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Cronaca

Arezzo: andò allo stadio nel periodo di malattia, reintegrato a lavoro

Il 21 maggio 2022 un uomo di Arezzo andò allo stadio nonostante fosse in malattia, ora il giudice ha deciso di reintegrarlo.

Stadio – Nanopress.it

Era stato licenziato perché nonostante il certificato presentato in azienda per sciatalgia, era andato a vedere una partita di calcio invece che stare a casa come avrebbe dovuto. Per il giudice che ha esaminato il caso però, l’azione non comporta sforzi particolari e quindi il licenziamento è illegittimo.

Uomo di Arezzo allo stadio anche se in malattia

Un lavoratore del Valdarno aretino si è reso protagonista di una vicenda che sicuramente non sarà nuova a molti perché ne accadono periodicamente di analoghe. L’uomo aveva presentato all’azienda dove lavora un certificato di malattia per cui avrebbe dovuto seguire un periodo di riposo a casa, per una sciatalgia.

Il dolore però non gli ha impedito di andare allo stadio il 21 maggio dello scorso anno a tifare la sua squadra del cuore e così si è recato allo stadio Franchi di Firenze per il match Fiorentina-Juventus.

L’azienda è venuta a conoscenza di ciò e ha deciso di licenziare il dipendente poiché riteneva inaccettabile che nei giorni di malattia si fosse recato ad assistere a une vento sportivo, a questo punto avrebbe potuto benissimo andare a lavoro, avranno pensato i suoi superiori.

Non è però il parere del giudice di Arezzo, Giorgio Rispoli, che ha preso in esame la denuncia fatta dal dipendente nel periodo successivo. Secondo l’azienda il problema di salute sarebbe stato inventato appositamente per andare a vedere la partita e in accordo con il proprio medico sarebbe stato fatto un certificato di malattia non veritiero.

Giustizia – Nanopress.it

Invece la sciatalgia c’era davvero ma l’amore per i viola ha superato il dolore, nonostante il gesto l’uomo ha ottenuto giustizia perché a quanto pare il licenziamento è ingiustificato.

Reintegrato

A favore del reintegro del lavoratore c’è il parere del giudice, secondo il quale la malattia non obbliga il lavoratore a rimanere chiuso in casa in attesa di un eventuale controllo fiscale, altrimenti si tratterebbe di indebita limitazione della libertà personale, possibile solo se c’è in atto un provvedimento restrittivo deciso dall’autorità giudiziaria.

Questo non era il caso e a supporto di ciò, oltre alla decisione di Rispoli c’è anche un valido certificato medico che attesta le condizioni di salute dell’uomo all’epoca, con le quali l’attività di andare allo stadio non era in contrasto.

Dunque il licenziamento è illegittimo e l’azienda è stata condannata a sostenere le spese della causa, fra l’altro il Tribunale del Lavoro si era già espresso in questi mesi per il reintegro dell’uomo ma la ditta si era opposta.

Vicenda analoga

Come dicevamo, vicende di questo tipo accadono spesso ma sottile è il limite nel quale il lavoratore ha ragione e l’azienda ha torto, bisogna quindi rispettare a prescindere il periodo di malattia cercando di limitare le uscite per favorire una veloce guarigione.

Un fatto simile è avvenuto il 23 febbraio scorso, quando due militari in congedo per malattia sono stati riconosciuti da un superiore mentre assistevano alla partita Fiorentina-Napoli allo stadio di Firenze.

L’esito in questo caso è stato diverso, infatti i due soldati dell’esercito sono stati condannati a 3 mesi e 20 giorni di reclusione militare poiché la Corte d’Appello di Roma ha espresso questa condanna che poi la Cassazione ha confermato.

Qui il fatto era più grave, infatti le certificazioni mediche fornite dai due protagonisti, uno di Napoli e l’altro originario di Cava, erano totalmente false e le malattie indicate erano inesistenti.

Sebbene nei diversi ricorsi i loro avvocati difensori sostenevano che le patologie erano la conseguenza, in parte, del servizio svolto dai militari, e che comunque i turni scoperti erano stati già organizzati senza creare danni, il giudice è stato irremovibile.

La loro presenza allo stadio venne confermata dal superiore, dai biglietti acquistati qualche giorno prima e dalle telecamere dell’impianto sportivo, quindi la sentenza non ha ammesso sconti poiché il tutto è stato montato ad arte solo per sottrarsi al dovere e da accertamenti medici è emerso che i due non avevano le patologie dichiarate.

Al contrario della vicenda che abbiamo raccontato in apertura articolo, dove l’uomo davvero soffriva di sciatalgia però questa non era incompatibile con l’andare allo stadio a tifare la propria squadra.

 

 

Claudia Marcotulli

Diplomata in grafica pubblicitaria, amo l'arte, la natura, gli animali, la grafica, la fotografia e la scrittura.

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