Brutte notizie per il dissidente e oppositore di Putin, Alexei Navalny, in carcere ormai da tempo, che deve scontare una condanna a 9 anni. La magistratura russa ha aperto un altro procedimento penale nei suoi confronti. L’uomo si sarebbe reso protagonista di un alterco in prigione, e ora rischierebbe ulteriori 5 anni di pena. Il suo legale parla di una “provocazione”.
Alexei Navalny, uno dei più fermi oppositori di Vladimir Putin, rischia di veder ulteriormente inasprirsi la sua condanna. L’uomo, in carcere dal 2021, è stato condannato nel marzo dell’anno successivo a 9 anni di prigione da scontare in una colonia penale di regime duro. Ora, Navalny rischia di dover scontare ulteriori 5 anni a causa di un alterco accaduto durante la prigionia. L’avvocato dell’uomo parla apertamente di una “provocazione” di cui sarebbe stato vittima.
The Insider, giornale online vicino all’oppositore di Vladimir Putin, racconta come l’uomo si sia rifiutato di dividere la cella con un compagno particolarmente maleodorante, e riferisce le parole del legale Vadim Kobzev: “L’odore nella cella era tale che era impossibile entrarvi”.
Un funzionario e alcuni agenti si sarebbero quindi avvicinati alla cella, prima minacciandolo e quindi chiamando una squadra con giubbotti antiproiettile e caschi. Questi ultimi lo avrebbero trascinato in cella, colpendolo anche all’inguine con una ginocchiata.
Benché Navslny non sia stato violento con il compagno di cella, lo avrebbe trascinato prendendolo per il colletto verso l’uscita della stessa. A quel punto gli agenti lo avrebbero spinto contro il muro informandolo del nuovo procedimento a suo carico.
“La difesa Navalny è indignata da una provocazione così sfacciata e cinica. Chiediamo una risposta immediata da parte della direzione del Servizio penitenziario federale e dell’ufficio del procuratore” ha scritto The Insider a conclusione del pezzo.
L’accusa, per Alexei, sarebbe quella di “aver disturbato le attività dell’istituto penitenziario”, e potrebbe costargli ulteriori 5 anni di carcere duro. Nelle ultime due settimane l’uomo ha perso già 10 chili ed è finito in cella di isolamento per la 13esima volta in poco tempo.
46 anni, nativo di Butyn, è il leader di Russia del Futuro, nonché presidente di Coalizione Democratica. Di posizioni liberali e nazionaliste, si è dichiarato spesso in favore delle unioni omosessuali nel Paese.
Negli scorsi anni ha subito attacchi alla sua persona, come nel 2017 quando un uomo fingendo di volergli stringere la mano gli ha lanciato sul viso della zelyonka, liquido verde tossico, che gli ha fatto perdere l’80% della vista dell’occhio destro. Nel 2020, poi, è stato avvelenato con il gas nervino, che lo ha portato a un passo dalla morte.
Laureato in legge, e proveniente da una famiglia di militari, nel 2012, quando Putin è stato eletto presidente, ha organizzato una manifestazione in suo sfavore a Mosca, alla quale hanno preso parte quasi 30.000 persone.
Nel 2014, poi, si oppose all’annessione della Crimea, convinto che ciò avrebbe avuto come risultato l’espansione della NATO. Quattro anni dopo, la Corte costituzionale dei diritti dell’uomo ha quindi intimato la Russia di rimborsare Navalny con più di 50.000 Euro per gli arresti subiti in quegli anni e considerati di matrice politica.
In seguito al referendum costituzionale del 1° luglio, nel 2020, si oppose con forza al Sì, dichiarando che ciò avrebbe reso Putin “presidente a vita“, definendo quindi i risultati ottenuti una “grande bugia“.
Il 20 agosto 2020, mentre si trovava con la sua portavoce su un volo Tomsk-Mosca, Alexei iniziò a stare male, perdendo conoscenza. Portato dopo un atterraggio di emergenza all’ospedale di Omsk, qui è caduto in coma ed è stato tenuto in vita da un ventilatore.
Solo grazie alle insistenze della sua famiglia e del partito presso Angela Merkel e Emmanuel Macron, un volo dalla Germania lo ha prelevato dall’istituto ospedaliero per portarlo in una clinica berlinese. In seguito, le analisi effettuate su di lui confermarono la tesi dell’avvelenamento tramite Novichok, un agente nervino. Si teme ora che lo stesso, visto il suo rapido dimagrimento, stia avvenendo in prigione.
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