Nel centro di detenzione per migranti situato a Ciudad Juárez, in Messico, si è verificato un incendio tra il giorno di lunedì e martedì, che ha causato la morte di alcune persone. Di conseguenza, le autorità hanno avviato un’indagine ufficiale per accertare le cause del tragico evento e determinare eventuali responsabilità.
Al momento, l’ipotesi al centro dell’indagine è quella di omicidio, poiché si sospetta che l’incendio sia stato causato intenzionalmente. La situazione è ancora in fase di sviluppo e le autorità stanno lavorando per identificare i responsabili e garantire che giustizia sia fatta per le vittime e le loro famiglie.
Non si sa ancora molto, ma le ricostruzioni dei fatti avvenuti tra lunedì e martedì sono in corso. Vediamo più da vicino questa tragica vicenda consumatasi in Messico, presso il centro di detenzione per migranti.
La procuratrice messicana specializzata in diritti umani, Sara Irene Herrerías Guerra, ha annunciato mercoledì che le autorità hanno avviato un’indagine per omicidio in seguito all’incendio che si è verificato nella notte tra lunedì e martedì nel centro di detenzione per migranti situato a Ciudad Juárez, una città situata nella parte settentrionale del Messico.
Il tragico incidente ha causato la morte di 39 migranti, tutti provenienti dalle regioni dell’America centrale e meridionale. Ora si chiede giustizia e quindi delle risposte in merito a quella notte.
Le indagini proseguono, ma le informazioni in mano alle autorità non sembrano ancora aver portato i risultati che i parenti delle vittime chiedono a gran voce. 39 vite spezzate quella notte a seguito di un incendio, che con molta probabilità è stato appiccato.
Al momento, le informazioni disponibili in merito sono limitate. Tuttavia, è emerso che otto individui sono sotto indagine in relazione all’incendio avvenuto nel centro di detenzione per migranti a Ciudad Juárez, in Messico.
Di questi, cinque sono tutti degli agenti. In merito a quanto riportato questi sono: due appartenenti alla sicurezza privata, due agenti federali e un funzionario dello stato messicano di Chihuahua, dove si trova la città di Juárez.
L’indagine in corso mira a determinare se le autorità responsabili della gestione del centro di detenzione siano colpevoli dell’incendio e se abbiano agito in modo negligente. Si ipotizza che gli agenti possano aver abbandonato la struttura quando l’incendio è scoppiato, lasciando i detenuti all’interno senza liberarli. Le prove a supporto di questa teoria includono un video registrato all’interno del centro, che è stato diffuso mercoledì.
Nel nord del Messico, precisamente a Ciudad Juárez, un incendio è scoppiato all’interno di un centro di detenzione per migranti. Ciò avrebbe provocato la morte di circa 39 individui, tutti provenienti dall’America centrale e meridionale. Tra le vittime, 28 erano di nazionalità guatemalteca, mentre gli altri erano venezuelani e honduregni. Inoltre, altre 29 persone sono rimaste ferite e sono state trasportate in ospedale per ricevere le cure necessarie.
Secondo quanto ricostruito dal presidente messicano Andrés Manuel López Obrador, l’incendio sarebbe stato provocato da una rivolta da parte di un gruppo di detenuti, i quali avrebbero ricevuto la notizia che sarebbero stati rimpatriati dopo poco.
Tale protesta avrebbe condotto all’accensione di un fuoco che in breve tempo si è propagato all’interno della struttura, causando la morte di numerose persone. Di conseguenza, le autorità messicane hanno aperto un’indagine per omicidio e stanno indagando per fare luce su quanto accaduto e accertare eventuali responsabilità.
«Presumiamo che, dopo aver scoperto che sarebbero stati rimpatriati, abbiano deciso di spingere i materassi del rifugio contro la porta e dar loro fuoco per protesta, senza immaginare che avrebbero così causato questo terribile incidente»
Queste le parole del presidente in merito a quanto è accaduto nella struttura.
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