Steve Jobs è morto prima di vedere stravolgere le proprie concezioni e i propri fondamentali: secondo lo storico co-fondatore di Apple, infatti, uno smartphone e un tablet avrebbero dovuto avere le ideali dimensioni rispettivamente di 3.5 pollici e 9.7 pollici. Il primo per essere tascabile e utilizzabile perfettamente con una mano soltanto, mentre il secondo per fare le veci del computer senza essere troppo piccolo (come da lui gli odiati 7 pollici) né troppo grosso. Dopo la scomparsa di Steve, Apple ha divagato andando a stravolgere completamente le sue concezioni, seguendo peraltro anche il mercato e non creandolo come si era fatto fino a quel momento. Ma con la presentazione di iPhone SE e iPhone Pro di nuova generazione si è tornati all’ovile.
Tutto lo Steve Jobs pensiero e la sua concezione del mondo è raccontata perfettamente nella biografia scritta da Walter Isaacson che si consiglia a tutti gli appassionati di tecnologia in quanto mette ben in luce la vera figura del co-fondatore di Apple, quanto e fino a dove si deve dargli merito, il perché sia meglio non idolatrarlo troppo e via dicendo. Ma non è l’argomento principale di questo piccolo approfondimento, perché il focus della questione è: con la presentazione di iPhone SE e iPad Pro si è tornati a quel che Jobs credeva fossero regole da rispettare sempre, soprattutto in termini di dimensioni. Già, perché se l’hardware è naturale che evolva, ci sono assiomi e paradigmi che durano per sempre.
Almeno secondo lui. E, nello specifico, questo coinvolgeva la diagonale del display che sarebbe dovuta essere da 3.5 pollici per gli smartphone e da 9.7 pollici per i tablet. Appena dopo la morte di Jobs era però uscito il primo cellulare della mela morsicata da 4 pollici e, poco dopo, l’ennesimo affronto con un iPad Mini nel tanto odiato formato da 7 pollici (anzi, 7.9 pollici per la precisione). La storia ha dato ragione a Apple, che ha saputo staccarsi dalle linee guida del co-fondatore andando per una volta dietro il mercato e non creandolo. I rivali come Samsung, LG, HTC, Motorola e compagnia bella avevano infatti sia puntato su smartphone sempre più imponenti sia su tablet più compatti e i consumatori avevano apprezzato.
Col tempo, si è visto poi addirittura iPhone sdoppiarsi in una versione normale e più economica (5S e 5C), salire fino a 4.7 pollici con iPhone 6 e vestirsi da phablet da 5.5 pollici con iPhone 6 Plus (scopri tutta la storia del melafonino). iPad si è un po’ smarrito per strada uscendo addirittura due volte in un anno soltanto (tre nel giro di poco più di uno) e arrivando addirittura ai 12.9 pollici di iPad Pro. Poi, la brusca retromarcia con iPhone SE da 4 pollici (obiettivamente il minimo che si può raggiungere ai giorni nostri) e iPad Pro da 9.7 pollici. Insomma, una giusta via di mezzo tra quel che i consumatori oggi chiedono e un po’ di sana attenzione al passato e alle idee del genio assoluto del marketing, forse il più talentuoso di tutti i tempi. Saranno progetti che andranno a buon fine? Il tempo ci darà – presto – le risposte.
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