Silvia Pedrazzini e Riccardo Guida – rispettivamente figlia e genero della vittima – sono accusati di maltrattamenti aggravati, truffa ai danni dello Stato e sequestro di persona.
L’unica ipotesi contestata alla coppia e caduta nella sentenza di primo grado è quella dell’omissione di soccorso. Per i due indagati, la pm aveva chiesto 18 anni e due mesi di carcere. Rinviata a giudizio la vedova di Pedrazzini, Marta Ghilardini.
Si è concluso il processo di primo grado che vede imputati Silvia Pedrazzini e Riccardo Guida, rispettivamente figlia e genero di Giuseppe Pedrazzini, l’anziano trovato cadavere in un pozzo vicino all’abitazione di famiglia a Cerrè Marabino di Toano, sull’Appennino Reggiano.
Quando l’11 maggio del 2022 venne trovato il corpo del 77enne (sul pozzo era stata posta una pesante lastra di marmo) l’esame autoptico confermò che l’uomo era morto diversi mesi prima. La figlia e il genero di Pedrazzini, che si trovano agli arresti domiciliari, sono accusati di sequestro di persona, maltrattamenti aggravati, soppressione di soccorso e truffa ai danni dello Stato. I due, 43 anni lui, 38 lei, avrebbero continuato a intascare la pensione della vittima e lo avrebbero segregato in casa, impedendogli di vedere amici e parenti. Caduta invece l’accusa di omissione di soccorso.
La vedova di Pedrazzini, Marta Ghilardini, è stata rinviata a giudizio.
‘Giustizia è stata fatta per il nostro Beppe’
ha detto Claudio, fratello della vittima, a conclusione del processo di primo grado.
La figlia e il genero di Pedrazzini si sono sempre detti estranei ai fatti, ribadendo di non sapere chi avesse seppellito l’anziano nel pozzo, dove è stato poi ritrovato. Secondo il pm, i tre indagati – compresa la moglie – avrebbero maltrattato l’anziano, senza neppure chiamare i soccorsi il giorno del decesso, risalente a diversi mesi prima del ritrovamento. Il 77enne sarebbe morto a seguito dei maltrattamenti subiti. Pedrazzini era stato relegato a letto e veniva nutrito soltanto con del brodo. Secondo gli inquirenti, spesso gli venivano somministrati dei tranquillanti per evitare che si agitasse.
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