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Anno giudiziario, i temi affrontati dai giudici nella cerimonia di inaugurazione

In occasione dell’inaugurazione dell’anno giudiziario in Cassazione, alla cerimonia a Roma sono stati presentati diversi temi da parte dei magistrati, che hanno tenuto a sottolineare non solo l’importanza di tutelare alcuni aspetti legati ai procedimenti giudiziari, ma anche a denunciare le mancanze che ancora persistono e che rendono la macchina processuale non del tutto efficiente. Sono presenti, tra gli altri, il premier Paolo Gentiloni, il sindaco di Roma Virginia Raggi, il procuratore della Repubblica di Roma, Giuseppe Pignatone ma si registra un assente di rilievo, ossia l’Associazione Nazionale Magistrati, che non si è presentata in segno di protesta contro il governo.

LA GIUSTIZIA E I SUOI PROBLEMI
Sono diverse le emergenze della giustizia italiana: il sovraffollamento carcerario, le carenze di personale, la mole dell’arretrato e i tempi della giustizia. “Le abbiamo affrontate”, ha spiegato il ministro della Giustizia, Andrea Orlando, sottolineando che l’azione di riforma proseguirà “ma si è già sensibilmente ridotto il peso di quelle patologie, cronicizzatesi nel corso di troppi anni”. Certo, “La situazione rimane difficile, ma la dinamica che abbiamo innescato è virtuosa, e consente di guardare con fiducia al prossimo futuro”, ha proseguito “Se l’andamento venisse confermato nel prossimo triennio, l’Italia si allineerebbe a Paesi come la Francia o la Spagna” per quanto riguarda il tempo medio di durata dei procedimenti.

Il Guardasigilli ha tracciato un bilancio del modo in cui e’ stata affrontata l’emergenza personale. “Ne vado particolarmente orgoglioso – ha detto Orlando- perché abbiamo realizzato una netta e consistente inversione di tendenza. Abbiamo trovato una situazione critica: una scopertura di novemila unità e nessuna prospettiva per il futuro”.

L’inefficienza e i tempi lunghi del rendere giustizia possono, “produrre conseguenze inaccettabili. In mancanza di processi tempestivi, l’ipotesi dell’accusa penale, spesso, rimane troppo a lungo l’unica verità sul campo. E ciò produce un danno al cittadino indagato, alle stesse vittime e alla fiducia collettiva in una giustizia eguale per tutti”, ha sottolineato il vicepresidente del Csm Giovanni Legnini, che ha proseguito: “La grande scommessa è dunque quella dei tempi del processo poiché una giustizia che arriva troppo tardi è ingiusta per definizione. Nel rapporto tra tempo e processo, dunque, si situa una grande battaglia di civiltà la cui posta in palio sono i diritti fondamentali e la credibilità del giudice”.

“L’organizzazione è stata per il Ministero la questione prioritaria. Per questo motivo abbiamo puntato sull’informatizzazione dell’intero sistema della giustizia, immesso nuove risorse, investito nella sua qualificazione, completato la storica revisione delle piante organiche, attesa da troppi anni”, ha spiegato il ministro Andrea Orlando. “E’ ora imminente – ha detto – anche la revisione delle piante organiche degli uffici di II grado. Così come è imminente un piano pluriennale per l’informatizzazione del processo penale”.

Una parola critica Orlando l’ha spesa per la mancanza diffusione dell’Ufficio del Processo: “A distanza di più di un anno dalla sua entrata in vigore, ben poche corti e tribunali si sono dotati dell’Ufficio per il Processo, nonostante l’assegnazione a tale struttura di oltre 4000 tirocinanti”.

IL RUOLO DEI GIUDICI E LA MANCATA DISCREZIONE
I problemi della giustizia vanno affrontati anche attraverso l’assunzione da parte di tutti di “condotte consapevoli del proprio ruolo”. E’ il procuratore generale della Corte di Cassazione, Pasquale Ciccolo, che prova per primo a mettere ‘i puntini sulle i’ in occasione dell’inaugurazione dell’anno giudiziario in piazza Cavour a Roma, lanciando l’allarme sulla fuga di notizie sui procedimenti in corso. Ciccolo ha invitato le toghe al “riserbo” ricordando che la stessa Corte di Strasburgo “ha ribadito che ai magistrati è imposta la massima discrezione anche là dove si sia trattato di sostenere pubblicamente le ragioni e la bontà dell’attività giudiziaria svolta”. Una maggiore discrezione da parte dei giudici è quindi essenziale “Dinanzi al fenomeno della fuga di notizie, che è grave perché rischia di ledere il principio costituzionale di non colpevolezza. Più volte viene invocato l’intervento del mio ufficio, che risulta quasi sempre sterile per la obiettiva difficoltà di individuare le singole responsabilità”.

Ed è invece il primo presidente della Cassazione, Giovanni Canzio, ribadendo la necessità della “ragionevole durata del processo” e del “rispetto delle garanzie”, a lanciare un monito anche ai pm che si distaccano dall’ordinamento e dalla cultura della giurisdizione in nome di una spiccata autoreferenzialità, “anche nei rapporti con la narrazione mediatica” e quindi ha proposto di “Aprire talune, significative finestre di controllo giurisdizionale nelle indagini, piuttosto che prevedere interventi di tipo gerarchico o disciplinare”. E’ poi intervenuto sulle ‘distorsioni del processo mediatico‘, spiegando che spesso l’opinione pubblica si esprime sulle decisioni prese dai giudici senza avere minimamente idea di cosa parla, mettendo così in rilievo “Una frattura fra gli esiti dell’attività giudiziaria e le aspettative di giustizia, a prescindere da ogni valutazione circa la complessità dei fatti, la validità delle prove, i principi di diritto applicati, le garanzie del processo, la tenuta logica della decisione”.

(Giovanni Canzio)

LA CORRUZIONE C’E’ MA NON SI VEDE
La piaga della corruzione è tra i temi affrontati da Canzio: “E’ fortemente avvertita nel Paese la percezione di una diffusa corruzione sia nella Pa che tra i privati. Essa non trova riscontro, tuttavia, nelle rilevazioni delle statistiche giudiziarie. Il dato statistico nazionale degli uffici di merito e di legittimità registra, infatti, un numero esiguo di giudizi penali per siffatti gravi delitti”. Dati alla mano, Canzio osserva che si tratta di “appena 273 procedimenti definiti nel 2016 in Cassazione, pari allo 0,5%”. Da qui l’appello: “occorre avviare un’approfondita riflessione sull’efficacia delle attuali misure, preventive e repressive, di contrasto del fenomeno, perché ne sia consentita l’emersione nelle sue reali dimensioni anche nelle aule di giustizia”.

E sul tema prescrizione, Canzio ricorda che in Cassazione “colpisce solo l’1,3% dei processi”. A suo modo di vedere, andrebbe bloccata dopo la condanna in primo grado.

UNA LEGGE PER LA STEPCHILD ADOPTION
Sempre il primo presidente della Cassazione, Canzio, ha evidenziato la necessità di una legge per la stepchild adoption, cioè una norma che regoli l’adozione per coppie dello stesso sesso. “Tuteliamo i diritti ma non possiamo fare supplenza su scelte impegnative in materia etico-sociale”, ha chiarito Canzio, ricordando che: “la Corte non può e non intende sottrarsi al dovere di apprestare tutela ai diritti fondamentali della persona. Ma demandare in via esclusiva alla giurisprudenza la soluzione di questione che involgono scelte impegnative dal punto di vista etico-sociale non è la via preferibile”.

IL DIFFICILE RAPPORTO TRA ANM E GOVERNO
Il vicepresidente del Csm Giovanni Legnini ha lanciato infine un appello al senso responsabilità di tutti per alimentare la cultura del dialogo: “Auspico fortemente che si possano superare le difficoltà del rapporto tra Anm e il governo proseguendo un percorso, che non possiamo smarrire, di innovazione nell’amministrazione della giustizia con il pieno coinvolgimento di tutti gli attori della giurisdizione”. “Ritengo che costituisca un dovere per il consiglio superiore della magistratura contribuire, nel rispetto dell’autonomia di ciascuno, a ricondurre a fisiologica dialettica le posizioni di tutti”, ha sottolineato il vicepresidente. “Ed e’ anche per tale ragione – ha detto – che mi permetto di rivolgere un appello affinché ciascuno attinga al proprio senso di responsabilità alimentando la cultura del dialogo nella ricerca delle migliori soluzioni a tutti i problemi che attendono una soluzione senza mai smarrire l’obiettivo ultimo che deve accomunarci tutti, quello superiore di una giustizia giusta al servizio delle aspettative dei cittadini“.

Kati Irrente

Giornalista per vocazione, scrivo per il web dal 2008. Mi occupo di cronaca italiana ed estera, politica e costume. Naturopata appassionata del vivere green e della buona cucina, divido il tempo libero tra musica, cinema e fumetti d'autore.

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