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Anna Marchesini rivive nel ricordo della figlia Virginia che, nella prefazione di E’ arrivato l’arrotino – l’ultimo romanzo dell’attrice uscito postumo a settembre 2016 – rivolge alla madre parole commoventi. La Marchesini, scomparsa il 30 luglio 2016 per l’aggravarsi delle sue condizioni di salute – soffriva da anni di una forma grave di artrite reumatoide, una malattia progressiva che porta a perdere la funzionalità degli arti – aveva avuto un’unica figlia, nata dal matrimonio con l’attore Paki Valente, con cui visse per quasi dieci anni, dal ’91 al ’99.
‘Eccoci qua, poeta! A scriverti, le righe parlano e raccontano chi sei, forse era tutta una vita che aspettavi il senso vero di quel qualcosa che sapeva di fiori e di glicine misto a profumo di rosa e di natura umana, quella vera, e di sensazioni più intime, e di immediata bellezza e di gioiosa immensità.’
Esordisce con queste parole Virginia Valente, figlia di Anna Marchesini che ha deciso di svelare, attraverso la prefazione-lettera al romanzo postumo della madre, il profondo rapporto che aveva con lei e i sentimenti che prova dopo la sua scomparsa. E’ uno scritto in cui la giovane traccia un ritratto delicato e molto intenso della celebre madre, vissuto nonostante la malattia, i dissapori col padre (intervenuto tempo fa a Domenica Live per lanciare un appello alla figlia che, disse, non vede ormai da anni) e i tantissimi impegni che, per lunghi periodi, tenevano la Marchesini lontana da casa.
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‘Io mi ricordo bene quando tu lavoravi e stavi dietro ai miei vissuti di emotività e di ansia, e di quel vivere noioso e quotidiano, scrive ancora Virginia, di quel qualcosa di vero, di quell’immaginario silenzio che il poeta era in grado di udire e di sentire; erano tutti in silenzio ad applaudirti e tu con il senso di una persona fragile e notturna, che rifletteva in una piccola barca di eterno temporale’.
Paragonandola ad un poeta, Virginia parla della madre, Anna Marchesini, come una donna forte nonostante l’apparente fragilità che, anche ‘quando il nido si è rotto e si è ricomposto’, non ha mai perso la ‘voglia d’amore e di canzoni, le nostre, ti ricordi i nostri sorrisi? E i tuoi momenti bui con cui un poeta deve convivere, le ali di un uccello in volo erano la tua immagine preferita, le ore che scrivevi, correggevi, o chiacchieravi con gli amici al telefono, il tuo sorriso e le tue risate, i tuoi giochi di parole con cui amavi parlare, raccontarti e silenziosamente esprimerti nella correzione del tuo libro, occhi gioiosi e tanto immaginativi, erano in silenzio anche i tuoi ragionamenti, la tua grinta che nascondevi per paura di offendere le persone’.
‘Tutto ciò che un poeta lascia di bello, continua Virginia nella lettera in ricordo della madre, è un segno che rimane nel cuore eterno di una persona per sempre, e stare in mezzo agli altri, mamma, era la cosa che ti piaceva di più, e creare un dialogo con loro, anche solo con un semplice ‘benvenuto’ o ‘buongiorno’, era la tua situazione ideale, anche solo per vedere una lacrima scendere dagli occhi dei tuoi fan o una risata durante i tuoi spettacoli, o condividere con gli amici sorrisi e risate era il tuo piccolo mondo e non sempre tutto andava per il verso giusto. Qualche volta era il destino a rovinarti le cose pure e semplici della vita, ma tu avevi il tuo solito modo di sdrammatizzare tutto anche per telefono e di ridere degli incidenti della vita e di ridere, ridere e ridere ancora di tutto, e anche piangere’.
Un ricordo tenero e straziante, dunque, quello che Virginia Valente rivolge alla madre, introducendo un’opera – l’ultima di Anna Marchesini – che racconta la storia di due donne, una orfana, l’altra, invece, che sta per nascere. Uno scritto che da prefazione si trasforma in una lettera vera e propria, un ultimo emozionante messaggio che ci regala il volto, forse un po’ inedito, di una grande artista italiana. Tra ricordi pubblici e privati, Virginia omaggia la madre scomparsa, fino al commovente saluto finale:
‘Mamma, mi manchi e sarai sempre nei miei pensieri più intimi, cercherò i tuoi occhi in qualsiasi altro sguardo umano, ti ricordo e ti ripenso nelle nostre cene a letto e nei nostri abbracci notturni. Ti stringe forte tua figlia, quella ragazza che hai allevato e che sempre rimarrà tua.’
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