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Cronaca

Arezzo, sgominata baby gang: si faceva chiamare ‘Famiglia Montana’

La polizia ha individuato una baby gang, operante nell’aretino, che aveva preso il proprio nome da Tony Montana del film Scarface.

Baby Gang Montana – Nanopress.it

Ad Arezzo è stata sgominata la famiglia Montana, una baby gang che ha preso il proprio nome da Tony Montana, personaggio presente nel film Scarface. I ragazzi che la compongono sono tutti minori, tra i 16 e i 17 anni e si sono fatti conoscere dalle forze dell’ordine per rapine e aggressioni attuate sul territorio aretino, tra il 2021 e il 2022, servendosi di armi improprie.

Arezzo, sgominata la baby gang ‘famiglia Montana’

Sgominata ad Arezzo una baby gang, che si faceva chiamare ‘famiglia Montana’, prendendo il proprio soprannome da Tony Montana, personaggio del film Scarface. La polizia – con l’aiuto del Reparto prevenzione crimini – ha eseguito nove misure cautelari, di cui tre collocamenti in comunità e sei custodie in carcere, emessi dal Tribunale dei minorenni di Firenze.

In totale, sono nove i minori entrano nel mirino delle indagini avviate sul territorio aretino: i giovani hanno un’età compresa tra i 16 e i 17 anni e, attraverso la loro banda, mettevano a segno diversi illeciti, come aggressioni per futili motivi, rapine, attuate anche con l’uso di specifiche armi improprie, come colli di bottiglia, tirapugni e coltelli. I fatti si sono svolti a cavallo tra il 2021 e il 2022.

La banda viene definita, secondo quanto si legge dall’ordinanza del gip, come un gruppo molto unito, nonché “come una vera e propria associazione a delinquere caratterizzata da posizioni gerarchiche ben definite e con la possibilità di fare carriera al suo interno“.

Il modus operandi della banda

W.R., 20 anni, era a capo della baby gang Montana: il giovane fu arrestato, ad aprile, per poi passare ai domiciliari a casa della madre, a Cremona. Le indagini hanno permesso di risalire a nove minorenni, residenti nella città toscana.

Il gruppo era estremamente violento e ogni azione compiuta dai membri era coordinata dall’alto e precisamente organizzata, secondo uno specifico modo di operare. Aggredivano la vittima, spesso non accompagnata, per impossessarsi di portafogli, cuffie e smartphone.

Ogni componente aveva un ruolo preciso all’interno della banda: uno attirava la persona da derubare ed aggredire, un altro, invece, vi si scagliava contro, altri ancora fungevano da supervisori, al fine di capire se arrivassero sul posto eventuali forze dell’ordine.

Spesso, le aggressioni avvenivano anche senza scopo di rapina, ma semplicemente per sfogare la rabbia e “marcare” il territorio, scacciando, dal posto, ragazzi sgraditi in piazza Sant’Agostino.

Daniela Caruso

Laureata in Culture Digitali e della Comunicazione e in Comunicazione Pubblica, Sociale e Politica, da diversi anni lavoro nel mondo digitale. Appassionata di disegno, canto, viaggi e di prodotti di bellezza.

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