Si tratta di un piromane di 79 anni che, interrogato, ha provato addirittura a corrompere le forze dell’ordine.
Un uomo di 79 anni è stato arrestato per aver appiccato più di un incendio nelle campagne di Enna, in Sicilia. Il precedente rogo ad opera sua ha distrutto 30 ettari di uliveti. Ma questo non gli è bastato, perché una volta portato in caserma il piromane ha tentato l’ultima spiaggia: corrompere un carabiniere con del denaro.
I carabinieri l’hanno beccato sul fatto, mentre stava preparando la sua strumentazione per appiccare un nuovo incendio nelle campagne di Enna. Con sé portava degli accendini e un coltello. L’uomo, 79 anni, non era nuovo a questo tipo di atti dolosi.
Sembrerebbe infatti che il rogo di qualche giorno fa, che ha distrutto circa 30 ettari di uliveti, sia opera sua. Non contento, il signore ha provato ad offrire dei soldi ad un carabiniere cercando di corromperlo in modo da non andare avanti con le indagini.
Quello dei roghi, dolosi e non, è un problema crescente che il caldo sempre più rovente non fa che peggiorare. Basti pensare alla Sicilia, che brucia da giorni nonostante ogni tentativo dei Vigili del fuoco di domare le fiamme. L’isola è interamente coinvolta dall’emergenza, con incendi a Palermo da cui stanno partendo elicotteri e canadair per domare le fiamme nel bosco nei pressi di Altofonte.
Il rogo a Valle Fico, invece, prosegue da ormai due giorni. Tanto quanto è durato a Borgetto, prima di essere finalmente domato dalle autorità. Ancora fiamme in provincia di Messina, anche a causa del forte vento di maestrale che non fa che alimentarle. Motivo per cui si sta considerando l’intervento per via aerea.
Vasti incendi anche a Mandanici, con piccoli focolai sparsi in diversi comuni, a Savoca, Letojanni e Santa Teresa. Comunque, la situazione sembrerebbe essere sotto controllo.
Il sito della Nasa mostra un quadro più completo dello scenario dell’isola grazie a un sistema di monitoraggio satellitare che consente di seguire il propagarsi dei roghi quasi in diretta. Si tratta del Firms, il Fire Information for Resource Management System, il quale diffonde i dati relativi agli incendi a livello mondiale, e in tempi record: entro 3 ore dall’osservazione.
Almeno, per il resto del mondo, perché Stati Uniti e Canada possono beneficiare delle stesse informazioni praticamente in tempo reale.
Non è solo la Sicilia ad essere tra le vittime martoriate dal caldo. Anche la Puglia è devastata dagli incendi. L’ultimo ieri, 27 luglio, quando in Salento la zona di Torre Mozza era letteralmente circondata dalle fiamme. Uno scenario da brividi, con turisti evacuati dalle strutture dove soggiornano, in particolare da una masseria, ma anche coloro che si trovavano in spiaggia che sono stati costretti ad andare via dai lidi.
E la situazione non sembra voler migliorare. I dati forniti da Legambiente, infatti, dipingono un quadro tutt’altro che roseo, che getta luce sulla responsabilità dell’uomo davanti ad eventi estremi, ormai sotto gli occhi di tutti, causati dal cambiamento climatico.
Secondo l’associazione ambientalista, a partire da gennaio 2023 e fino a ieri sono 51.386 gli ettari di terreno divorati dalle fiamme. Ci si riferisce a una vastità di terreno pari a 73.408 campi di calcio. E in soli 3 giorni, dal 25 al 27 luglio, si contano ettari di vegetazione andata in fumo pari a 31.078.
Si tratta di una situazione preoccupante e pericolosa, ed è chiaro a tutti come ormai non si possa tornare più indietro. Le fiamme del cambiamento climatico, d’ora in poi, si potranno domare, ma mai più spegnere.
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