È stato archiviato il caso sulla strage della Marmolada, secondo quanto riportato nei documenti presentati dai periti la strage fu causata da un crollo imprevedibile e non dipese dall’uomo.
Il crollo del ghiacciaio fu causato da eventi naturali che favorirono il distaccamento e la formazione di 6480 metri cubi di materiale che travolsero tutto ciò che incontrarono comprese le 11 vittime.
Il giudice Enrico Borelli ha deciso di archiviare l’inchiesta sulla strage Marmolada avvenuta il 3 luglio del 2022.
Secondo il giudice per le indagini preliminari, nominato dal Tribunale di Trento e che ha avallato tutta la documentazione presentata dai periti, non c’è stata la mano dell’uomo a causare il disastro.
Per il giudice Borelli si tratta di un crollo imprevedibile, crollo che causò la morte di undici persone tra cui sette vicentini, un trevignano, una trentina e due cechi. Oltre alle vittime ci furono anche 8 persone ferite.
A provocare lo slittamento del seracco della calotta sommitale della Marmolada, un ghiacciaio che si trova poco sotto Punta Rocca, furono eventi naturali e non la mano dell’uomo.
Dal ghiacciaio della Marmolada si distaccarono 6480 metri cubi di materiale composto da neve, blocchi di ghiaccio, massi e fango.
Il distacco fu provocato da diversi eventi naturali, tra questi lo scioglimento della neve in superficie, la formazione di torrenti al di sotto del ghiaccio e le diverse crepe che si formarono su di esso.
Questi eventi contribuirono alla disgregazione del ghiacciaio e al conseguente disastro in cui morirono le 11 persone.
I periti nominati dalla Procura del capoluogo trentino individuarono queste motivazioni nel crollo della Marmolada, nessuna delle motivazioni può essere ricondotta all’uomo.
Carlo Baroni, Università di Siena, e Alberto Bellin, Università di Trento, sono i due periti che insieme a tre docenti universitari e a un altro ricercatore del Cnr hanno eseguito le perizie sul luogo e la conseguente documentazione che è stata presentata al giudice.
Secondo i periti la temperatura del luogo non ha causato il crollo e neanche avrebbe dovuto allarmare, non c’era stato perciò alcun segnale visibile macroscopicamente che avrebbe potuto permettere di impedire la strage.
Il conseguente peggioramento delle condizioni del ghiaccio è un avvenimento avvenuto a posteriori quindi questo confermerebbe l’impossibilità di prevenire quanto accaduto.
Data la documentazione prodotta in cui si evince che non è stata colpa dell’uomo ma tutto lascia pensare che siano stati solo eventi naturali non prevedibili, Antonella Nazzaro e Sandro Raimondo, i due pubblici ministeri trentini che si sono occupati del caso, hanno chiesto l’archiviazione lo scorso 13 gennaio 2023.
La motivazione avanza è stata “vanno pienamente condivise nessuna responsabilità umana” nella richiesta di archiviazione si va a precisare che neanche le persone esperte della zona come guide alpine o chi frequenta abitualmente la Marmolada ha avvertito una situazione di condizioni anomale che permettessero di prevenire quanto accaduto.
Come il cambiamento climatico non può essere considerato di per sé una ragione o un criterio.
Era domenica 3 luglio del 2022 poco dopo le ore 13:40 quando si verificò la strage sulla Marmolada. Quel 3 luglio fu una giornata molto calda soprattutto nel fondo valle dove la temperatura registrata era di 38 gradi.
Anche sulla Marmolada da diversi giorni si segnalava una temperatura piuttosto “insolita” visto che da giorni la temperatura non scendeva al di sotto dello zero.
Il crollo della Marmolada interessò il tratto di sentiero sul ghiaccio che è solitamente frequentato da escursionisti diretti o che vanno verso la vetta della montagna.
La valanga che si generò quel 3 luglio colpì e travolse 20 persone, di queste 11 rimasero uccise. I loro corpi furono trovati a centinaia di metri dall’avvenimento verso la valle.
Il giorno dopo la tragedia l’ex premier Mario Draghi, all’epoca dei fatti era in carica, si recò dalle vittime dei famigliari. Due giorni dopo la tragedia la Marmolada è stata interdetta alle escursioni di ogni tipo comprese le gite sulle pendici.
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