La Direzione Distrettuale Antimafia ha condotto un’operazione a Foggia, dove sono scattati 82 arresti.
Le ordinanze di custodia cautelare sono state nella notte, quando i carabinieri coordinati dalla Dda hanno fatto irruzione negli appartamenti dei sospettati, fra cui vertici, affiliati e contigui della cosiddetta società foggiana. Oltre alle aree nel foggiano, le forze dell’ordine sono intervenuta anche in altre zone d’Italia, con provvedimenti mirati ad attaccare la criminalità organizzata della città pugliese, ramificata fuori dai confini regionali, come hanno evidenziato le indagini.
Con un’imponente operazione antimafia nel foggiano e non solo, i carabinieri coordinati dalla Dda hanno emesso un’ordinanza di custodia cautelare per 82 persone fra vertici, affiliati e simpatizzanti. Alcune di queste erano già in carcere per altri reati.
Questi individui sono legati alle tre batterie che compongono la società foggiana, questo il nome dato alla criminalità organizzata della città e le indagini delle forze dell’ordine hanno dimostrato come ci fossero contatti e ramificazioni anche in altre città d’Italia. Fra i reati contestati abbiamo il traffico di stupefacenti e la detenzione illegale di armi, elementi ritrovati nell’ambito delle diverse perquisizioni nelle case e nelle strutture utilizzate dagli indagati.
L’operazione è stata soprannominata ‘Game over’ ed è la più vasta mai eseguita nella città pugliese. Sul campo ci sono 500 militari dell’Arma dei carabinieri, impegnati in perquisizioni, sequestri ma anche interrogatori.
I dettagli dell’operazione verranno forniti in una conferenza stampa prevista fra poco presso gli uffici della Dda di Bari, alla presenza del Procuratore Nazionale Antimafia e Antiterrorismo, Giovanni Melillo, dei magistrati della Dda e dei vertici dei carabinieri.
Non abbiamo informazioni in merito alle quantità di oggetti presi in custodia, comunque c’è un grande quantitativo di sostanze stupefacenti e armi. In particolare, le organizzazioni criminali della magia foggiana avevano raggiunto un accoro sul traffico di droga da milioni di euro l’anno, specialmente cocaina.
I proventi di queste attività illecite venivano reindirizzati per sostenere le attività dei clan ma anche le famiglie di coloro che si trovano in carcere e che comunque sono vicini in qualche modo alla ‘società’.
Tutte le persone tratte in arresto sono accusate dell’aggravante del metodo mafioso, su richiesta del gip del Tribunale di Bari, che ha emesso le custodie cautelari in seguito a indagini approfondite che sono durate mesi. Abbiamo anche un indagato accusato di estorsione.
Ora si procederà agli interrogatori, cerchiamo ora di approfondire la società foggiana, chiamata anche ‘quarta mafia’.
Con questo appellativo si intende un cartello criminale di stampo mafioso operante a Foggia e in gran parte dell’omonima provincia, anche se i carabinieri hanno evidenziato infiltrazioni importanti anche in altre città italiane. La società foggiana, conosciuta anche come quarta mafia, viene considerata come una delle mafie italiane più sanguinarie.
Negli ultimi anni c’è stata un’escalation criminale importante a Foggia e in relazione a questa, sono state istituite un’altra sezione operativa della Dia e un nuovo presidio della Dda, entrambe coordinate da Bari.
L’organizzazione affonda le sue radici negli anni Ottanta, quando nasce all’inizio di quel decennio come arteria della Nuova Camorra Organizzata di Raffaele Cutolo, mafioso fra le figure più potenti e controverse della seconda metà del Novecento. Creò l’organizzazione negli anni Settanta e sembra che a un incontro con lo stesso Cutolo, siano state discusse le condizioni della collaborazione anche se poi la società foggiana si distaccò dalla camorra diventando autonoma, sebbene divisa internamente.
C’erano infatti due gruppi dominanti, uno guidato da Giuseppe Iannelli, Gerardo Agnelli e Giosuè Rizzi, l’altro controllato da Giuseppe Laviano. Una data determinante nella storia della società è il primo maggio del 1986, notte della Strage di Bacardi. Il nome è preso dal locale in cui vengono uccisi tre pregiudicati del secondo gruppo, a opera dell’organizzazione di Agnelli che voleva chiarire chi comandava a Foggia.
Le due arterie erano in effetti in forte rivalità fra di loro e un’ulteriore svolta in questo scenario di guerriglia urbana in cui abbiamo una città completamente in mano alla mafia, avviene quando nel 1989 scompare Giuseppe Laviano, il quale corpo non verrà mai ritrovato.
Cambiano i vertici dei gruppi e coloro che fino a quel momento avevano operato nelle seconde file, si ritrovano in qualità di dirigenti a comandare quella che è la più imponente arteria criminale del sud-Italia.
La società foggiana, come dicevamo prima, è organizzata in batterie a connotazione familiare e quindi impenetrabili anche per l’omertà delle zone in cui hanno l’egemonia e per il radicamento nel territorio. Sono passati anni ma la struttura è rimasta la stessa, anzi oggi abbiamo un gruppo in più. I clan storici operanti sono tre ma sono in costante evoluzione perché i referenti principali hanno affrontato – e lo fanno tutt’ora – lunghe detenzioni e ci sono state di conseguenza continue scissioni interne, anzi alcuni piccoli gruppi si sono addirittura distaccati e messi in proprio.
Varie le operazioni condotte negli anni dalle forze dell’ordine per intaccare la società pugliese, la più imponente però non è quella di cui abbiamo parlato oggi ma quella denominata ‘Day Before’ del 1995, nell’ambito della quale vennero tratte in arresto 88 persone.
Poi ce ne furono altre, in particolare ‘Grande Carro’ che nel 2020 portò a smascherare diversi funzionali regionali, professionisti e intermediari che collaboravano con i clan non solo nel meridione ma anche al nord Italia e fuori dai confini.
Il terrorismo psicologico della società pugliese si nutre della paura dei commercianti locali, su cui gli esponenti fanno continua pressione psicologica per affermare il controllo di quartiere in quartiere con attività varie. Le privilegiate sono lo spaccio di sostanze stupefacenti, le estorsioni (l’80% dei commercianti paga il pizzo) e il gioco d’azzardo. Sono emersi anche collegamenti con il settore delle aste giudiziarie per influenzare le offerte e alterare il principio della libera concorrenza, così che gli affiliati possano aggiudicarsi i beni.
Il cartello è stato attaccato duramente anche da Saviano, giornalista notoriamente contro la mafia e la camorra che ha scritto anche diversi libri a proposito fra cui sicuramente il più famoso è Gomorra. Il giornalista ha detto alcuni anni fa che la società pugliese è la mafia più ignorata dai media, ma potentissima ed efferata.
Piantedosi invece l’ha definita la più vicina alla mafia corleonese per la violenza non solo psicologica ma anche fisica. Duri colpi come quello assestato oggi dalla Dda, sono operazioni importanti ma la strada da fare per sradicarla completamente è ancora molto lunga e complicata.
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