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Le armi chimiche hanno provocato una nuova strage di bambini in Siria. Le forze governative del regime di Assad avrebbero condotto un attacco con gas tossici a Khan Sheikhoun, città della provincia settentrionale di Idlib occupata dai ribelli. Le vittime del presunto attacco chimico sarebbero un centinaio, tra cui almeno undici bambini. Più di 170 i feriti.
Le forze governative hanno smentito che l’attacco sia stato fatto con armi chimiche, ma non è la prima volta che Assad nega l’utilizzo di questo tipo di armi. «Non le abbiamo usate finora e non le useremo in futuro», ha giurato un portavoce dell’esercito di Damasco. La denuncia dell’uso di armi chimiche è arrivata dall’Osservatorio siriano dei diritti umani. Potrebbe essere stato utilizzato il Sarin, un tipo di gas nervino.
Khan Sheikhoun è da tempo rifugio per migliaia di civili e sfollati fuggiti da Aleppo, costretti a vivere nello stesso territorio dei ribelli bombardati da Assad. I militari, dopo il raid, avrebbero bombardato anche l’ospedale in cui venivano curati i feriti.
Tanti i bambini tra le vittime. Le prime foto scattate dalla città bombardata mostrano infatti corpi di bimbi seminudi, sporchi di sangue e terra, ammassati l’uno sull’altro, con gli occhi spalancati e terrorizzati. Accanto a decine e decine di cadaveri per terra. I feriti, raccontano fonti dall’ospedale, sono arrivati privi di coscienza, in preda a convulsioni, e hanno cominciato a sanguinare dalla bocca e dal naso quando è stata applicata loro la mascherina per l’ossigeno. I sintomi dell’inalazione di gas nervino.
«Immagini sconvolgenti, l’umanità è morta oggi in Siria. La comunità internazionale, dopo sei anni di inferno, deve porre fine a questo calvario. Non ci sono figli di Assad e dei ribelli, sono tutti vittime di una guerra che non hanno voluto», le parole di Andrea Iacomini, portavoce di Unicef Italia.
Attacchi chimici in Siria, un bambino: «Morirò?»
Non è stata la prima volta che tra le vittime di un attacco chimico in Siria ci sono stati tanti bambini. Il caso più eclatante è quello risalente al 21 agosto 2013, quando una pioggia di missili contenenti il gas chimico sarin venne scaraventata su al Goutha, alla periferia di Damasco. Almeno 1.400 le vittime, di cui 426 bambini. Fu l’attacco chimico più grave verificatosi dopo quello di Halabja, durante la guerra Iran-Iraq degli anni Ottanta.
Un altro precedente è più recente e riguarda un attacco chimico avvenuto a novembre vicino Aleppo, nel quartiere di Ard al-Hamra. Molto toccante il video postato su Facebook dalla ong Syria Charity, girato durante i primi soccorsi in un ospedale. Nel video si vede un bambino che, terrorizzato, chiede all’infermiera se sta per morire. «Stavo guardando un aereo in volo – racconta il bambino di 10 anni con la maschera di ossigeno – Ha sganciato qualcosa, poi ho visto del fumo giallo. Ho sentito qualcosa sono fuggito, poi mi hanno preso e portato all’ospedale”. Quindi, terrorizzato: «Morirò signora, morirò?».
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