La situazione delle aree protette in Italia è a rischio: l’Unione Europea punta il dito contro indifferenza, inefficienze e carenza di tutele anche elementari che caratterizzano le centinaia di siti del nostro Paese, che contengono al suo interno biodiversità rare se non addirittura uniche. Esiste la concreta possibilità che la Ue apra una procedura di infrazione contro l’Italia per il modo in cui vengono tutelate le aree protette se il governo centrale, ma soprattutto gli enti locali, principali responsabili dell’attuale degrado, non interverranno tempestivamente.
In Italia molti di questi siti sono stati inseriti dall’Unione europea in ‘Natura 2000’, istituita per proteggere gli habitat naturali e le specie particolarmente rare o a rischio presenti nel territorio continentale, ma l’Italia fa veramente poco per salvaguardare tanta bellezza che ospita all’interno dei suoi confini. E gli esempi sono plurimi: esercitazioni militari senza valutazioni di incidenza in diverse regioni italiane, l’autorizzazione alla pesca sportiva nella riserva Naviglio di Melotta fra Brescia e Lodi, la costruzione di una centrale termoelettrica a biomasse a pochi chilometri dalla riserva naturale dell’Alto Merse, nel Senese, le continue opacità e il generale pressappochismo che caratterizzano la regione più verde d’Italia, l’Abruzzo, che ha un terzo del territorio protetto. Qui la Commissione europea ha addirittura dedicato un intero paragrafo alla mancata trasparenza nelle procedure che devono valutare l’incidenza ambientale, all’inadeguatezza delle strutture tecniche, al mancato coinvolgimento delle realtà che gestiscono le riserve naturali e la totale assenza di comunicazione fra i vari livelli di aministrazione.
In tutto sono 2.589 i siti sottoposti a tutela in Italia, quasi un quinto del territorio nazionale e circa il 4 per cento di quello marino, ma gli enti regionali, a cui spetta per legge la gestione e il controllo delle aree, non paiono preoccuparsi molto di tutelare questo inestimabile bene del nostro Paese. Per la Ue ‘in Italia vi è un problema di natura sistematica nell’applicazione delle direttiva europea sull’ambiente, con violazioni che hanno portato spesso al degrado dei siti Natura 2000. Di qui l’invito a intervenire presso le regioni al fine di impedire un ulteriore degrado‘, si legge nel rapporto della Commissione. Il governo centrale non ha potuto che ammettere le colpe, ma per evitare sanzioni anche pesanti è necessario agire e non solo promettere di rimediare. L’esecutivo guidato da Matteo Renzi, che utilizza spesso la parola bellezza per promuovere le qualità e le virtù italiane, dovrà dimostrare con i fatti che questa parola non è solo uno slogan, vuota retorica per ottenere un applauso in più durante i comizi.
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