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App Android mediche sotto indagine da parte del garante della Privacy

Le applicazioni Android del settore medicina sono sotto in procinto di essere sottoposte a un’indagine condotta dalle autorità, più specificamente dal Garante per la Privacy che andrà ad accertarsi che questi software rispettino le norme italiane sulla protezione dei dati personali degli utenti e verificare che siano trasparenti sull’uso delle informazioni ricavate. Questa azione va a inserirsi a corollario a una serie di altre iniziative nell’ambito del Privacy Sweep 2014 promossa dalla rete internazionale Global Privacy Enforcement Network, che è stata fondata con la volontà di instaurare una cooperazione attiva tra le Autorità della privacy di vari Paesi. Quali sono le possibili conseguenze?

Il monito lanciato dal Garante

La comunicazione ufficiale arriva con il commento di Antonello Soro che è il Presidente dell’Autorità italiana che commenta che le applicazioni per cellulari con sistema operativo ossia per smartphone sono sempre più diffuse e chi possiede uno di questi dispositivi mantiene normalmente attive fino a 40 apps contemporaneamente per servizi di vario genere. Forse però non tutti gli utenti sono ben informati sul fatto che questi programmi possano ricavare una numerosa serie di informazioni e dati personali che possono andare dai numeri in rubrica telefonica fino alla presenza o meno online senza dimenticare la localizzazione.

Spesso si scarica senza la dovuta attenzione

Nel caso specifico delle apps di Google, ogni volta che si sta per scaricare un’applicazione dal market ufficiale Google Play si è prima informati su tutto ciò che l’applicazione andrà a sfruttare e dunque si potrà acconsentire o meno ad installarla sul proprio smartphone o tablet che sia. Spesso si clicca immediatamente su Ok senza stare troppo a leggere, ma è un grave errore perché ci sono applicazioni magari anche non così utili (come un salvaschermo) che possono andare a impossessarsi di troppi permessi non meglio giustificati e dunque andrebbero scartate a priori visto che teoricamente si dovrebbe chiedere permesso solo di ciò che è strettamente necessario. Per capirsi: se l’app è di messaggistica può accedere alla rubrica, se è fotografica alla fotocamera, ma se è un gioco perché dovrebbe leggere la rubrica o geolocalizzare l’utente?

Le conseguenze di questa azione

Ma spesso capita che le app vadano oltre a ciò che l’utente abbia consentito in modo libero ed informato comportando rischi per la privacy. Saranno dunque avviate indagini a tappeto (in linguaggio tecnico, sweep) che esamineranno le applicazioni ordinandole in un report di respiro europeo. L’ambito scelto dalla sezione italiana è quello medico. In autunno si divulgheranno i risultati, sarà molto interessante per scoprire come evolverà il rapporto tra le autorità e un settore sempre più in crescita, ma finora poco controllato, come quello delle apps. Potrebbero finire presto i tempi di vacche grasse per gli approfittatori, a tutto vantaggio degli utenti, utilizzatori finali.

Diego Barbera

Diego Barbera è stato un redattore interno di Nanopress fino al 2018. Si è occupato di tecnologia, sport, cronaca.

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