A uccidere l’ambasciatore russo in Turchia Andrei Karlov, ad Ankara, è stato un poliziotto fuori servizio legato all’estremismo islamico. Si tratta probabilmente di una vendetta contro la Russia per Aleppo. Mevlut Mert Altintas è riuscito a entrare senza problemi nella sala dove il diplomatico stava tenendo un discorso sui rapporti con la Russia, ha avuto tutto il tempo per uscire la pistola e freddarlo con tre colpi. Prima di pronunciare accuse in arabo legate ad Aleppo e alla guerra in Siria, inneggiare ad Allah, scappare ed essere ucciso. Il suo volto spiritato resterà per sempre impresso dietro quello dell’inconsapevole Karlov, prima di commettere l’omicidio in diretta tv. Nemmeno il tempo di dichiarare il decesso dell’ambasciatore che il video dell’esecuzione aveva fatto il giro del mondo. Per rispetto della vittima abbiamo deciso di non condividerlo.
Erano da poco passate le 19 locali (le 17 in Italia), quando Karlov stava parlando davanti ai giornalisti per inaugurare la mostra “La Russia vista dai turchi”, in una galleria d’arte nel quartiere centrale della capitale. Nemmeno il tempo di dire che le relazioni tra Russia e Turchia erano riprese con successo (il 24 novembre 2015 un aereo russo fu abbattuto sui cieli turchi provocando una forte crisi diplomatica), che si sono sentiti degli spari ed è crollato per terra. Dietro di lui il volto del killer: faccia pulita, elegante, completo nero e cravatta. In sala si è scatenato il panico: da un lato il corpo esanime del russo, dall’altro gente in fuga e qualche ferito.
Con ancora la pistola in aria l’assassino ha cominciato a urlare frasi in arabo, russo e turco: “Voi sparate in Siria e io sparo a voi. Non dimenticatevi di Aleppo, nel nome di Allah non ve lo permetteremo”. E ancora: “Le nostre città non sono sicure, così non lo saranno le vostre. Non mi resta nient’altro che morire. Chi ha colpa delle nostre sofferenze pagherà un prezzo altissimo. Noi siamo quelli che hanno promesso fedeltà a Maometto”. E infine “Allahu akbar” (“Allah è grande”). Poi la fuga, finita con il blitz della polizia che lo ha ucciso, mentre per le strade di Ankara era il panico. Il traffico era impazzito e si erano diffuse voci di spari davanti all’ambasciata americana.
Chi è l’attentatore dell’ambasciatore russo
Poche ore dopo l’agguato è stato diffuso il ritratto del killer: Mevlut Mert Altintas, poliziotto di 22 anni fuori servizio, di Manisa, Anatolia occidentale. Lavorava da più di due anni nella polizia antisommossa di Ankara. Nel giorno dell’omicidio pare che fosse fuori servizio ma grazie al tesserino non avrebbe avuto problemi a entrare in sala. L’attentatore era un estremista islamico: sembra che prima di sparare l’ambasciatore avesse intonato l’inno del gruppo qaedista Al Nusra. Inoltre pochi minuti dopo l’agguato i militanti dell’Isis stavano già esultando sui social network.
Prima il sindaco di Ankara Melih Gokcek, poi il presidente turco Recep Tayyip Erdogan lo hanno però associato a Fethullah Gulen, che il governo ritiene essere il responsabile del fallito golpe del 15 luglio. Ma Gulen avrebbe già negato ogni ruolo nell’attentato, e secondo i media locali il killer non era tra le migliaia di epurati dopo il golpe ma lavorava anzi nella polizia.
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Vendetta contro la Russia per Aleppo?
Sembra quindi scontato il riferimento alla guerra in Siria. L’ipotesi è proprio la vendetta contro la Russia, il cui aiuto militare alle forze governative si sta rivelando decisivo per la riconquista di Aleppo. L’attentato è avvenuto proprio alla vigilia dell’incontro sulla Siria previsto a Mosca tra il ministro degli Esteri turco e quelli russo e iraniano. I rapporti tra Turchia e Russia rischiano di tornare a farsi incandescenti, dopo l’abbattimento dell’aereo russo in Turchia. Crisi risolta a giugno, dopo le scuse di Erdogan al presidente russo Vladimir Putin.
Putin: “Provocazione per minare legami tra Mosca ed Ankara”
Per ora sembra regnare la calma, nonostante l’atteggiamento da sempre ambiguo della Turchia nei confronti degli jihadisti e dell’Isis in Siria. Gli stessi che potrebbero aver armato Altintas. Erdogan e Putin, che si sono sentiti telefonicamente, convengono che si tratta di “un vile attentato” volto a “danneggiare le relazioni fra Turchia e Russia”. Putin si è limitato a dichiarare: “È stata indubbiamente una provocazione, indirizzata a minare la normalizzazione dei legami tra Mosca ed Ankara e a far fallire i tentativi di raggiungere un’intesa per la pace in Siria. La risposta può essere soltanto una: rafforzare la lotta al terrorismo. I banditi se ne accorgeranno”.
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