Dopo l’iniziale sperimentazione in Abruzzo, Marche, Puglia e Liguria, l’app di contact tracing lanciata dal Governo italiano per monitorare e contrastare il contagio del Covid-19 è entrata a pieno regime in tutta Italia: cerchiamo allora di capire l’app immuni come funziona, su quali dispositivi può lavorare, quali tecnologie utilizza e come si usa anche in caso di contagio.
L’app Immuni utilizza la tecnologia Bluetooth Low Energy (BLE) per tracciare la prossimità degli individui senza per questo inficiare la privacy di ogni singolo cittadino (e come sia possibile cerchiamo di spiegarlo fra poco).
Sebbene la tecnologia bluetooth sia ormai dotazione di qualsiasi smartphone, i modelli più datati non sono compatibili con la Bluetooth BLE, ed inoltre l’app Immuni non può funzionare su tutti i dispositivi perché necessita di sistemi operativi aggiornati. Dunque non tutti i telefoni possono utilizzarla.
Per quanto riguarda gli iPhone, l’app richiede il sistema operativo iOS 13.5, mentre per Android occorre avere la versione 6 del sistema operativo (Marshmallow, API 23) e al contempo Google Play Service versione 20.18.13. Apple sta anche pensando di estendere la compatibilità con Immuni alla versione 12 di iOS.
Diverso il discorso invece per alcuni modelli di Huawei e Honor: a causa di limitazioni dovuti alle impostazioni di sistema per il risparmio energetico, questi smartphone non permettono all’app Immuni di rimanere attiva in background, condizione invece fondamentale affinché la app possa essere efficace. Tuttavia l’azienda cinese è al lavoro per sbloccare la situazione; anzi pare che i possessori di Huawei P20, P20 Pro ma anche Huawei P30 e P30 Pro possano ora scaricare Immuni da Google Play, mentre la versione ufficiale per AppGallery di Huawei non è ancora disponibile sul sito di Immuni.
Per scaricare la app Immuni ci sono due modi:
Successivamente, dopo aver letto i suggerimenti di utilizzo, si dovrà flaggare per dichiarare di avere più di 14 anni e di aver letto l’informativa sulla privacy.
A questo punto toccherà selezionare la regione e la provincia di residenza, abilitare le notifiche di esposizione Covid-19 e dare il consenso a che l’app utilizzi il bluetooth dello smartphone. Senza questi passaggi fondamentali, Immuni non potrà fare il lavoro per cui è stata pensata.
App Immuni, come funziona davvero? Come può tracciare l’esposizione al contagio senza svelare informazioni sensibili e senza nel contempo seguire anche i nostri spostamenti? In sostanza, come è tutelata la nostra privacy e come invece possiamo rendere efficace e davvero utile il funzionamento di questa app?
Ogni giorno, Immuni genera una chiave alfanumerica, quindi poi un codice identificativo (ID), che tramite il Bluetooth viene emesso per circa 15 minuti. Successivamente ai primi 15 minuti, Immuni genera un ID nuovo, legato sempre alla chiave generata inizialmente, nota solo all’applicazione.
Quando due persone si avvicinano, anche fortuitamente in fila allo stesso supermercato ad esempio, i loro smartphone dotati di Immuni entrano in contatto e si scambiano gli ID generati dalla app, registrandoli soltanto nella loro memoria e senza inviare il dato a nessuno. Immuni registra anche la distanza minima fra gli smartphone e il tempo di permanenza intercorso, informazioni importanti per capire se le modalità di avvicinamento sono tali da giustificare il rischio di un eventuale contagio, qualora una di queste persone risulti poi positiva al Covid-19.
Il Bluetooth BLE consente quindi di rilevare l’esposizione al contagio solo ed esclusivamente tramite prossimità di smartphone, senza in alcun modo servirsi di geolocalizzazione, e anche in background, cioè mentre noi usiamo tranquillamente il telefono per altre operazioni oppure mentre lo stesso è in standby (cosa che invece non riescono a garantire alcuni modelli di Huawei e Honor, come detto).
Pare che la questione privacy, al centro dell’attenzione da quando si è parlato di una soluzione tecnologica per difendersi dal contagio del Coronavirus, sia uno degli aspetti più riusciti dall’app Immuni.
L’utilizzo del bluetooth anziché della geolocalizzazione è il primo elemento in questo senso: registrando solo la prossimità, cioè la vicinanza fra gli smartphone, ma non la posizione geografica di ogni singolo dispositivo, siamo già certi di non venire seguiti nei nostri spostamenti.
Inoltre la generazione continua di codici ID, così come la chiave alfanumerica legata solo al telefono, permette di proteggere l’anonimato, anche in caso di comunicazione di positività.
L’app Immuni non utilizza SMS, mail o quant’altro: solo notifiche push sul telefono, il che significa che nessuna informazione personale verrà trasmessa, nemmeno in caso di segnalazione di contagio.
Addirittura per tutelare la trasmissione dei dati dallo smartphone al centro dati e viceversa, sono stati sviluppati sistemi per creare finte comunicazioni di disturbo, affinché non possa avvenire nessuna intercettazione dei dati. In ogni caso, essendo le informazioni anonime e frammentate in tantissimi ID, risalire alle singole persone da queste sarebbe molto, molto difficile.
Infine il Garante della Privacy ha dato il suo parere positivo, anche grazie al fatto che la responsabilità della gestione dell’infrastruttura informatica sulla quale passano i dati anonimi trasmessi da Immuni sui casi positivi al Coronavirus, è gestita da Sogei (Società generale d’informatica), azienda pubblica controllata dal ministero dell’Economia che si occupa da anni dello sviluppo di sistemi informatici per la pubblica amministrazione.
E per segnalare l’eventuale contagio? E per sapere dell’eventuale esposizione allo stesso? L’app Immuni come funziona?
Intanto occorre dire una cosa fondamentale: il funzionamento di questa app, al di là delle sottigliezze tecnologiche, dipende dalla volontà di tutti i cittadini di partecipare e contribuire attivamente alla scomparsa del contagio legato al Covid-19. L’app da sola non serve a nulla se non è scaricata e utilizzata dalla maggior parte delle persone che vivono nel nostro Paese.
Quindi la prima e più corretta risposta alla domanda “l’app Immuni come funziona?” sarebbe: con la partecipazione e la buona volontà di tutti. E dopo averla scaricata e lanciata, ecco cosa fare e come comportarsi.
In caso di positività al Coronavirus, ogni cittadino avrà la responsabilità di usare Immuni per comunicare la stessa al centro dati. Come? Tramite la funzione di “caricamento dati” della app, che prevede comunque il collegamento telefonico con un operatore, al quale comunicare un codice che sarà Immuni a generare appositamente (quindi senza nomi, cognomi, indirizzi, etc, in totale anonimato); una volta che l’operatore avrà dato l’ok, occorrerà premere il bottone “verifica” per verificare che il codice dell’operatore sia corretto e avviare la comunicazione dei codici ID con cui lo smartphone è entrato in contatto nei giorni precedenti la segnalazione. In questo modo partiranno le notifiche a tutti gli smartphone entrati in contatto con la persona risultata positiva.
In caso siate stati in prossimità di persone risultate poi positive al Coronavirus, l’app Immuni dopo aver ricevuto la segnalazione delle persone interessate dal virus, vi farà arrivare una notifica sul telefono, che vi informerà dell’avvenuta esposizione all’eventuale contagio.
A questo punto informate il medico e prendete tutte le precauzioni del caso.
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