Secondo alcune credenze l’anno bisestile è un anno funesto, che porta sfortuna: il significato di questo giorno in più, che cade ogni quattro anni (il 2016 è un anno bisestile), dipende dalle imprecisioni, che si sono susseguite fin dall’antichità, sui sistemi per misurare il tempo. Per capire bene cosa vuol dire ‘anno bisestile‘ bisogna anzitutto far riferimento al calendario gregoriano, in base al quale si aggiunge (ogni quattro anni) un giorno in più al mese più corto. Questa esigenza, che evita lo slittamento delle stagioni, dipende dal movimento di rivoluzione che la Terra compie intorno al Sole. Ma vediamo meglio di cosa si tratta e perché, nella tradizione popolare, il 29 febbraio porta sfortuna e sventure.
Come sappiamo l’anno bisestile è formato da 366 giorni, uno in più rispetto alla norma. Questo perché l’anno solare non conta 365 giorni esatti, ma 365 giorni, 5 ore, 48 minuti e 45 secondi, il tempo che impiega la Terra a completare un’orbita intorno al Sole. Questa frazione temporale in più (arrotondata a 6 ore) accumula un ritardo che, ogni quattro anni, corrisponde ad un giorno intero: con l’anno bisestile, quindi, il calendario ‘torna in carreggiata’, aggiungendo un giorno all’anno quando l’anticipo accumulato arriva alle 24 ore (6 ore per 4 anni, uguale 24).
Quando fu ‘inventato’ l’anno bisestile?
L’invenzione dell’anno bisestile risale al 46 a.C. quando Giulio Cesare, per dare un po’ d’ordine al ‘caos’ del calendario romano, inaugurò il calendario giuliano: divise l’anno in 365 giorni, aggiungendone uno ogni quattro anni per recuperare le ore di scarto rispetto all’anno solare.
Tutti i calendari della storia avevano cercato di correggere il fatto che l’anno solare non si potesse dividere esattamente in giorni; la situazione però, come dicevamo, risultava un pochino caotica: fino all’arrivo di Giulio Cesare, infatti, l’anno romano durava 355 giorni e per compensare la differenza con l’anno solare si aggiungeva, una tantum, un mese (tra febbraio e marzo) di durata variabile. Alternandosi tra anni di 355 giorni ed anni di 377, la situazione (benché il calendario romano fosse sempre più o meno in linea con quello solare) era piuttosto confusionaria, Cesare perciò, con l’aiuto di astronomi e matematici, progettò un calendario di 365 giorni, il calendario giuliano appunto, aggiungendo ogni quattro anni un giorno ‘extra’.
Perché si chiama ‘bisestile’?
Questo nome deriva dal fatto che i Romani non dividevano il mese come facciamo noi (3 febbraio, 5 marzo, etc), ma in calende, idi e none. In base al calendario giuliano, quindi, il giorno in più veniva inserito a febbraio (il mese più corto) il sesto giorno prima della calende di marzo, ovvero il 24, che era considerato un giorno doppio, formato cioè da 48 ore. Vi erano perciò ‘due sesti giorni‘ prima delle calende di marzo, da cui ‘bisextus‘ in latino e ‘bisestile‘ in italiano.
Il ‘primo’ 29 febbraio della storia risale probabilmente al Medioevo, quando i giorni dei mesi cominciarono ad essere contati in maniera sequenziale (come facciamo oggi) anziché in base alla suddivisione romana.
Come si calcola l’anno bisestile?
Siccome l’anno solare non conta esattamente 365 giorni, il calendario giuliano presentava comunque un’imprecisione: in più di un millennio, infatti, il ritardo accumulato portò le stagioni a slittare addirittura di una decina di giorni. Per questo, nel 1582, entrò in vigore il calendario gregoriano che cercò di ‘riallineare’ i giorni dell’anno (per recuperare quelli perduti ‘saltò’ dal 4 direttamente al 15 ottobre) e stabilendo qualche eccezione riguardo agli anni bisestili. Sono bisestili tutti gli anni divisibili per quattro (sono le ultime due cifre, dallo 04 al 96, a fornire la risposta), eccetto gli anni secolari che sono bisestili solo se divisibili per 400 (ad esempio il 1600, il 2000, il 2400).
‘Anno bisesto, anno funesto’
Secondo le credenze popolari, l’anno bisestile è solitamente funesto e porta sfortuna. Perché? Presumibilmente anche questa interpretazione risale all’epoca romana, sia perché nel mese di febbraio si celebravano i Feralia, ovvero le festività dedicate al culto dei morti, sia perché gli eventi fuori dall’ordinario (com’era il fatto di ‘aggiungere’ un giorno in più all’anno) erano solitamente interpretati come un qualcosa foriero di sventura. Nel corso dei secoli, infatti, la tradizione ‘negativa’ legata al 29 febbraio è andata via via consolidandosi, legando a questa data carestie, terremoti, epidemie e sciagure di ogni genere. In realtà non v’è alcun nesso tra questo giorno e le tragedie che hanno colpito l’uomo nel corso della storia, l’unico ‘problema’, se così si può dire, riguarda in nati in questa data, che solo ogni quattro anni possono festeggiare nel giorno esatto della loro nascita.
Qualche curiosità
Secondo una tradizione anglosassone, il 29 febbraio è il giorno in cui le donne possono chiedere la mano del proprio fidanzato, una consuetudine che, sembra, sia stata ‘inventata’ da San Patrizio. Gli uomini che ricevono la proposta di matrimonio in questo giorno però, devono stare attenti a ciò che rispondono: secondo un’altra tradizione, infatti, la regina Margaret di Scozia stabilì, alla fine del Duecento, una multa per gli uomini che ‘contravvenivano’ alla richiesta della propria fidanzata. Ancora oggi, in alcune zone del Nord Europa, coloro che rifiutano la proposta di matrimonio in questo giorno, devono ‘risarcire‘ le compagne con vestiti, guanti e regali di ogni tipo.
I nati il 29 febbraio, invece, sarebbero oltre 4 milioni: solo una famiglia irlandese, secondo il Guinnes dei Primati, ha ‘generato’ nel corso del XX secolo ben tre generazioni di nati in anni bisestili e, siccome venire alla luce il 29 febbraio è una rarità, è stato creato addirittura un club, l’Honor Society of Leap Year Day Babies. In inglese, infatti, anno bisestile si dice ‘leap year‘, ‘anno del salto’, poiché (a differenza degli anni ‘standard’ in cui ogni data cade generalmente il giorno dopo rispetto all’anno precedente) in quelli bisestili si salta un giorno, e le date risultano spostate in avanti di due giorni rispetto all’anno prima.
Infine, ecco qualche nato famoso in anni bisestili: Papa Paolo III (1468), Gioacchino Rossini (1792) e il pittore Balthus (1908).
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