dall’80% al 85%, con in questo modo l’importo aumenterà di circa 9 euro passando da 153 a 162 euro.
Verrà poi confermato l’adeguamento del 100% all’inflazione per tutti quegli assegni fino a quattro volte il minimo e che hanno un importo di 2.100 euro lordi mensili.
Questi ultimi infatti avranno un aumento di 153 euro al mese. Per quanto riguarda le pensioni più alte, ci sarà una modifica degli scaglioni che verranno rivisti attraverso una riduzione della percentuale.
Per quelle tra 5 e 6 volte il minimo la diminuzione sarà dal 55% al 53%, per quelle da 6 a 8 volte il minimo la riduzione sarà dal 50% al 47%, per quelle da 8 a 10 volte il minimo la riduzione sarà dal 40% al 37% e infine, per quelle oltre 10 volte il minimo la riduzione sarà dal 35% al 32%.
Attraverso gli emendamenti della manovra viene così modificato il meccanismo di perequazione degli assegni pensionistici che dal primo gennaio andrà a sostituire l’attuale meccanismo che si basa utilizzando tre fasce.
Dal primo gennaio del prossimo anno non verrà più utilizzato quello che è l’attuale sistema per rivalutare le pensioni e che si basa su tre fasce diverse.
Lo schema infatti che verrà sfruttato fino al 31 gennaio del 2022 prevede il 100% di trattamenti per coloro che hanno un assegno quattro volte il minimo, il 90% degli trattamenti per coloro che hanno un assegno da quattro o cinque volte il minimo e il 75% per coloro che hanno importi più alti di cinque volte il minimo.
Per il prossimo anno, attraverso un decreto del ministero, era stato fissata la quota di indicizzazione piena al 7,3% per gli assegni al caro vita.
Molti sono i cambiamenti che il governo di Giorgia Meloni ha deciso di apportare a partire dal prossimo anno.
Tra questi è il passaggio al meccanismo biennale diviso in sei fasce. Attraverso il nuovo sistema si va ad assicurare una rivalutazione per i trattamenti fino a 2.100 euro lordi anche se scatta una stretta per tutti quei trattamenti che hanno l’importo superiore.
All’interno della sua prima versione, il testo del governo aveva previsto:
In base a ciò che prevede l’attuale emendamento del governo, le percentuali verranno modificate ancora una volta.
Un cambiamento che potrebbe portare dei vantaggi per qualcuno. Ma per chi?
In base a ciò che spiega il Sole 24 Ore “il taglio dell’indicizzazione si attenua per le pensioni comprese tra i 2.100 euro lordi mensili (rivalutazione piena) e i 2.626 euro: l’adeguamento sale a 162 euro dai previsti 153. In tutti gli altri casi il sacrificio diventa maggiore”
In poche parole, un assegno di 3.150 euro lordi verrà rivalutato di 121,8 euro e non di 126 euro andando ad eliminare altri 4 euro al mese. Attraverso lo schema che è stato utilizzato fino al 2022, l’aumento sarebbe stato di 172 euro.
Attraverso gli emendamenti del governo si è andata a rafforzare la rivalutazione delle pensioni minime per coloro che sono oltre la soglia di 75 anni.
Attraverso questi trattamenti è possibile quindi beneficiare di una rivalutazione del 6,4% invece del 1,5%.
Non mancherà poi un’indicizzazione del 7,3%. Ciò che ne consegue perché l’importo mensile salirà a 597,3 euro al mese.
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