Dopo l’approvazione da parte della Camera dei deputati, In Argentina è stata approvata anche dal Senato la legge sull’interruzione della gravidanza, con 38 voti a favore e 29 contrari.
Questa nuova legge rappresenta una svolta storica per il Paese. Fino ad oggi, infatti, l’aborto in Argentina era consentito solo se la vita della donna incinta era in pericolo o se era stata vittima di stupro. Prima di oggi solo in Uruguay, Cuba, la Guyana e Città del Messico (e non nell’intera Nazione) era consentito abortire. L’Argentina è così diventato uno dei pochissimi Paesi dell’America Latina ad avere una legge sull’aborto.
Già nel 2018 era stata presentato un testo sulla legalizzazione dell’aborto in Argentina
Nel 2018 era già stato discusso un testo sull’interruzione della gravidanza che, però, era stato approvato solo dalla camera. Due anni dopo, questa legge è diventata realtà.
Il presidente argentino Alberto Fernandez, durante la sua campagna elettorale, aveva promesso di promuovere una legge per l’interruzione della gravidanza, per provare ad arginare e ridurre gli aborti clandestini.
La legge consentirà il libero accesso all’aborto fino alla 14esima settimana. Per quanto riguarda i minori, quelli di 13 anni potranno abortire con l’assistenza di almeno uno dei genitori, mentre quelli tra i 13 e i 16 avranno bisogno di un’autorizzazione, nel caso in cui l’operazione possa compromettere la loro salute. Infine, chi ha più di 16 anni potrà decidere autonomamente.
I compiti dello Stato
Lo Stato argentino avrà la responsabilità di attuare la legge sull’educazione sessuale e aggiornare le pene detentive.
La legge per l’interruzione della gravidanza è stata approvata dopo 12 ore. Al di fuori del Congresso, tantissime persone si sono radunate per conoscere il risultato e hanno esultato quando hanno saputo della decisione presa dal Senato. Tantissimi infatti i sostenitori dell’aborto legale, sicuro e gratuito, che hanno festeggiato mostrando i tradizionali “panuelos verdes”, i fazzoletti verdi.
L’annuncio ufficiale è stato formulato da Cristina Fernandez de Kirchner, presidente del Senato.