[didascalia fornitore=”altro”]Foto di evrymmnt/Shutterstock.com[/didascalia]
Questa storia arriva da Napoli, quartiere San Carlo all’Arena. La radio della polizia lancia una segnalazione di massima urgenza: “Rapina in casa, la vittima ha più di 90 anni, l’hanno legata”. Una pattuglia risponde alla chiamata e raggiunge il luogo del delitto in neanche cinque minuti. Data l’età e la descrizione del crimine, quando gli agenti sono davanti alla porta si preparano al peggio.
E invece trovano un’anziana dallo sguardo triste e dalla vocina flebile. In casa nessun segno di furti o di violenze.
“Signora, che è successo?”
“Erano in tre, mi hanno rubato i soldi”.
Qualcosa non quadra: la signora sta fisicamente bene, non è agitata ma triste, quasi vergognosa. Nessuno sembra avere rubato o rotto nulla in casa. Poche altre domande e gli agenti si lanciano uno sguardo d’intesa perché hanno capito tutto.
La signora abbassa lo sguardo e sussurra: “Perdonatemi… sono sola… non esco di casa da un mese. Non ho nessuno e non mi posso permettere una badante… Mi portereste a fare un piccolo giro?”
Gli agenti smettono di essere solo poliziotti e si ricordano di essere anche figli, nipoti.
Uno dei due mette mano alla radio per rassicurare la centrale, poi scatta l’operazione “Nonna felice”: la signora Ester viene portata a fare due passi, poi una visita al bar per un cappuccino. Poi la piccola comitiva raggiunge la chiesa per una preghiera. I poliziotti chiamano il parroco e lo informano della situazione: “Padre, la signora Ester non può restare da sola”.
Il prete capisce e fa la sua parte: “Tranquilli, ora ci pensiamo noi, troveremo qualcuno che si prenda cura della signora Ester”.
I due poliziotti e il prete hanno fatto la differenza per una nonnina sola. Per una volta una piccola storia di solitudine ha avuto un lieto fine.