Andrea Orlando, il candidato segretario del PD vicino alle donne vittime di violenza

Andrea Orlando annuncia la sua candidatura a segretario del PD

Andrea Orlando ha ufficializzato la sua candidatura a segretario del PD. Il Ministro della Giustizia sfiderà Matteo Renzi e Michele Emiliano per la guida del partito: la notizia della sua candidatura è stata ben accolta da molti militanti che vedono rientrare le faide fratricide con lo spettro della scissione in una dinamica più normale, quella di un partito che, seppur molto complesso, discute al suo interno. La sua non è una candidatura fittizia. “Mi candido per ricostruire il centrosinistra e per essere il riferimento di tutto il centrosinistra”, ha dichiarato dal circolo Marconi di Roma da dove ha spiegato la sua strategia. “Non mi preoccupo perché arriverò primo e chi arriverà secondo e terzo non si dovrà preoccupare di me perché io sarò il segretario del PD e di tutti. Penso di poter rappresentare tutto il partito perché so di essere capace di ascoltare, parlare e unire”, ha aggiunto. La sua candidatura piace anche perché da ministro della Giustizia si è mostrato molto vicino alle donne vittime di violenza e questo è un aspetto importante in un momento in cui le donne sembrano sparite dai vertici della politica.

Il passaggio può sembrare consolatorio e in parte lo è. La notizia che c’è anche una donna candidata alla segreteria del PD si è persa tra le mille pieghe delle polemiche e delle discussioni interne. Si tratta di Carlotta Salerno, segretario cittadino a Torino dei Moderati, partito fondato da Giacomo Portas e alleato del PD, che ha formalizzato la sua candidatura e che correrà “per vincere”, come ha dichiarato in un’intervista al programma di Radio 1 ‘Un giorno da pecora’.

Le possibilità della Salerno sulla carta non sembrano molte (anche se non è mai detta l’ultima parola), per cui avere un candidato sensibile ai temi della tutela delle donne è pur sempre una cosa positiva. Non che gli altri non lo siano, sia chiaro, anche perché non esiste politico degno di questo nome che non sia contro la violenza sulle donne. Diciamo che nel ruolo di Guardasigilli ha avuto molte occasioni di mostrare il suo interesse al tema.

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Le prime dichiarazioni sulla candidatura alla segreteria del PD sembrano andare in una dimensione diversa rispetto ai veleni degli ultimi tempi. “Oggi riscontriamo rabbia, delusione, malcontento, che ha alimentato le forze della nuova destra. Fin dalle prime battute di questa campagna congressuale voglio chiarire che non sentirete da me parole che potrebbe pronunciare un nazionalista, un populista o un sovranista, anche se, purtroppo, quelle parole sono entrate dentro di noi”, ha dichiarato davanti agli iscritti del circolo romano.

“Se noi usiamo gli stessi slogan, gli stessi argomenti e le stesse parole alla fine la gente voterà per loro. E io non voglio rassegnarmi allo spirito del tempo ma riconquistare il nostro popolo con le idee della sinistra”, ha aggiunto. Parole che per molti sono state un balsamo dopo le accuse reciproche tra maggioranza e minoranza.

Sulla questione donne, Orlando si è speso molto nei suoi tre anni da ministro della Giustizia a favore della lotta alla violenza sulle donne, anche con prese di posizioni inedite per un rappresentante della politica, come fece con il tweet del novembre 2014 quando sottolineò la battaglia culturale che devono fare soprattutto gli uomini.

Non sono mancate le dichiarazioni in occasioni ufficiali. “La violenza contro le donne è un barbaro crimine da combattere ogni giorno con forza e determinazione. È una battaglia che si deve combattere a partire dalla prevenzione”, ha detto lo scorso novembre durante giornata indetta dall’Onu per combattere la violenza di genere.

Altra affermazione forte è quella più recente, relativa alla prescrizione di un processo per abusi e violenze ai danni allora di una bambina di 7 anni che, dopo 20 anni, si è arenato. “Chiedo scusa a nome dello Stato“, ha dichiarato in merito all’episodio. “Rappresentiamo complessivamente il sistema giustizia e se succedono questi episodi non possiamo che, con poche parole, scusarci. Ho disposto un’ispezione per ricostruire la dinamica che ha portato a questo tremendo risultato per lo Stato e per le persone coinvolte”, ha poi concluso.

Certo il singolo episodio non rientra nelle singole competenze ministeriali e, a livello pratico, c’è moltissimo da fare per combattere la violenza sulle donne, a partire dai tagli ai centri anti violenza, spesso l’unico baluardo sul territorio a fianco delle vittime. Che se ne parli rimane pur sempre un bene: il silenzio, soprattutto quello della politica, è complice di pugni e schiaffi.

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