Approvato in Canada il nuovo pacchetto Online News Act che impone alle aziende Big Tech di pagare gli editori per le notizie condivise sulle piattaforme. Meta ha reagito decidendo di imporre un blocco al flusso di notizie per gli utenti canadesi già prima che Online News Act entri in vigore.
Google ha invece scelto di lavorare con il Governo canadese ad una soluzione. Per entrambe le aziende è improponibile ciò che viene richiesto dal governo. Una situazione simile si era già verificata nel 2021 in Australia, anche qui Facebook bloccò gli utenti australiani fino a che la legge non fu modificata dal governo.
Il Canada ha approvato il nuovo pacchetto normativo chiamato Online News Act che è stato particolarmente discusso negli ultimi mesi, suscitando critiche da quasi ogni parte.
Il pacchetto normativo prevede che aziende come Google e Meta debbano pagare per le notizie che vengono pubblicate dagli editori. E quindi questo nuovo pacchetto impone che le Big Tech debbano negoziare degli accordi commerciali per poter pubblicare contenuti giornalistici.
Sebbene sia stato promosso nel 2022, Online News Act, entrerà in vigore solamente tra sei mesi ma le grandi aziende hanno intenzione di apportare importanti cambiamenti fin da subito per non doversi adeguare a queste nuove norme.
Meta ha infatti deciso che bloccherà sia su Facebook che su Instagram l’accesso alle notizie, solo per quanto riguarda il territorio canadese.
La società ha diffuso la notizia con una nota: “Confermiamo che la disponibilità delle notizie su Facebook e su Instagram cesserà per tutti gli utenti in Canada prima che l’Online News Act entri in vigore”.
Per Meta si tratta di una legislazione viziata che ignora completamente come funzionano le piattaforme come Facebook e Instagram.
A Reuters un portavoce dell’azienda ha fatto presente che Online News Act impone di pagare link o contenuti che non vengono pubblicati direttamente dalle società, contenuti poi che non sono il principale motivo per cui gli utenti si affidano a questi social network.
Per le aziende come Meta è perciò insostenibile e anche infattibile adeguarsi a tale quadro normativo. Il portavoce di Meta ha però chiarito che la limitazione delle informazioni non comporterà in alcun modo un cambiamento dei servizi offerti agli utenti canadesi.
Anche Google è contro questa nuova normativa che ha definito impraticabile e ha però chiarito che insieme al governo canadese sta lavorando per poter trovare un percorso comune.
Sia Google che Meta sono d’accordo che i collegamenti alle news sulle varie piattaforme in loro possesso sono un beneficio per i media e per i giornali. Secondo gli esperti del settore questa legge porterà ad un ampliamento della disinformazione.
Meta e Google già in passato hanno limitato l’accesso alle notizie per alcuni utenti canadesi. Per Justin Trudeau, primo ministro canadese, non voler pagare i giornalisti per il loro lavoro è una decisione irresponsabile.
Questa nuova legge per il primo ministro serve a sostenere il settore dell’informazione canadese che sul territorio è in crisi. Sono perciò considerate norme necessarie per poter migliorare il mercato canadese delle news digitali.
Con questa legge le testate e organizzazioni giornalistiche che si trovano in difficoltà potranno assicurarsi un equo compenso per tutti gli articoli che vengono condivisi sulle piattaforme online.
Secondo le analisi realizzate sul provvedimento, le aziende giornalistiche, grazie a questa nuova legge, potranno ricevere circa 329 milioni di dollari canadesi, ossia 250 milioni di dollari americani, ogni anno dalle piattaforme.
Pablo Rodríguez, ministro del Patrimonio, ha criticato la scelta di Meta sostenendo che il governo deve difendere i canadesi dai colossi del web, e non capisce perché l’azienda americana agisca ora prima che la normativa entri in vigore.
Paul Deegan, amministratore delegato e presidente di News Media Canada, ha dichiarato che i canadesi vogliono avere notizie elaborate da veri giornalisti e questo ha un costo.
Il Canada non è stata la prima nazione a provare questa strada, nel 2021 fu l’Australia approvando una legge molto similare a quella canadese, che poi però fu modificata dal governo.
Anche in questa occasione Facebook decise di impedire agli utenti australiani di condividere o visualizzare notizie sul social network. Questo blocco aveva ridotto il traffico ai siti di notizie dell’Australia di circa il 30%.
Il blocco fu ampliamente criticato anche per l’impatto che ebbe sui contenuti non giornalistici come quelli che venivano pubblicati dalle pagine ufficiali del governo.
Google in questa occasione scelse di effettuare accordi separati, per ogni accordo ha speso decine di migliaia di dollari ogni anno destinandoli ai gruppi editoriali australiani.
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