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La pensione Ape social è un sussidio economico a carico dello Stato – ed erogato dall’INPS – introdotto dalla legge di Stabilità 2017. Si tratta di una misura sperimentale che ufficialmente sarà in vigore fino alla fine del 2019. L’Ape social è regolato dal DPCM 88/2017 e dalla Circolare Inps 100/2017 e riguarda esclusivamente soggetti residenti in Italia. Il termine Ape social sta per Anticipo Pensionistico Sociale.
L’Ape social può riguardare dipendenti pubblici e privati, lavoratori autonomi ed iscritti alla gestione separata con almeno 63 anni che si trovino in una delle seguenti condizioni:
Per aver diritto all’Ape social bisogna aver svolto un lavoro gravoso per un periodo di tempo pari almeno a sei anni negli ultimi sette oppure per almeno sette anni negli ultimi dieci anni – ovviamente prima del pensionamento.
Le categorie originarie di lavori gravosi erano le seguenti:
Il 1° gennaio 2018, la legge di bilancio ha aggiunto a questo elenco altre 4 attività:
Per accedere all’Ape social non occorre solo avere almeno 63 anni ed appartenere ad una delle categorie che abbiamo indicato. E’ necessario avere anche:
Dal 1° gennaio 2018, è previsto uno sconto per le lavoratrici madri di un anno per ogni figlio – per un massimo di due anni -, per cui una madre con due figli potrà accedere a questo beneficio con 28 anni di contributi invece di 30.
La richiesta dell’Ape social – e la sua erogazione – è compatibile con lo svolgimento di attività lavorativa dipendente o parasubordinata che generino redditi fino agli 8.000 euro annui e con lo svolgimento di attività di lavoro autonomo nel limite di reddito di 4.800 euro annui.
Per accedere a questo beneficio è necessario presentare domanda all’Inps. E’ importante presentarla il prima possibile perché ci sono risorse solo per erogare un certo numero di Ape social. Se il numero di domande supera il numero di Ape social che è possibile erogare, verranno fatte delle scelte che premieranno chi è più vicino alla pensione e chi ha presentato prima la domanda. I vincoli di bilancio possono anche portare a posticipare la data di decorrenza del beneficio.
L’Ape social verrà corrisposta mensilmente – non ci sarà tredicesima – e fino al momento in cui il soggetto percettore avrà diritto al conseguimento della pensione di vecchiaia o della pensione anticipata. L’indennità è pari all’importo della rata mensile di pensione maturata al momento dell’accesso alla prestazione – se pari o inferiore ai 1.500 euro. Se la pensione maturata supera questo importo, l’Ape social erogata sarà comunque al massimo pari a 1.500 euro. L’importo di questa indennità non può essere rivalutato.
L’ottenimento dell’Ape social non avrà alcun riflesso sulla pensione anticipata o di vecchiaia che verrà erogata, perché si tratta di una prestazione completamente a carico dello stato. Questa erogazione viene trattata fiscalmente come un reddito da lavoro dipendente – e permette il conseguimento del bonus di 80 euro previsto dal governo Renzi (e che tutti i partiti a parole vogliono confermare).
In questo link potrete approfondire l’argomento: Ape pensioni anticipate, differenze fra Ape Social e Ape Volontaria.
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